La scorsa settimana ho avuto il piacere/onore di rivedere
Cado Dalle Nubi, esordio cinematografico del comico pugliese Checco Zalone. E fin
qui nulla di nuovo. Sabato, come da programma, mi sono dedicato alla
stesura delle consuete Recensioni della Settimana che voi tanto amate, o almeno
a cui volete bene. Un po’ di bene non si nega a nessuno. Partito con l’idea di
rimanere all’interno delle consuete dieci righe di schermo elettronico, la mia
mente è deragliata andando a toccare temi più profondi della semplice e piatta
recensione. Ecco a voi dunque RdS - Speciale Zalone, una parentesi nel nostro
percorso.
FILM: Cado dalle Nubi (2009)
Checco Zalone è una realtà ormai consolidata del cinema
italiano. Ogni suo film viene pubblicizzato oltremodo e monopolizza l’intero
palinsesto cinematografico per un determinato periodo. Questo aspetto, unito all’ignoranza
di fondo di noi Italiani riguardo la cultura cinematografica, ha fatto sì che
le pellicole del Dottor Luca Medici (laureato in giurisprudenza) siano osannate
e segnino sempre nuovi record in termini di incassi. Ma sarà tutto oro quello
che luccica? Bastano questi elementi a decretare il capolavoro? Parliamone.
Checco Zalone nasce dalla tv, da quello che una volta era
un discreto programma di Cabaret come Zelig. Zalone fu uno dei primi comici di
successo che non provenivano dal milanese e che quindi approfittarono della “nazionalizzazione”
del programma di Claudio Bisio a metà degli anni 2000; altri ad esempio furono
Ficarra e Picone, che non sono affatto sfuggiti alle mie critiche (cliccare perscoprire). Il primo Checco era un quasi simpatico ragazzo Barese che si spacciava per
cantante e divertiva il pubblico attraverso brevi monologhi sgrammaticati, ma
soprattutto attraverso le parodie e le imitazioni, forse vero cavallo di
battaglia dell’artista. Non la mia odierna comicità, ma comunque non per forza
disprezzabile all’epoca della messa in onda (non biasimatemi; dieci anni sono pochi). A Zelig si aggiunsero
partecipazioni a vari programmi Mediaset, qualche comparsata in Rai, la canzone
dei mondiali 2006 e uno squallido programma musicale con Amadeus ("La donna rossa"). Poi il salto
sul grande schermo. Il tentativo di riproporre quanto fatto vedere in pochi
minuti di cabaret in novanta minuti di pellicola e di bissare l’enorme successo
ottenuto in tv. Poteva funzionare tutto ciò? Probabilmente no, ma, dati alla
mano, ha funzionato eccome.
Il suo primo film, risalente all’ormai lontano 2009, fu
Cado dalle Nubi, commedia semplice e immediata che vede Checco, bigotto
disoccupato del Sud, lasciare la sua città d’origine per trovare fortuna come
cantante a Milano. A grandi linee una caricatura di quella che potrebbe essere
davvero stata la storia di Luca Medici. Sketch già visti, recitazione bassa e
molto caricaturale, scrittura banale e regia pessima. Sostanzialmente la regia,
nei film di Zalone, è pressoché assente. Tutto sembra lo svolgersi di
siparietti di Cabaret davanti ad una macchina da presa che svolge il suo ruolo
senza lasciare il segno. Tutto scialbo, forse già visto. Eppure il suo miglior
film, eppure un successo enorme di pubblico e, in alcuni casi, anche di
critica. Forse la novità, chissà.
Gli unici punti a Favore di Cado dalle Nubi sono i
momenti di critica sociale inseriti in maniera poco velata dall’autore
pugliese: discriminazioni contro il Sud,bigottismo dell’Italiano Medio,
omosessualità, disoccupazione ed altro. Tutto è però troppo caricato e
infantile per riuscire a colpire la mente dello spettatore e a godere dello
spettacolo rimane solo lo stomaco. Anche i successivi film di Zalone non
perdono occasione per parlare di temi scottanti come riforma del lavoro e
terrorismo, ma sempre con uno stile che non fa uscire dalla sala con un sorriso
amaro, agrodolce. Esistono tanti altri modi di fare critica sociale. D’altro
canto però, sorvolando sullo stile, le scrittura, la tecnica e gli intenti,
rimane la comicità. Sotto questo punto di vista il film funziona discretamente
mostrando buoni tempi comici e discrete trovate per mandare avanti una linea
comica che altrimenti sarebbe davvero sterile. Un bilancio insomma negativo a
livello complessivo, ma che denota quanto in realtà un talento cabarettistico
sia effettivamente presente dietro l’ignoranza di un personaggio televisivo che
sarebbe potuto rimanere tale. Qualche potenzialità a metà tra grettezza e intelligenza che ha virato troppo facilmente verso il primo modello. Una carrellata di battute sì divertenti, buffe,
ma a tratti vuote e legate male tra loro e al contesto non è per forza cinema.
Spazio in Italia non ce n’è molto, lasciatelo a chi sa fare cinema e vuole
provare a cambiare le cose. Lo specchio dei nostri tempi. VOTO: 5
P.S.: vogliamo poi parlare di come verremo obbligati a
guardare il suo prossimo lavoro con la forza della mancanza di alternative?
Star Wars uscirà poi in linea con il resto del mondo o dovremo aspettare? Ecco un
boccone troppo amaro che quasi mai riesco a buttare giù: la mancanza di
alternative è uno dei problemi che hanno portato il cinema italiano dov’è oggi.
Guardo Zalone oppure niente? Ah no, aspettate: guardo Zalone oppure i Vanzina? Ora
sì che ragioniamo.
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