giovedì 26 gennaio 2017

NOMINATION OSCAR 2017: ESCLUSI E SOPRAVVALUTATI

Come ogni anno ci troviamo a commentare le nomination agli oscar avendo visto appena il 10% dei film in gara. Ma siamo Italiani: popolo di santi e CT; ci piace anche così.
Gli Oscar andrebbero presi per quello che sono: l’autocelebrazione di una parte - seppur centrale - della cinematografia mondiale. La gara tra i soliti noti all’inseguimento di quella statuetta da sfoggiare nei trailer, per elevare il proprio nome e poter aumentare il cachet richiesto. È un sistema complesso, ma anche semplice, nel quale all’Oscar corrisponde un doppio riconoscimento: economico e sociale. Ma la competizione è alla base di questo capitalismo, siamo NATO a stelle e strisce, allora fingiamo per un momento di credere che ci sia una forma di meritocrazia alla base delle nomination e proviamo a fare il punto sulle categorie più importanti, interessanti, sorprendenti.. Con qualche lacuna, se sbaglio mi correggerete.


Miglior Film

Arrival
Barriere
La battaglia di Hacksaw Ridge
Hell or High Water
Il diritto di contare
La La Land
Lion
Manchester by the Sea
Moonlight

Della rosa dei candidati per il premio più ambito ammetto di non aver visto neanche un film. Oppure proviamo a rovesciare la cosa: nessuno dei film da me visti e apprezzati durante questi ultimi mesi del 2016 è stato preso in considerazione per la vittoria finale. Mi riferisco nello specifico all’accopiata Scorsese- Eastwood, ma anche al piccolo gioiello di Tom Ford, Animali Notturni, e perché no, anche al limitato Kubo e la Spada Magica. Limitato agli occhi della critica, non per me.
Silence è il cinema, Sully è stato la perfezione visiva e narrativa. Avrebbero entrambi meritato un’attenzione differente. Animali Notturni è stato invece la sorpresa di quest’anno cinematografico: un’opera complessa e stratificata sul senso dell’abbandono, narrata attraverso una raffinatezza rara.
Recupererò i film in lista prima della premiazione e saprò darvi un giudizio più approfondito, ma a priva vista sembra manchi qualcosa.


Miglior regia
               
Denis Villeneuve, Arrival
Mel Gibson, La battaglia di Hacksaw Ridge
Damien Chazelle, La La Land
Kenneth Lonergan, Manchester By the Sea
Barry Jenkins, Moonlight

Stesso discorso fatto per la categoria precedente. L’outsider Lonergan contende il premio al favoritissimo Chazelle. Restano a guardare i ragazzi della vecchia guardia. Ma riecco Mel Gibson, il grande irreprensibile Mel Gibson. Non sapevo facesse anche cinema.
Il vecchio Woody non muore mai. Un’altra, forse l’ultima chiamata di una carriera immensa, dopo l’ottimo Cafè Society, l’avrebbe meritata.

Miglior attore protagonista

Casey Affleck, Manchester By the Sea
Andrew Garfield, La battaglia di Hacksaw Ridge
Ryan Gosling, La La Land
Viggo Mortensen, Captain Fantastic
Denzel Washington, Barriere

Silence è stato un’esperienza mistica. Garfield ha dato prova delle sue capacità riuscendo a trasmettere in pieno il disagio di un conflitto religioso interiore in un contesto di persecuzioni. Il giovane Spiderman ha offerto senza dubbio la performance della vita (finora), ma l’Academy ha deciso di candidarlo per La Battaglia di Hacksaw Ridge. Potrebbe aver superato se stesso, oppure questa scelta potrebbe essere in linea con l’esclusione di Silence. Chissà.
AAA Jake Gyllenhaal cercasi.


Miglior attrice protagonista

Isabelle Huppert, Elle
Ruth Negga, Loving
Natalie Portman, Jackie
Emma Stone, La La Land
Meryl Streep, Florence

Meryl Streep vive in platea. 20 nomination. Venti.
Poi Emma Stone, Natalie Portman e la sorpresa Ruth Negga. Poche soprese invece per l’assegnazione.
Amy Adams, tra Animali Notturni e Arrival poteva sperare di ottenere un trattamento diverso.

Miglior attore non protagonista
Mahershala Ali, Moonlight
Jeff Bridges, Hell or High Water
Lucas Hedges, Manchester By the Sea
Dev Patel, Lion
Michael Shannon, Animali notturni

Shannon batte Johnson. Animali Notturni batte Animali Notturni.
C’è ancora Jeff Bridges, ma spero che in questa categoria venga riconosciuto il lavoro encomiabile del cast di Tom Ford.

Miglior attrice non protagonista

Viola Davis, Barriere
Naomie Harris, Moonlight
Nicole Kidman, Lion
Octavia Spencer, Hidden Figures
Michelle Williams, Manchester by the Sea

Miglior film straniero

Land of Mine (Denmark)
A Man Called Ove (Sweden)
The Salesman (Iran)
Tanna (Australia)
Toni Erdmann (Germany)

Abbiamo candidato Fuocoammare per muovere coscienze oltreoceano…

Miglior documentario

Fuocoammare
I Am Not Your Negro
Life, Animated
OJ: Made in America
13th

…ma è finito qui, tra i documentari antitrump. Un’occasione sprecata.

Miglior cortometraggio documentario

Extremis
4.1 Miles
Joe’s Violin
Watani: My Homeland
The White Helmets

Miglior film d’animazione

Kubo e la spada magica
Oceania
La mia vita da zucchina
La tartaruga rossa
Zootropolis

La mia categoria. Ho amato Kubo, apprezzato Zootropolis, sopportato Oceania. Spero vinca il film della Laika per il lavoro occorso nella realizzazione e per la narrazione particolare di una storia inusuale, ma scommetto sarà il film Disney sul razzismo a trionfare. Non senza meriti.
Mancano in ogni caso alcune perle, accantonate troppo in fretta.

Miglior corto d’animazione

Blind Vaysha
Borrowed Time
Pear Cider and Cigarettes
Pearl
Piper

Piper ha qualcosa in più. il vero motivo per andare nei cinema a vedere Oceania.

Miglior sceneggiatura non originale

Arrival
Barriere
Il diritto di contare
Lion
Moonlight

Silence, tratto dal romanzo di Endo, meritava ciecamente la nomination.


Miglior sceneggiatura originale

Hell or High Water
La La Land
The Lobster
Manchester by the Sea
20th Century Women

Sto ancora cercando di capire cosa ci faccia The Lobster in questa sezione. Non per la qualità della sceneggiatura, ma per l’anno di produzione. The Lobster, che io vidi quasi un paio di anni fa, è una produzione internazionale del 2015 e merita un premio in questa selezione. Senza dubbi.

Miglior colonna sonora originale
Jackie (Mica Levi)
La La Land (Justin Hurwitz)
Lion (Dustin O’Halloran and Hauschka)
Moonlight (Nicholas Britell)
Passengers (Thomas Newman)

Passengers ha saputo emozionare anche grazie ad una colonna sonora funzionale, ma quando hai un film musicale candidato in questa categoria, poco o nulla possono gli altri.

Miglior canzone originale

Audition (The Fools Who Dream) (La La Land)
Can’t Stop the Feeling (Trolls)
City of Stars (La La Land)
The Empty Chair (Jim: The James Foley Story)
How Far I’ll Go (Moana)

Mi basta che non vinca Justin Timberlake.

Miglior sonoro

Arrival
La battaglia di Hacksaw Ridge
La La Land
Rogue One: A Star Wars Story
13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi

Miglior montaggio sonoro

Arrival

Deepwater Horizon
La battaglia di Hacksaw Ridge
La La Land
Sully


Miglior scenografia

Arrival
Animali fantastici e dove trovarli
Hail, Caesar!
La La Land
Passengers

Ecco che ricompare un film dimenticato: Ave Cesare! Dei fratelli Coen, che mi auguro trionfi in questa categoria per meriti evidenti, ma LA terra di LA non disdegna i suoi figli.

Migliori effetti speciali

Deepwater Horizon
Doctor Strange
The Jungle Book
Kubo e la spada magica
Rogue One: A Star Wars Story

Riecco anche il disperso Libro della Giungla. Ma in questo caso il lavoro certosino degli animatori della Laika meriterebbe anche più di un semplice oscar per gli effetti speciali.

Miglior montaggio

Arrival
La battaglia di Hacksaw Ridge
Hell or High Water
La La Land
Moonlight

Miglior fotografia

Arrival
La La Land
Lion
Moonlight
Silence

Migliori costumi

Allied
Animali fantastici e dove trovarli
Florence
Jackie
La La Land

Miglior trucco e acconciatura

A Man Called Ove

Star Trek Beyond
Suicide Squad

Ah, Suicide Squad. Ah!


Per ora abbiamo terminato. L’appuntamento è la sera prima delle premiazioni, quando con un numero di informazioni maggiori, tenteremo di dare i nostri pronostici, alla faccia dei Bookmakers.

venerdì 20 gennaio 2017

SHERLOCK - UN DEGNO FINALE?

Con un terzo episodio al cardiopalma, anche questa quarta stagione della serie britannica si è conclusa, lasciando aperte alcune piste minori, ma chiudendo sommariamente ogni filone narrativo aperto. Riportando a grandi linea la situazione della strana coppia Sherlock-John ad una condizione di equilibrio, come avevamo imparato ad apprezzarla nelle prime due stagioni, prima cioè della morte apparente di Sherlock e dell’arrivo di Mary.


Obiettivamente questo “Problema Finale”, se analizzato separatamente dal resto della serie, potrebbe sembrare esagerato in alcuni specifici frangenti, qualcosa che ormai travalica troppo le novelle di Sir Arthur Conan Doyle. Inserito invece nel contesto della serie, soprattutto a partire dai toni volutamente caricati che le piccole cose hanno cominciato ad assumere dopo la fine della seconda stagione, quest’ultimo episodio risulta perfettamente in linea con lo sviluppo voluto dagli sceneggiatori; uno sviluppo che ha da tempo lasciato la via della plausibilità per i palazzi mentali e le coincidenze improbabili. Superata una fase iniziale interdittoria, ma esageratamente coinvolgente, una volta che i protagonisti hanno raggiunto l’isola del manicomio criminale, la puntata inizia ad assumere i connotati di un videogioco, con una serie di enigmi utili ad avanzare di livello (o stanza). Questa struttura apparentemente lineare viene ad intrecciarsi però con altre due storyline: quella della bambina sull’aereo e quella relativa al passato di Sherlock. Questo agglomerato di eventi avvolge lo spettatore e lo conduce in un turbinio di emozioni forti scandite da un cronometro umano d’eccezione. Le luci, i suoni e la recitazione degli attori riescono a rendere alla perfezione la tensione della corsa contro il tempo, lasciando lo spettatore incantato davanti allo schermo. La tensione poi culmina nel più classico dei cliché, dopo una mossa inaspettata di Sherlock. A questo punto però, nel momento conclusivo del Problema Finale, gli sceneggiatori sembrano aver rinunciato alla solita ambizione per abbassare la conclusione del caso ad un livello più semplice. Abbiamo spesso assistito a episodi contraddistinti da più finali o diverse interpretazioni delle stesse scene poi indirizzate a far valere la superiorità del protagonista. In questo caso ciò non avviene e la prima soluzione si rivela essere quella esatta, per poi salvare la situazione di pericolo attraverso un deus ex machina dell’ultimo secondo, abilmente camuffato dal taglio del montaggio. Il finale del caso non riesce quindi a tenere viva la stessa tensione che aveva contraddistinto le sequenze precedenti. L'obiettivo era certamente quello di lasciar emergere l'umanità di due personaggi emotivamente apatici come Sherlock e Mycroft (nettamente il miglior personaggio di questo finale di stagione). Nonostante la scelta poco felice, resta però una rivelazione sconvolgente a pochi minuti dal finale che mi ha davvero raggelato il sangue nelle vene, regalato un brivido lungo la schiena.


Dal punto di vista qualitativo invece la puntata rappresenta la perfetta conclusione di un percorso artistico cominciato con la prima stagione, sviluppatosi con la svolta registica della terza ed esploso definitivamente con questa quarta. Ogni elemento tecnico è nettamente superiore alla media delle altre serie tv. Movimenti di macchina, inquadrature, scenografie. Due su tutte la scena della bara e quella in cui Sherlock abbatte la parete fasulla per scoprire di trovarsi dove tutto ha avuto inizio.
Un episodio insomma che riassume perfettamente la storia e lo sviluppo di questo show: una qualità immensa a servizio di una narrazione mozzafiato, condita da piccole defiance.

Da "Uno studio in rosa".
Ciclicamente tutto si chiude.


Ma siamo davvero di fronte all’ultimo capitolo di questa saga storica? Forse. Come ovviamente saprete, i tempi di una serie peculiare come Sherlock sono totalmente diversi da quelli di qualunque altra serie. Quattro stagioni in quasi sette anni lo dimostrano. I tempi dipendono in larga parte dagli impegni altri dei protagonisti e forse questa gestazione complessa non rappresenta tanto una debolezza quanto un punto di forza, visto il successo crescente che il programma ha ottenuto in questi anni. Detto questo, come già accennato nell’introduzione, tale Problema Finale, già a partire dal nome, si pone come chiusura di una serie di sottotrame aperte e lascia lo spettatore con un finale che potrebbe essere letto alla luce della serializzazione letteraria di Arthur Conan Doyle. Sembra che una ritrovata comunione tra i protagonisti possa aprire le porte ad una serie di avventure che noi non vedremo, ma che potremo immaginare. Non vedremo più Sherlock e John alle prese con intricati intrighi internazionali, ma sapremo sempre che essi vivono. Nella Londra metropolitana della serie loro continueranno a risolvere misteri insoluti, con la consueta dose di esagerazione. In perfetto stile Sherlock. E a me questo basta per dirmi felice di una degna conclusione.

sabato 14 gennaio 2017

THE NIGHT OF - COSA È SUCCESSO QUELLA NOTTE?

New York, vento incessante di un autunno che volge all’inverno più duro. Naz prende in prestito il taxi del padre per raggiungere gli amici ad una festa, ma una banale dimenticanza lo porta ad incrociare la sua strada con quella di Andrea, ragazza perduta nel caos dei palazzi, alla ricerca di un corso d’acqua. I due si conoscono, si comprendono e finiscono a casa di lei, dopo aver assunto alcune sostanze.  La situazione comincia ad accelerare e Naz si lascia trascinare dagli eventi. Si risveglia solo dopo alcune ore con la testa appoggiata al tavolo della cucina, senza ricordare nulla di ciò che ha succeduto l’ingresso nella casa della ragazza. Sale scale per riprendere i suoi vestiti, accende una soffusa luce rossastra e scopre il corpo della giovane ragazza dilaniato da un numero eccessivo di coltellate alla schiena. Stesa sul letto inerme.


The Night of è una delle sorprese del 2016, caratterizzata da un pilot eccellente e una conclusione drammaticamente realistica. Nel mezzo in realtà la serie prende alcuni tempi e tenta di ampliare alcuni personaggi senza riuscirci particolarmente, ma nel complesso l’esperienza offerta dalla nuova produzione HBO è quantomeno coinvolgente e appagante.
I temi trattati nel corso delle puntate sono molteplici: dall’uso della violenza alla violenza in uso nelle carceri, dalla situazione socioeconomica degli immigrati musulmani negli Stati Uniti al degrado della lower class newyorkese. In tutto ciò si insinua un’importante ricerca della colpa. Rispetto ai fatti, attraverso la versione di Naz, viviamo l’evento della morte violenta di Andrea tramite un buco nero della durata di qualche ora che impedisce di comprendere la realtà. E nell’assenza dell’univocità dei fatti possiamo seguire le indagini e le speculazioni degli avvocati per creare una storia che convince, ma non è mai quella reale. In questo emerge il crudo realismo della serie che, a dispettosi una costruzione molto romanzata e precisa, tenta di raggiungere un livello superiore nel finale, estendendo il concetto di colpa a partire dalle basi della società.
In The Night of non ci sono eroi, solo uomini, e ognuno di loro porta dentro di sé una colpa, o l’assumerà nel corso della serie. Nessuno si preoccupa davvero degli altri, ma per sopravvivere in questa sudicia New York è necessario lasciar prevalere l’egoismo e l’attaccamento per il vile denaro. Le anime dei protagonisti sono macchiate di un nero profondo, che intaccherà presto ogni parte di loro per portarli all’odio del mondo e di loro stessi. Il personaggio di John Turturro, l’avvocato di bassa lega John Stone, è uno degli esempi più limpidi di questa tendenza: egli vive a contatto con piccoli criminali per andare avanti e le sue frustrazioni personali emergono nello sfogo che gli martoria la pelle. John Stone è un personaggio complesso che tenta di emergere al di sopra della melma putrida in cui vive, tenta di ripulirsi aiutando lo sguardo terrorizzato di Naz, ma continua a ricadere nelle stesse incongruenza, gli stessi problemi che lo tengono al di sotto. Ogni sua azione è guidata da un fine personale mascherato da collaborazione sociale, fino al finale in cui probabilmente emerge il suo lato maggiormente sensibile alle persone che lo circondano, per poi continuare sulla sua strada maledetta.



The Night of ha molto da regalare a chiunque voglia avvicinarsi ad una serie all’apparenza semplice e commerciale, ma che potrebbe generare alcune riflessioni interessante dietro il velo di semplice intrattenimento. Il rimpianto è legato ad una struttura non ottimale nella sezione centrale della serie, che la porta ad arenarsi ed incagliarsi in sottotrame di livello inferiore rispetto ad un pilot incredibile. Un gradino sotto rispetto alle premesse, resta comunque una serie di livello medio-alto.  Le storie che ascoltiamo ogni giorno nei talk show, quegli omicidi efferati che riempiono le testate dei giornali minori, quei processi che ci indignano, ci colpiscono allo stomaco e ci appassionano allo stesso tempo spesso non hanno una realtà univoca. Spesso le verità sono molte, anche più delle menzogne, e allora il mondo sceglie a cosa credere, escludendo inevitabilmente la verità di qualcuno. Se non potessimo verificare la colpa, la colpa sarebbe di tutti noi. 

lunedì 9 gennaio 2017

OCEANIA E LA NOIA IN MUSICA

Il nuovo classico Disney di natale fonde una realizzazione tecnica meravigliosa ad una magia che va svanendo, in un settore ormai ricco di rivali di livello. La struttura di Oceania (o Moana, se non avete paura di confrontarvi col passato italiano) appare fin troppo classica in un momento storico che necessita di nuovi stimoli per restituire prodotti affascinanti. Dopo ben ottant’anni dall’uscita del primo classico Disney siamo ancora di fronte ad una variazione sul tema: principessa, emancipazione, musical, finale conciliatorio. A cambiare stavolta è l’ambientazione, ma talvolta non basta uno sfondo diverso per camuffare i soggetti in primo piano.
Se con Zootropolis - inserito anche nella classifica deimigliori film dell’anno - la Disney aveva mostrato di essere in grado di sfornare grandi film d’animazione composti da differenti livelli di lettura, con Oceania siamo di fronte a un Frozen 2. Per me un Frozen senza ghiaccio, grazie! Il target di riferimento si abbassa notevolmente e ogni messaggio si perde nella banalità del linguaggio. Pochi picchi interessanti e molte sequenze infantili, decisamente lontani dal trittico Ralph Spaccatutto, Big Hero 6, Zootropolis.


La componente musicale abbassa poi ulteriormente l’appeal di un racconto già di per sé povero di acuti. Le sequenze cantate, in perfetta sintonia con le versione dei detrattori della casa di produzione, non riescono a collocarsi nella continuità della narrazione e spesso risultano fini a sé stesse. Non sono un amante dei cartoni animati segnati dalla presenza ingombrante delle canzoni, ma, confrontando Oceania ai capolavori del rinascimento Disney, è possibile notare che anche Hercules, Aladdin, Il Re Leone e Tarzan basavano la costruzione delle loro storie su alcuni momenti musicali, senza però eccedere e cercando di contestualizzarli sempre all’interno della narrazione. Nell’ultimo classico questo non accade e il risultato è un lento assopimento in sala, aspettando che la situazione si vivacizzi sul finale.
Il finale però resta spoglio della mancanza di un vero villain e il classico momento di fraintendimento tra i protagonisti, con conseguente scioglimento del gruppo, non prende come dovrebbe, scevro della minaccia incombente di un Ade, uno Jafar, uno Scar o un Clayton. Il vero rimpianto di questa pellicola è lo spreco di un potenziale implicito interessante, come dimostra il senso profondo del finale senza nemico. Il nemico reale in Oceania è infatti l’avidità umana che divora i finti eroi e il mondo circostante, portando gli individui ad isolarsi nella loro quotidianità priva di slanci e aspirazioni. Questo messaggio di fondo sarebbe potuto essere sviluppato in maniera decisamente più adulta e convincente, invece che attraverso una struttura inflazionata e infantile.



Il mercato sta cambiando, la mia richiesta e quella della mia generazione sta mutando. Eravamo cresciuti con i capolavori degli anni ’90 e ora ci ritroviamo in un panorama ben più complesso in cui riuscire ad accontentare i gusti di varie branche di pubblico appare sempre più difficile, ma la classe passa dalla capacità di andare oltre le forme della fruizione attuale per dare senso ad un complesso di idee originali e renderlo fruibile a tutti. Il passaggio deve essere dal complesso al semplice, non dal semplice al complesso o addirittura statico nella chiarezza della banalità, come in questo specifico caso. Kubo e la Spada Magica è riuscito a toccare tutti, partendo da un’idea immediata, ricamandoci attorno una storia innovativa e restituendo poi un prodotto semplificato nella sua esteriorità narrativa, per essere un film d’animazione per tutti, non solo per alcuni. Rendendo in questo modo ancora più appagante la scoperta di un significato profondo nella storia. Se ti chiami Disney, a volte fare un film quadrato, intelligente e visivamente impressionante non basta senza i modi giusti.

martedì 3 gennaio 2017

2017: I FILM PIÙ ATTESI

Un anno povero di emozioni e ricco di morti illustri ci lascia. Il 2017 si annuncia però carico di aspettative, vediamo insieme i 15 film che personalmente attendo di più.


Star Wars: Episodio 8 di Rian Johnson
La telecamera ruota attorno al promontorio e Ray allunga la spada laser ad uno stanco e solitario Luke.
L’ultima prova della principessa.
C’è da aggiungere altro?
Uscita: 15 dicembre 


IT di Andres Muschietti
Pensi a Stephen King e ti viene in mente IT, capolavoro indiscusso dell’horror. Pensi a IT e purtroppo ti viene in mente solamente la rivedibile trasposizione televisiva del 1990, che associava una prima parte in linea con lo stile e le atmosfere del libro ad una seconda completamente antiadrenalinica e poco coinvolgente. Un flop passato in sordina e ricordato unicamente per la performance sopra le righe di Tim Pennywise Curry.
Il remake/Reboot in uscita quest’anno promette di capovolgere l’ordine soporifero della miniserie tv e di portare finalmente alla luce lo spirito ansiogeno del capolavoro di King. Promette decisamente bene.
Uscita: autunno 2017


Lego Batman - Il Film di Chris McKay
The Lego Movie era stato un esperimento coraggioso e riuscito contro ogni aspettativa. Tra i personaggi secondari spiccava un batman ironico e colorato che aveva fatto immaginare a tutti un film stand alone sull’uomo pipistrello in versione lego. Ecco che l’immaginazione diventa realtà.
Lego Batman propone i ritorno ad una comicità alternativa, unito al rispetto di alcuni punti fermi della testata fumettistica. A metà tra parodia e opera originale. Vuoi vedere che questo film minore potrebbe diventare il miglior film su Batman degli ultimi due anni?
Uscita: 9 Febbraio


T2: Trainspotting 2 di Danny Boyle
IL FILM che aspetto; quello per cui ho in mente di piantare una tenda davanti al cinema.
Danny Boyle torna a trasporre un romanzo di Welsh a distanza di vent’anni dal suo capolavoro. I personaggi ci sono tutti, i capelli di Spud non ci sono tutti, atmosfere sono esattamente le stesse e la voglia di rivivere le storie dei nostri tossicodipendenti preferiti  è immensa.
Parte Born Slippy ed è subito il ’96. Non dovremmo essere figli di questo film eppure lo siamo. Magari saremo imparentati anche con questo. Sempre senza doverlo davvero essere.
Uscita: 2 marzo


Smetto Quando Voglio - Masterclass di Sydney Sibilia
Alla notizia di un seguito di Smetto Quando Voglio del 2014 avevo sinceramente storto il naso. La conclusione del primo era così tristemente perfetta da non lasciare spazio ad ulteriori sequel, eppure non riesco a smettere di guardare il trailer del secondo capitolo. I personaggi sembrano essere davvero sfruttati al massimo delle loro possibilità e le esagerazioni comiche rientrano alla perfezione nel contesto caricato costruito dal giovane Sibilia. Anche noi possiamo, non fermiamoci.
Uscita: 2 febbraio


Dunkirk di Christopher Nolan
Il trailer non mi ha trasmesso nessuna emozione. Zero.
Poi ho riflettuto. Il trailer di Memento non mi aveva catturato, come non lo aveva fatto quello di Batman Begins, né quello dell’ultimo batman; ma soprattutto, basandomi solamente sul trailer, non sarei mai andato a vedere Interstellar.
Quindi le cose sono due: o questo film sarà piatto e asettico, o Nolan farebbe bene a cambiare il montatore dei suoi trailer.
In ogni caso aspetto Agosto come se fosse Natale.
Uscita: 31 agosto


Guardiani della Galassia Vol. 2 di James Gunn
Guardiani della Galassia, il miglior film Marvel.
Guardiani della Galassia Vol. 2, il miglior film Marvel Vol. 2 (?)
Uscita: 25 aprile


Pirati dei Caraibi - La Vendetta di Salazar di Ronning-Sandberg
Saga che adoro, al di là dei limiti, dei problemi di ritmo e della sua natura dichiaratamente commerciale. È sempre un piacere riverede sul grande schermo Jack Sparrow e Will Turner, Barbossa e Gibbs. Il nuovo villain e l’atmosfera spettrale promettono poi di unire le ambientazioni del primo capitolo con la complessità dell’intreccio del terzo, senza dimenticare la caratteristica comicità di fondo che contraddistingue questa saga cult. Un evergreen.
Uscita: 26 maggio


Last Flag Flying di Richard Linklater
Pochissime informazioni sul nuovo film dell’autore di Everybody Wants Some!!. Si sa solamente che Linklater stavolta dirigerà un trio inedito: Cranston-Carrell-Fishburne. Non so a voi, ma a me basta.
Uscita: TBA 


Cars 3 di Bryan Fee
Il teaser era qualcosa di diverso. Finora la Pixar ha gradualmente abbandonato una linea adulta per avvicinarsi ad una fetta di pubblico ben più ampia. Agli esordi dello studio d’animazione le tecniche utilizzate e il target di riferimento erano differenti rispetto alla Disney; in questi ultimi anni invece i due stili si sono avvicinati molto.
I primi due Cars rappresentano l’esempio più concreto di Disneyzzazione della Pixar: personaggi carismatici e colorati, trama lineare, sviluppo scontato, pochi guizzi e molti messaggi positivi di fondo. Un film per bambini insomma. La speranza è che la Pixar riesca a dare una svolta a questo brand con l’ultimo capitolo, per dare un senso anche ad un progetto senza mordente, per dimostrare di non essere la Disney.
Uscita: 16 giugno


Silence di Martin Scorsese
Film in uscita che trasuda qualità. Stavolta Scorsese vola in Oriente per raccontare la storia delle persecuzioni subite dai cristiani nel ‘700, ovviamente alla sua maniera. A volta l’affetto per un uso delle immagini particolare va al di là delle storie e degli attori.
Uscita: 12 gennaio


Arrival di Denis Villeneuve
Arrival ha spaccato la critica statunitense tra chi lo ha osannato e chi l’ha ritenuta un’opera assai sopravvalutata. Nel mezzo tutti coloro che giurano di non aver capito il nuovo senso che il finale dovrebbe dare all’intero film.
Resta la curiosità di scoprire se ci capirò qualcosa.
Uscita: 19 gennaio

La La Land di Damien Chazelle
Chazelle torna in musica dopo l’enorme successo di Whiplash. Lo stile inimitabile incornicia una delle coppie di attori più affiatate di questa decade. Si prospetta uno dei film dell’anno e la voglia di scoprire la nuova storia d’amore di Emma Stone e Ryan Goslin mi fa pesare l'attesa.
Uscita: 26 gennaio


Life di Daniel Espinosa
Chiameremo questi anni “Il revival della fantascienza spaziale”. Dopo Gravity, Interstellar, The Martian e Passengers, ecco la versione di Daniel. Con Jake Gyllenhaal, Deadpool e Rebecca Ferguson. Curiosità crescente e qualità garantita dalla presenza del completo Jake Gyllenhaal.
Uscita: 25 maggio


Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve
Blade Runner è Blade Runner.
Forse non c’era davvero bisogno di un seguito diretto dell’enorme opera dell’82, ma le atmosfere sembrano esattamente le stesse del cult dei cult della fantascienza, Harrison Ford c’è. Io si sono, sulla mia poltrona al cinema.
Uscita: ottobre 2017