mercoledì 8 aprile 2015

TOP 15 CLASSICI DISNEY PARTE 1

Dopo aver scelto il topic di questa nuova serie di articoli ho cercato di selezionare i cinque migliori classici Disney. Andando però ad eliminare quelli oggettivamente scadenti, quelli inutili e quelli che, per gusti personali, non ritengo all’altezza dei grandi capolavori della casa di produzione californiana, non sono riuscito a restringere il campo a meno di quindici titoli. Ho deciso quindi di dividere questa classifica in tre parti, in ognuna delle quali prenderò in considerazione cinque film, partendo dall’ultima posizione.
Ovviamente premetto che le opinioni espresse sono del tutto personali, per cui non rammaricatevi, non disperate se il vostro classico preferito non rientra nelle prime posizioni o addirittura non compare affatto nella classifica da me stilata. Per classici Disney, se qualcuno non lo sapesse, si intende il filone di film d’animazione principali; quelli usciti al cinema sostanzialmente. Saranno quindi esclusi dalla classifica tutti i seguiti o comunque i film secondari del grande Walt. Per ulteriori informazioni vi rimando all’elenco ufficiale.



15° POSIZIONE: BIANCANEVE E I SETTE NANI (1937)
Primo lungometraggio animato Disney che ha gettato le basi per il filone di cartoni basato sulle fiabe popolari. Film che introduce tutti i punti cardini dell’animazione classica. l’ambientazione incantata riprende il dualismo città-campagna molto caro all’Ottocento, l’animazione risente degli anni che ha ma per l’epoca fece inneggiare a ragione al capolavoro. Vengono introdotti alcuni stereotipi di personaggi classici come la candida principessa dal cuore puro, la matrigna usurpatrice e perfida (molti bambini ancora oggi tremano durante la scena della trasformazione), il cacciatore scorbutico ma dall’animo gentile, lo specchio e il principe azzurro. Con gli anni l’interesse per queste figure è andato scemando, fino ad arrivare alla totale parodia nei primi due capitoli della saga dell’orco verde firmata Dreamworks. Nonostante Biancaneve presenti molti limiti tecnici, nella trama e nello sviluppo dei personaggi, ovviamente accentuati dall’età, gli va riconosciuto il merito di aver contribuito alla nascita e allo sviluppo del genere e soprattutto di aver introdotto i Sette Nani: icone immortali della Disney, ancora oggi presenti su gadget e t-shirt. Maestria rara nella caratterizzazione attraverso i nomi e poche battute ricorrenti. Memorabili.



14° POSIZIONE: BIG HERO 6 (2014)
Dopo il primo classico passiamo all’ultimo, quello uscito nelle sale lo scorso Dicembre. Dopo qualche pellicola meno ispirata poiché basata ancora sugli inflazionati canoni classici di cui sopra, lo studio decide di sperimentare prendendo un fumetto semisconosciuto della Marvel ed estrapolandone un film d’animazione. Il risultato è ottimo; si ritrova la freschezza nei personaggi e nell’ambientazione, la novità che aveva caratterizzato i film del rinascimento Disney nei primi anni ’90.
La storia, ambientata in una moderna San Fransokyo (connubio giappo-americano), risulta molto profonda, andando a toccare temi importanti come morte, senso della vita, progresso tecnologico e bene comune. Il design dei personaggi è particolare, poco realistico ma adatto ad un cinecomic animato. Alcune scene suggestive, come quella del primo volo, rendono la pellicola uno spettacolo per gli occhi. I richiami all’ingegneria avvicinano i bambini ad un mondo più impegnato e contemporaneamente alleggeriscono l’argomento agli occhi degli adulti. I due pilastri su cui fonda il film sono però Baymax e il villain. Il primo funziona egregiamente come spalla comica ed è al centro di tutte le scene chiave del film, il secondo invece tiene in piedi l’intera trama risultando misterioso, accattivante e perfettamente caratterizzato. Colpo di scena finale intuibile ma azzeccato. Ottimo prodotto d’intrattenimento per tutta la famiglia.


13° POSIZIONE: DUMBO (1941)
Capolavoro Disney nato come disperata manovra commerciale volta a ripianare i debiti pregressi della casa di produzione. La storia ripercorre sostanzialmente le peripezie di un elefantino separato della madre. La grande novità del film sta nell’introduzione della disabilità; la particolarità di Dumbo è infatti quella di avere delle orecchie enormi, decisamente fuori dall’ordinario. Inizialmente questa diversità fisica del protagonista viene vissuta come un problema, un motivo di isolamento dai suoi simili. Con lo sviluppo della trama invece l’elefantino impara a superare le differenze esteriori e addirittura a valorizzarle per potersi elevare al di sopra della massa. Grande insegnamento racchiuso in un film destinato ai più piccoli ma godibile anche con uno sguardo più maturo. Ottime musiche (“Quando Ho Visto un Elefante Volar” su tutte) al servizio di un ottimo prodotto. Un plauso alla scena psichedelica legata all’ubriacatura di Dumbo e del piccolo topo Timoteo: semplicemente arte visiva.



12° POSIZIONE: KODA, FRATELLO ORSO (2003)
Uno dei migliori classici degli anni 2000, caratterizzati da molti bassi e troppi pochi alti. Disney incontra le tradizioni nordiche, le leggende peruviane, incontra l’amore per la natura. Una storia di vendetta, mitologia e animali totem, ma anche di amicizia, fratellanza e rispetto del mondo animale. Anche gli animali selvaggi hanno una loro storia, una loro dignità, e questo film gliela restituisce appieno.
L’atmosfera che si assapora è molto lontana dal canone disneyano; le ambientazioni sono assai ispirate, poetiche, meravigliosamente evocative. Le musiche di Phil Collins, di nuovo al lavoro con il marchio di Topolino, si armonizzano alla perfezione con i paesaggi alaskani. Freddo sulla pelle, calore nel cuore.
Alcune scene commoventi, come la morte del fratello di Kenai o il finale, ed altre visivamente incredibili, come l’aurora boreale e le trasformazioni del protagonista, impreziosiscono un capolavoro a volte sottovalutato. La forza della Natura che accresce l’uomo.



11° POSIZIONE: GLI ARISTOGATTI (1970)
Come si dice, quando il topo non c’è i gatti ballano… credo.
 In questo caso è così perché a quattro anni dalla dipartita del grande Walt, padre di Topolino, lo studio riesce finalmente a produrre il lungometraggio con protagonisti dei gatti, animali tanto odiati dal nonno dei cartoni, e il risultato è una pietra miliare della storia dell’animazione.
La scelta di partenza è quella di mantenere uno stile musicale unico per tutto il film, ossia il jazz. Molti dei simpatici animali che popolano questa pellicola sono infatti collegati a tale genere. Anche il tratto sporco con cui sono caratterizzati i personaggi richiama i suoni discordati e bizzarri tipici della musica jazz.
La storia segue l’epopea di quattro gattini costretti ad affrontare la dura vita di strada per poter tornare a casa dalla loro facoltosa e anziana padrona, in procinto di definire il proprio testamento.
Una sfilata di personaggi sui generis e indimenticabili sulle note di musiche curate e coinvolgenti. Anche il meno importante risulta caratterizzato alla perfezione da dettagli esteriori specifici e da poche, ma taglienti e intelligentemente divertenti battute. Duchessa, Romeo, il maggiordomo Edgar, i jazzisti, i gattini, Napoleone e Lafayette, Guendalina e Adelina, lo zio Reginaldo, tutti indimenticabili, protagonisti di sketch esilaranti. Film coinvolgente e divertente. Imperdibile per coloro che sentono la musica scorrere nelle loro vene.

Nessun commento: