FILM: Suburra (2015)
Uno dei film italiani più attesi della stagione
cinematografica. Il regista di ACAB e Gomorra - la serie torna nel suo
territorio preferito per raccontare una storia di droga, mafia, corruzione e
vendetta. Se avete amato la serie tv basata sull’opera di Saviano (e
soprattutto se l’avete fatto prima che i fantastici ragazzi di The Jackal la
sdoganassero e la rendessero una parodia di se stessa), amerete questo secondo
lungometraggio di Sollima.
Il film in sè mostra molti picchi di notevole qualità,
spessore e densità scenica, ma purtroppo non è esente da difetti che potrebbero
rendere l’intero prodotto appannaggio di pochi pazienti spettatori. Il ritmo di
Suburra è infatti molto lento e il regista si propone di approfondire alcuni
personaggi a mo’ di serie tv senza però riuscirci appieno. Elio Sebba Germano e Samurai
infatti risultano più macchiette piatte e classiche che rappresentazione
realistica del sottomondo corrotto romano. Tutto ciò porta ad un appesantimento
di alcuni momenti che, considerando l’opera nella sua totalità, non hanno
grande motivo d’esistere. Nella narrazione e nella caratterizzazione dunque un
ibrido tra cinema e televisione che non sa né di carne né di pesce. Oltre a
questo aspetto negativo ho notato anche una caricaturalità in alcune azioni
che, se andate al cinema con amici, potrebbe portarvi a ridere di situazione in
realtà drammatiche.
La trama invece coinvolge e riesce discretamente a tenere
vive ed interessanti tutte le sfumature che compongono un quadro futurista ma
neoclassico, minimalista ma barocco. Il pretesto perché tutto accada è in
verità ingegnoso e ammirevole nella sua scrittura. Una sorta di cerchio che
comincia a delinearsi in sordina e nel finale, in un tripudio di emozioni
ravvicinate, si doppia, deraglia e porta alla conclusione tragica che chiunque
si sarebbe potuto attendere ma che probabilmente nessuno sperava si avverasse.
Una struttura perfetta, invidiabile e finalmente innovativa per il thriller
all’italiana.
La fotografia stupisce per la sua forza visiva e riesce a
rendere credibile una situazione sporca e cupa attraverso colorazioni caricate
e perfettamente bilanciate. I montaggi sonori invece, grazie soprattutto alle
musiche incalzanti ed evocative dei francesi M83 (grazie Davide Quercia),
rappresentano i veri apici della pellicola. Midnight City all’inizio ci
catapulta con grazia violenta nel mondo della corruzione italiana, Outro da
brividi.
Il vero fulcro del film sono però i contenuti di denuncia
sociale. Bande di criminali che tentano di governare il paese attraverso la
corruzione in parlamento e nel Vaticano. A mio parere, Sollima si sarebbe
potuto spingere oltre nella descrizione della vita parlamentare, ma quantomeno
ciò che viene mostrato rappresenta fedelmente la realtà. Suburra era il
quartiere più sudicio e malfamato dell’antica Roma. Tutto quel putridume si è
solo rintanato dentro.
Una volta usciti dalla sala dopo la visione di Suburra ci
si sente sporchi, colpevoli di crimini verso l’umanità. Ci si sente come ad
aver intascato una mazzetta da un imprenditore. Ci si sente dei traditori.
Questo film riesce perfettamente a rinnovare una mancanza di fiducia in una
generazione di politici ingranaggio di un sistema più grande. La politica nel
film è solo l’appendice di un intero movimento che non disdegna la delinquenza,
ma che la pratica come stile di vita alle spalle di coloro che invece ancora
credono in un mondo migliore. L’umore è nero fuori dalla sala perché finisce la
speranza. VOTO: 8.5
ALBUM: Hurry up, We're Dreaming (2011)
E dopo il film contenente una loro colonna sonora, mi
sembrava doveroso rece impressionare il loro ultimo (ma comunque stranamente
datato) lavoro. Hurry up, We Are Dreaming è un doppio album composto da ben
ventidue brani, e ciò potrebbe essere tradotto con la noia, ma non è affatto
così. Le sonorità puramente elettroniche vengono spesso abilmente smorzate con
accenni indie, alternative e soprattutto pop. L’eterogeneità, unita
all’integrità di intenti e atmosfere ricercate, riesce a produrre qualcosa di
meravigliosamente armonizzato. Non si tratta di un capolavoro che resterà negli
annali, ma di un ottimo prodotto imperdibile per gli amanti del genere. I
singoli estratti,e non solo quelli, trascinano l’album e lo rendono facilmente
fruibile da chiunque.
Un appunto particolare per Outro, singolo di cui ho
parlato già nella recensione di Suburra. Descrivere la musica è difficile, ma
le emozioni che questo brano riesce a produrre sono uniche. Il crescendo di
epicità, il testo minimale e le tonalità che toccano l’anima. Semplicemente la
perfezione.
Commovente Raconte-moi une histoire. VOTO: 8.5
ALBUM: Britalian (2014)
E dopo gli Osc2x torniamo a parlare dei grandi esclusi
dell’ultima edizione di X Factor. Stavolta è il turno dei Van Houtens, duo pop
punk italo britannico. Anche loro, a mio parere, avrebbero meritato un posto ai
live del programma per qualità indiscutibili e componente di novità. Avevano anche
raggiunto una discreta fama e un moderato consenso di pubblico alle audizioni
con l’esilarante John Frog, ma tutto è andato in fumo per un atteggiamento un
po’ spocchioso del duo che ha indispettito oltremodo il pubblico. Ma Fedez è
giudice e la folla sceglie sempre Barabba; io c’avrei riflettuto meglio prima
di non farli accomodare sulle sedie. Dopo tutte queste belle parole mi ritrovo
però a dover parlare male del duo modenese: Britalian, EP uscito appena un anno
fa, non riesce a mostrare le doti del duo e crolla subito al pari di un
castello di sabbia in tempeste. I brani sono troppo differenti per sembrare
frutto delle stesse menti. Alcuni momenti paiono proprio scadenti a livello musicale
e in alcuni pezzi del punk tanto sbandierato neanche l’ombra. Non il modo
giusto per farsi conoscere, ma le indubbie qualità rimangono. Speriamo di
risentirli presto. VOTO: 5
Nessun commento:
Posta un commento