domenica 12 aprile 2015

1992 - Episodi 5 e 6

Lo scorso martedì stavo guardando “1992 - La Serie” e durante la pubblicità tra le due puntate ho avuto una strana sensazione; mi sono sentito come se fossi su Rai Uno piuttosto che su Sky Atlantic.
Se la scorsa settimana avevo ravvisato un calo della qualità del prodotto, soprattutto alla luce delle aspettative, con questi nuovi episodi il calo verso il basso è ormai evidente, il calo verso la fiction italiana da cui le produzioni dell’emittente satellitare prendono sempre le distanze, sia a parole che con i fatti. Tradimenti, amori, sesso, trama banale, mediocrità. Gli ingredienti della fiction ci sono tutti. I mezzi tecnici, tra cui una fotografia precisa e realistica e una regia discreta, sono gli unici aspetti che rimangono del timbro tipico di Sky e delle sue serie evento tanto acclamate da pubblico e critica. Il vero problema di questo prodotto è quindi una scrittura non all’altezza che fatica a sorreggere una realizzazione di livello medio-alto.


Lo sviluppo della narrazione sta gradualmente diventando borioso, futile, noioso, ripetitivo e soprattutto completamente estraneo a Tangentopoli e al 1992 in generale. Che fine ha fatto Tangentopoli? Specialmente nel quinto episodio mancano completamente agganci all’inchiesta Mani Pulite che francamente era l’unico oggetto d’interesse riguardo questa serie.


Guido Caprino nel quinto episodio si conferma un buon caratterista e la storia legata ai proiettili contenenti uranio impoverito scorre piacevolmente seppur senza lasciare grande traccia nel complesso. La vera nota dolente si sente nel sesto episodio, quando la storia del parlamentare leghista si lega nuovamente a quella della Leone: il personaggio mostra altre sfaccettature meno interessanti che rischiano di minare la credibilità mantenuta fino a quel momento. La trasformazione di Bosco in ubbidiente soldatino agli ordini dell’aspirante attrice allontana lo spettatore dagli eventi parlamentari decisamente più interessanti. Ridicola la scena della proposta di matrimonio in spiaggia. Calo.
La Castello è un pesce fuor d’acqua. Un personaggio molto più vicino a Beautiful che ad una serie evento di Sky.  Con la morte di Mainaghi si è optato per legare la protagonista agli “eventi politici” narrati attraverso Bosco, una scelta quantomeno discutibile. La luce accesa sul passato della ragazza nella scena della confessione al gruppo di teatro rende la Leone un personaggio a metà l’odio e la compassione. Non si riesce mai a provare una di questi due sentimenti fino in fondo. “1992” senza questo personaggio perderebbe solo la bellezza dell’ex miss Italia e nulla più.


Si scopre finalmente la verità sul presunto omicidio commesso da Notte, una storia di droga e morte in età giovanile. Accorsi recita in maniera monotona, mostrando un po’ di espressività solo con gli occhi ipnotici. Poco credibile l’incontro iniziale con Roja, licenziamento interessante reso vano da una riassunzione immediata, imbarazzante ed evitabile il cameo di Giovanni Rana. Come già detto nel precedente commento, Leo Buio incarna l’inutilità della serie, in questi episodi rappresentata dalle “liaisons dangereuses” tra il pubblicitario, la sua amica rifatta e la figlia quindicenne di questa in Sardegna. Il personaggio che in partenza aveva più implicazioni con il mondo dell’imprenditoria milanese e con quello della marcia politica fallisce miseramente. Potenzialmente interessante l’incontro Notte - Silvietto nazionale nel finale della sesta puntata, percepibile nell’aria fin dall’inizio della serie.


Tea Falco si conferma la “Cagna Maledetta” di 1992. Relazione discreta quella con Pastore e molto interessante l’implicazione della mafia nella società Mainaghi, ma la recitazione della Fotografa Siciliana rovina tutto. Appunto, Fotografa. Doveva proprio dedicarsi alla recitazione? Stavamo per perderla nel quinto episodio, stavo già stappando lo champagne, ma il Buio aveva altri progetti.
Diele sembra aver imparato bene il mestiere dal monocorde Accorsi. A parte la recitazione sottotono, il personaggio si arricchisce di sfaccettature attraverso rivelazioni sul passato e sull’HIV. La relazione utile con l’Imprenditrice Mainaghi porta avanti una storia che a mio parere sarebbe stata realmente più accattivante e graffiante se avessero concentrato le attenzioni dell’ufficiale della polizia giudiziaria solo sul supporto diretto all’operato di Antonio Di Pietro. Comunque uno dei personaggi più convincenti finora.
Roja rivela la propria natura di giocatore d’azzardo e lascia intendere il doppiogiochismo che compie sistematicamente nei confronti del pool di Mani Pulite. Un personaggio che nasconde nella sua natura di comprimario il segreto dell’interesse che riesce a suscitare nello spettatore.
Di Pietro funziona in quanto fittizio e lontano dal reale ex magistrato. Scelta inizialmente azzardata ma che alla lunga si è rivelata azzeccata.



Se nel precedente commento avevo chiuso con un inno alla speranza nei confronti di questa serie, ora la speranza residua è minima. Sempre meno interessante, puntuale, precisa e di denuncia. Sempre più italiana, inutile. Sempre più Rai. Ad oggi uno spreco di potenziale e di risorse enorme.

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