giovedì 16 aprile 2015

NBT: MALINCONIA

Esistono pochi sentimenti potenti come la Malinconia, e altrettanto pochi sono quelli carichi di poesia come la stessa. Basti pensare all’enorme numero di poeti, scrittori e registi che hanno affrontato questo tema e le opere d’arte che (spesso) ne sono scaturite; stiamo parlando d’altronde di un qualcosa che può accompagnare grandi parti della nostra esistenza, un senso di profonda tristezza che almeno una volta ha colpito ciascuno di noi, per motivi sempre diversi. Ci sono individui malinconici di natura, altri che in alcuni frangenti si sentono inadeguati, altri ancora che non trovando il mondo là fuori conforme a quello che sentono dentro si chiudono in sé stessi, angosciati e terribilmente rassegnati. Ma la malinconia non scaturisce solo da questioni così grandi, può sorgere anche da una semplice delusione d’amore, da una lite con qualcuno caro o da un amicizia interrotta. 


Spesso questo tipo di sentimento viaggia parallelamente ad una grandissima nostalgia, di cosa non lo sappiamo nemmeno noi; semplicemente ci terrorizza pensare che i migliori momenti della nostra vita possano essere già passati, che nulla sarà bello come è stato in precedenza. Ed è proprio questo pesante senso d’angoscia che numerosissimi artisti sono riusciti a tramutare in musica, dando vita a piccole opere d’arte rispecchianti tutti queste terribili sensazioni; sono sicuro che ognuno di voi ha in mente vari titoli, tutte tracce che vi hanno accompagnato nei momenti più bui. Io ora vorrei proporvene cinque, cinque canzoni a cui sono particolarmente attaccato e che sono sicuro possano piacere anche a voi. 


SENTENCED – NO ONE THERE (2002)
No One There è una delle tracce più cupe e malinconiche che io abbia mai avuto la fortuna di ascoltare, e non per nulla è anche una delle canzoni più belle mai scritte. I finlandesi Sentenced hanno con questo pezzo costruito la gemma più nera della loro discografia, una traccia che lascia addosso un senso di rassegnazione gigantesco, una spaventosa angoscia nei confronti della vita e della solitudine. “When the wind blows to my heart, it shivers me one last time, as I reach out in the dark, no one there...” Difficile resistere alla magia di questi versi, difficile resistere alla magia di questa canzone.


GHOST BRIGADE – INTO THE BLACK LIGHT (2009)
Esistono gruppi apparentemente sconosciuti che in realtà sono capaci di sfornare pezzi che rasentano il capolavoro. I Ghost Brigade sono uno di questi gruppi: molto simili per stile ai Sentenced, anche loro provengono dalla fredda Finlandia e praticano un doom metal caratterizzato da atmosfere mistiche e cupe. La canzone in questione, Into The Black Light, è tratta dal loro secondo album, Isolation Songs , ed alla stessa maniera della canzone precedente questo pezzo ha la capacità di penetrare il nostro animo, trasudando malinconia e desolazione e possedendo un finale a dir poco maestoso. Into The Black Light non lascia spazio ad alcuna speranza, ad alcun raggio di luce, se non a quella nera. “I have waited all my life, for someone to get me out of here, I never knew the view from the edge of the world would look like this”.


BLACK SABBATH – SOLITUDE (1971)
Solitude rappresenta una delle canzoni più singolari che i Black Sabbath abbiano scritto. La sua aura mistica, il cantato morbido e malinconico di Ozzy Osbourne e le dolci sei corde di Iommi costruiscono una splendida caricatura di un animo solitario ed errante, alla ricerca disperata di una qualsiasi forma di felicità, che quasi certamente non arriverà mai. “Il mondo è un luogo solitario” dice il testo “sei da solo”; rassegnato, solo e pieno di angoscia, l’unico sollievo che il protagonista trova sta nel sedersi a casa e pensare. Tuttavia proprio questo fatto lo porta alla sconvolgente realizzazione che tutto ciò che gli rimane di certo sono solo memorie, solo pensieri, fatto che lo riempie di nostalgia. Solitude è un pezzo storico tanto quanto il gruppo che l’ha creato, non perdetevi l’opportunità di ascoltarlo. “My future is shrouded in dark wilderness, sunshine is far away, clouds linger on, everything I possessed, now they are gone”.


BURZUM – DET SOM ENGANG VAR (1994)
L’oscurità fatta a musica, la depressione e l’odio verso questo mondo tutto racchiuso in una magica, terribile e lunghissima canzone. Quello che Varg Vikernes (unico membro del progetto Burzum) ha realizzato è forse il suo pezzo migliore, quello che meglio rappresenta il suo animo perverso e disturbato. “Det Som Engang Var” significa letteralmente “Ciò che una volta era”, ed infatti il breve testo rispecchia macabramente le sensazioni di nostalgia, la perdita di ogni speranza, di ogni amore e di ogni gioia. La fantasia di ogni ascoltatore genererà le immagini che preferisce, ma di certo non saranno immagini di felicità o di qualsivoglia momento gioioso; perché Det Som Engang Var rappresenta una discesa nel Maelström più oscuro che il mondo della musica abbia mai visto, una caduta libera negli abissi più profondi del nostro animo. La canzone più oscura che io riesca ad immaginare. “Vi døde ikke...Vi har aldri levd” (“Non siamo morti... Non abbiamo mai vissuto”).


NINE INCH NAILS – HURT (1994)
Probabilmente tutti conoscete la versione di questa canzone realizzata da Johnny Cash, ma forse in molti meno sapete che la versione originale è dei Nine Inch Nails, gruppo industrial americano capitanato da Trent Reznor, che a mio modestissimo parere è uno dei migliori songwriter degli ultimi trent’anni. La traccia è l’ultima del loro disco capolavoro, The Downward Spiral, un manifesto di rabbia antisociale e di profonda introversione; l’album racconta la lenta discesa nella pazzia e nella disperazione di un uomo che non riuscendo a conformarsi trova come ultimo e unico sollievo il suicidio. Le frustrazioni dell’individuo medio, la vita in un contesto meccanico e malsano che trascinano il protagonista in un abisso; Hurt sono le sue ultime parole, dove vediamo questo personaggio lanciare un ultimo disperato segnale di speranza, poco prima di uccidersi: “If I could start again, a million miles away, I would keep myself, I would find a way”. L’ultimo barlume di luce poco prima della più profonda oscurità.


Cinque canzoni sono poche, pochissime, ce ne sarebbero migliaia da analizzare e su cui discutere. Io ho cercato di estrapolare quelle che trovo le più caratteristiche e che hanno soprattutto accompagnato me durante la mia vita; credo che la musica sia una parte importante nella crescita di una persona, soprattutto nei momenti in cui sentiamo il disperato bisogno di aggrapparci a qualcosa.

Spero di non avervi tediato con eccessive divagazioni, alla prossima.

Cristiano Chignola

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