venerdì 4 settembre 2015

DO YOU BELIEVE IN DESTINY?

A volte ci si trova in circostanze particolari nelle quali non si può fare a meno di pensare al destino, al fato. A volte un (di)segno divino sembra l’unica spiegazione a coincidenze astrali che hanno dell’impossibile. Se ci mettessimo a riflettere un attimo su ciò che siamo e che abbiamo, tutte le cause della nostra vita potrebbero essere ricondotte a sfumature lievi e impercettibili. Una sfera che viene appena sfiorata da Aldo sulla cima di un piano inclinato. Un battito d’ali di una farfalla. Quel momento della nostra vita in cui un’ammissione di responsabilità anziché la solita rinuncia avrebbe portato la nostra intera esistenza a virare bruscamente verso altri lidi, nuovi lidi, mete e orizzonti. A volte quindi, guardando da lontano, tutto ciò che possiamo fare è sentirci piccoli. È pensare che esista qualcosa fuori di noi che regoli perfettamente gli incastri del tempo. Un’entità che compone quel puzzle limando alla perfezione tutti gli spigoli usciti imperfetti dalla nostra fabbrica. Quell’entità che chiamiamo Destino.


È questo il tema portante di How I Met Your Mother, la serie comedy per eccellenza. Il nuovo Friends; la sitcom degli anni 2000. Tutte etichette di cui abbiamo sentito abusare per anni e che ancora oggi aleggiano nelle conversazioni di chi, come me, si è lasciato coinvolgere appieno da Ted Mosby nella sua ricerca di vita. La donna e la felicità. Per quei pochi che non la conoscessero, HIMYM tratta di un ventisettenne aspirante architetto che passa le sue serate tra la compagnia degli amici al McLaren, la ricerca di una ragazza e la speranza di un futuro migliore, magari mettendo in pratica insegnamenti di anni di studi. Dopo un paio di stagioni passate più in sordina e decisamente più leggere, il personaggio di Ted,interpretato da un più che mai convincente Josh Radnor, subisce un’evoluzione successiva alle peripezie che la vita lo costringe ad affrontare. Egli comincia gradualmente a credere nelle coincidenze che hanno segnato alcuni suoi momenti e si accorge di quanto queste abbiano poi spalancato le porte a nuove esperienze. Comincia a credere nell’esistenza di un’unica anima gemella e si decide ad impiegare tutte le sue forze nella spasmodica ricerca di questa. Da “quella giusta” all’ “anima gemella”: ecco l’evoluzione embrionale del protagonista. Dapprima impegnato nel trovare le affinità, i dettagli, il benessere. Poi ossessionato dall’insieme, da quella persona che possa rappresentare per lui sempre fonte di nuova ispirazione, nuova linfa, vita. Una, forse nessuna. Unica.


Ma torniamo a noi, al destino. Ogni storia d’amore del giovane Ted è segnata profondamente dal caso e dalle coincidenze: dal corno blu ai cellulari identici, dalle promozioni di Robin e di Victoria all’identità del chirurgo contattato per rimuovere il tatuaggio a farfalla, dai tentativi di sabotaggio di Lily all’irrefrenabile vizio di cercare la gente su internet prima di averla conosciuta. Tutto è all’apparenza futile e insignificante, ma tutto peserà oltremodo sulle scelte future e sulle occasioni di vita del protagonista. Ma la più grande coincidenza mai congeniata e riportata sul piccolo schermo è l’intera storia della madre. L’amorevole e dolce ragazza con l’ombrello giallo. Tanti piccoli dettagli che legano i due personaggi fin dalle prime stagioni; una corsa continua e instancabile per inseguire quella donna che ci viene presentata solo nell’ultima scena dell’ottava stagione. Otto stagioni, otto anni. Una costruzione minuziosa e certosina dei creatori che hanno dato vita ad una trama e ad un personaggio centrale nella narrazione senza che questo fosse effettivamente presente sulla scena. La madre è qualcosa che esula dalla normale scrittura americana dei personaggi delle sitcom e delle serie in generale. La madre è contemporaneamente soggetto e oggetto: è personaggio che vive cresce e cambia nell’ombra ma è anche fine ultimo delle ricerche che spingono avanti la serie per nove lunghe stagioni. È la conferma della teoria sul destino. Senza la figura della madre cadrebbe ogni cosa, la serie si sbriciolerebbe come un castello di sabbia in un uragano. La madre è la giustificazione di nove anni di indizi, strade sbagliate prese con molto raziocinio ed altre esatte prese solo grazie al caso, anni di coincidenze e porte mai chiuse, anni di crescita e di attesa. Aspettando che tutto questo caos prenda forma, che tutto abbia un senso.


Quante erano all’inizio e quante sono state nel corso della serie le possibilità di Ted di incontrare la ragazza con l’ombrello giallo? Nessuna o infinite? A voi la scelta. Credete che ogni dettaglio di ogni singola giornata vuota della nostra vita rappresenti l’occasione da cogliere, il momento in cui diventiamo protagonisti o pensate che gli alti e i bassi facciano tutti parte di un percorso infinito che dipinge con maestria il quadro della nostra vita e ha in serbo per noi l’oggetto dei nostri desideri solo alla fine di un lungo susseguirsi di coincidenze? Nessuna delle due forse, o entrambe. Forse è vero che tutto è parte di un percorso, forse è vero che esiste qualcosa più grande di noi; ma se diamo per buono tutto ciò, dobbiamo anche ammettere che sta a noi riconoscere la nostra ragazza con l’ombrello giallo quando il destino farà incrociare le nostre strade. Perché tutti incontreremo primo o poi la ragazza con l’ombrello giallo. Be in the right place at the right time. That's it.



Leggendo attentamente quest’articolo potreste intuire quanto, a mio parere, il finale frettoloso di tutta la serie abbia inevitabilmente urtato le basi di queste teorie sul fato. Ma ne riparleremo. Statene certi.

Nessun commento: