domenica 19 aprile 2015

RECENSIONI DELLA SETTIMANA 13-18 APRILE


ALBUM: LORENZO 2015 CC (2015)
Lorenzo, come il buon vino, migliora invecchiando. Viene confermata la tendenza già sentita in “Ora” ad affiancare una componente elettronica al pop classico del Jovanotti nazionale. In realtà sotto una facciata molto semplice e immediata si nasconde una moltitudine di generi e sottogeneri, influenze varie, esotiche e particolari: rap, pop-rap, hip-hop, funky, pop-rock, world music.  Il cantautore toscano si conferma dunque uno dei migliori artisti pop italiani degli ultimi quindici anni, se non il migliore, sfornando un nuovo album nel quale il 60% delle canzoni potrebbe diventare singoli da adesso all’uscita del prossimo lavoro. Tutto è molto semplice, viscerale, immediato e comprensibile. Messaggi e metafore arrivano all’orecchio (molto) e al cuore (meno) di tutti. “Gli Immortali” ottima ballata, orecchiabile, “Tutto Acceso” spicca tra le altre. Il livello complessivo è alto, per questo risulta difficile riuscire a citare una canzone piuttosto che un’altra, dipende dai gusti personali. “Lorenzo 2015 CC” non è però esente da difetti. La lunghezza dell’album infatti potrebbe anche rivelasi un’arma a doppio taglio. A mio parere il livello del secondo CD è inferiore a quello del primo e la mancanza dell’effettiva necessità di un doppio album fa pesare ancora di più alcuni brani discreti ma non al livello della maggior parte degli altri. La mancanza inoltre di pezzi più lenti e riflessivi come erano stati “Ora”, “L’Elemento Umano Della Macchina” e “Quando Sarò Vecchio” per l’album precedente si fa sentire eccome. Altro punto a sfavore di Lorenzo Cherubini in questo lavoro è l’assenza di una presa di posizione: quando un’artista raggiunge una tale popolarità ha la possibilità di esprimere le proprie idee senza la preoccupazione che queste possano fargli perdere il seguito di cui gode. In questo album mancano idee forti che diano un’impronta intelligente e acuta al prodotto. “La Mia Ragazza È Magica…” ci sta una, massimo due volte, poi basta. Alziamo un po’ i contenuti senza paura di pestare i piedi. Un gradino e mezzo sotto il lavoro precedente ma comunque un lavoro molto buono.  VOTO: 8



ALBUM: Random Access Memories (2013)
Non esce spesso un loro album, ma quando esce si fa sentire eccome. A detta di molte testate specialistiche, tra cui “Rolling Stones”, uno dei migliori album del 2013, “Random Access Memories” conferma appieno le enormi potenzialità del duo elettronico francese. Questa volta Guy e Thomas mostano un’invidiabile predisposizione alla sperimentazione musicale inserendo nello stesso lavoro tendenze diverse che portano l’album ad avvicinarsi a sempre più ad un genere nuovo, definibile electro-atmosphere, caratterizzato da brani-esperimento sempre riusciti tra cui “Giorgio By Moroder” e la meravigliosa “Touch”. Gli altri pezzi però non sono da meno; spiccano infatti le popolari e trascinanti “Get Lucky”, “Give Life Back To Music” e “Lose Yourself To Dance”. Le ultime canzoni dell’album sono invece più soft, da tenere come sottofondo dello scorrere dei pensieri.
Un prodotto pop, per tutti, ma contemporaneamente personale, per pochi. Daft Punk che si conformano e si migliorano esplorando ogni volta nuovi continenti. Ottimi i camei. Da avere nella propria collezione personale. VOTO: 9



ALBUM: Oracular Spectacular (2007)
Altro duo elettronico, altro album imperdibile. I Management (MGMT) debuttano così, senza pretese e con molta voglia di stupire nel panorama neopsichedelico, sottogenere dell’elettronica. I singoli estratti risultano tutti freschi, allegri e immediati, “Kids” però surclassa gli altri con una melodia indimenticabile e un testo enigmatico. “Electric Feel” più ballabile e spensierata. La vera chicca nascosta è però “Weekend Wars” che conferma le capacità dei due ragazzi americani; un brano musicalmente non scontato. Testi intelligenti e mai banali, musiche di livello alto per il loro genere. Bella scoperta. VOTO: 8.5



FILM: Oxford Murders (2008)
Quando “Il Signore degli Anelli” incontra “Harry Potter”, quando “Frodo” incontra “Olivander” nasce un giallo-thriller spagnolo che si propone come novità nel suo genere introducendo la variabile matematica-scientifica alla risoluzione di casi di omicidio. In realtà l’ostentata particolarità tanto nuova e innovativa non è (“Numb3rs”), e tolta quella il film risulta piatto, banale e tecnicamente rivedibile. Manca la cura per i dettagli che dovrebbe caratterizzare opere di questo tipo e manca una caratterizzazione dei personaggi degna di essere definita tale. Elijah Wood intrattiene rapporti irreali e fastidiosi con due ragazze diverse che si rivelano essere solo forzature fini a giustificare una parte della trama. Alcune scene, come quella dello scienziato impazzito e mutilato, sono sì “bizzarre” e caratteristiche, ma nel complesso si rivelano inutili e fini a se stesse. Il finale sembra voler giustificare le azioni di un assassino con la tipica frase “Le responsabilità sono da dividersi tra tutti noi”. Banale. Pochi spunti degni di interesse. Evitabile. VOTO: 5



FILM: Cruel Intentions (1999)

Riadattamento in chiave moderna de “Le Liaisons dangereuse” da parte del semisconosciuto Roger Kumble. Questa volta il romanzo di Choderlos de Laclos viene ambientato nella Manhattan di fine degli anni ’90. I protagonisti sono dei ragazzi stanchi delle solite relazioni a cui sono abituati e decisi a spingersi oltre. Questo sarà solo l’incipit di una serie di inganni, baci saffici e relazioni incestuose. La trama in partenza alternativa e interessante si affloscia con il prosieguo del film. Le reazioni degli attori diventano sempre meno credibili, stereotipate e hollywoodiane. La spontaneità è pressoché assente in questa pellicola, tutti sembrano recitare una parte di cui però nessuno è convinto. Il finale riprende il libro in maniera banale e buonista, riproponendo la classica morale sentimentale. Un prodotto che poteva essere maturo e sfruttare bene le fonti letterarie immortali a cui si ispira e invece si presenta superficiale, anonimo e destinato ad un pubblico più giovane che si lascia convincere da un paio di scene di sesso molto censurate. Discreta Buffy per l’interpretazione stereotipata ma convincete della sorellastra del protagonista. Colonna sonora non originale che salva un minimo la situazione. “Bitter Sweet Symphony”. VOTO: 5.5

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