domenica 30 agosto 2015

RECENSIONI DELLA SETTIMANA 24-30 AGOSTO


FILM: Ted 2 (2014)
Seguito del successo di pubblico (non di critica, badate bene) dal creatore de “I Griffin” e “American Dad”, Seth McFarlane. Stavolta il nostro Teddy Bear preferito sarà costretto a difendersi in tribunale dalle accuse di non essere una persona indipendente ma una proprietà. A tratti questa trama, decisamente più complessa e profonda di quella del primo film, sembra essere solo il pretesto per nuove e più dissacranti battute; uno sguardo più attento invece potrebbe notare l’evoluzione del brand e il tentativo del simpatico Seth di muovere una critica più acuta e fondata alla società moderna. Le risate non mancheranno affatto e i temi saranno assai più accattivanti. In senso generale invece la pellicola pecca molto nella costruzione infantile dei personaggi in un contesto più maturo, ma, sorvolando su alcune falle, si potrebbe azzardare la superiorità di questo film sul precedente. VOTO: 7


FILM: Delivery Man (2014)
Remake della commedia canadese “Starbuck- 533 figli e non saperlo”. Il regista è lo stesso del titolo originale e ciò potrebbe lasciar pensare ad una mera manovra commerciale per bissare il successo del primo film sfruttando i soldi della Hollywood bene; in realtà la qualità aumenta di pari passo con il budget e tutto sommato il remake con vero investigatore Vince Vaughn riesce a superare il progenitore in molti aspetti. Fotografia, regia, recitazione, montaggio e sonoro. Delivery Man si dimostra all’altezza delle aspettative, nonostante un finale leggermente banale e qualche sporadica caduta di stile. Diverte e intrattiene per un’ora e mezza; non un prodotto indimenticabile, ma godibile. VOTO: 7




FILM: Un’Ottima Annata (2006)
Ridley è un must del cinema americano, una colonna che in passato ha firmato capolavori ancora oggi insuperati, pellicole che hanno segnato una generazione. Il tempo però passa per tutti e non sempre i registi si avvicinano al vino per qualità, non sempre migliorano invecchiando. A volte finiscono le idee, a volte si stancano e stancano il pubblico, a volte propongono pellicole vuote di contenute e sostenute solo dalla forma e dalle interpretazioni delle singole star. È questo il caso di “Un’Ottima Annata”, film in cui un Russell Crowe, ormai in crisi di mezz’età, abbandona il lavoro di broker in Inghilterra per tornare alle origini, alle radici e alla semplicità della vita di campagna. Un enorme manifesti “si stava meglio quando si stva meglio insomma”. Una commedia in cui si ride ma non troppo, si riflette ma non troppo, ci si appassiona alla scontata storia d’amore ma non troppo. Si salvano le meravigliose riprese della Borgogna e le interpretazioni dei due protagonisti, perché Crowe è sempre Crowe. Peccato la profondità di trama non esista. Un prodotto medio e dimenticabile, ma non per questo negativo. VOTO: 6.5



ALBUM: Multi-Love (2015)
Terzo lavoro per gli Unknown Mortal Orchestra (unknown anche perché non li conoscevo una settimana fa e sinceramente non posso dire di conoscerli tuttora) che recuperano le sonorità tipiche degli anni ’80 e tentano di riproporle ad un pubblico più giovane che purtroppo o per fortuna ha perso la possibilità di vivere di persona quegli iconici anni in quanto venuti alla luce tempo dopo. Giovani tipo me insomma.

L’album parte bene con il singolo che dà il nome al lavoro stesso, ma poi si perde e si ripete in maniera eccessiva peccando nell’arte del rinnovamento: a tratti non sembra una rielaborazione della musica di quegli anni, ma una copia. A volte sembra mancare quella scintilla che si percepisce nei prodotti d’alta scuola. Dopo un inizio convincente quindi l’album presenta una flessione dapprima impercettibile, poi sempre più evidente. Ogni flessione ha però un miglioramento finale: “Necessary Evil” e “Puzzles” infatti riescono a riportare l’album su determinati binari. Un prodotto conciso che nasconde in sé diverse luci e talune ombre, ma che tutto sommato ha i suoi picchi d’interesse scavando dove pochi scavano e dove pochissimi riescono a scavare. VOTO: 7

giovedì 27 agosto 2015

NBT: LOLITA

Ciao sono Paolo e oggi Mattia mi ospita nel suo blog per parlare del film “Lolita” di Stanley Kubrick. Ora, su questo argomento ci sarebbe molto da dire e molto di cui discutere ma con il vostro permesso mi soffermerò solo su un aspetto in particolare di questo film (che poi è anche l’elemento centrale della storia) ovvero la relazione tra Humbert (James Mason) e Lolita (Sue Lyon). Una relazione certamente scandalosa da inserire in un film a quei tempi, si parla di una liaison tra un uomo di mezza età ed una quattordicenne dopotutto. Aggiungete poi che Humbert è anche il patrigno di Lolita e otterrete una relazione con incesto e pedofilia. È naturale pertanto che all’epoca il film fece scalpore ma a mio avviso l’attrazione che Humbert prova per Lolita non è affatto carnale o per lo meno non solo. Vedrò di spiegare il mio punto di vista nel modo più esaustivo possibile.


Humbert si innamora di Lolita nell’istante stesso in cui la vede non solo perché giovane e bella ma anche e soprattutto per l’aura che emana, un’aura di leggerezza e semplicità. Lolita è pura e autentica, ma allo stesso tempo è anche maliziosa e impertinente. Humbert poi, convivendo con Lolita e la madre di lei, impara a conoscere meglio tutti gli aspetti del carattere dell’amata. Scopre che Lolita, pur essendo già precocemente adulta sotto molti punti di vista, mantiene spesso dagli atteggiamenti quasi bambineschi, è una ragazza spesso deliberatamente infantile e ed è proprio questo suo modo fanciullesco e spensierato di guardare al mondo che lo attrae in particolar modo. Per usare le parole di Humbert stesso: “What drives me insane is the twofold nature of this nymphet, a veteran nymphet perhaps, this mixture in my Lolita of tender, dreamy childishness and a kind of eerie vulgarity”.
Lolita è immatura, puerile e forse anche sprovveduta ma è una boccata d’aria fresca per Humbert disgustato dalla banalità dei suoi coetanei. Nel film i coetanei di Humbert sono rappresentati da Mrs. Haze (la madre di Lolita) e dai coniugi Farlow: personaggi insulsi ed insipidi che non suscitano in Humbert alcun interesse. Humbert arriva anche a sposare Mrs. Haze ma lo fa solo per poter rimanere vicino a Lolita. Nel periodo in cui i tre convivono nella stesa casa è evidente il contrasto tra la figura di Mrs. Haze e Lolita: la mediocrità e la volgarità della madre fanno da contraltare alla solarità e sensualità della figlia.
La madre di Lolita morirà, investita da un’auto, poco tempo dopo e finalmente Humbert potrà iniziare la sua tanto agognata relazione con la figliastra. Humbert fa di tutto per impedire che Lolita possa abbandonarlo ma è proprio questo comportamento ossessivo che esaspera la ragazza e che alla fine la induce a fuggire con Quilty (Peter Sellers).


Tre anni dopo la sua fuga Lolita contatta nuovamente Humbert per chiedergli del denaro. Nella scena finale in cui Humbert la incontra per l’ultima volta nella nuova casa di lei, Lolita sembra essere cambiata radicalmente. Ora è una donna. La sua adolescenza sembra esserle scivolata di dosso. Porta degli spessi occhiali, indossa un grembiule per stirare e mostra una gravidanza in stato avanzato. È sposata con Richard Schiller, un ragazzo squattrinato ed insignificante. Deve occuparsi alle faccende di casa e tenere d’occhio il bilancio familiare. Ora ha obblighi e responsabilità, non è più quella ragazza spensierata che Humbert aveva conosciuto tre anni prima. Lolita si è trasformata in Mrs. Dolores Schiller. Una casalinga qualunque.
La fine dell’innocenza di Lolita? Non sarei propenso a chiamarla così dato che non era particolarmente innocente neppure in precedenza. No, qui siamo di fronte alla fine della leggerezza di Lolita. Tutta quella vivacità, tutta quella joie de vivre di cui Humbert si era follemente innamorato se ne sono andate lasciando spazio ad una nuova Lolita disincantata, adulta, matura. Questo cambiamento così evidente scandalizza Humbert. La Lolita che aveva conosciuto e amato non esiste più, dopo che aveva sofferto così tanto per conquistarla gliel’hanno portata via. Hanno ucciso Lolita! Le hanno tolto ciò che la rendeva speciale. Ma che cos’era che la rendeva così unica? Di preciso non si può spiegare: era una scintilla effimera, fugace, eppure così bella. Quella scintilla si è spenta e Lolita è diventata una donna qualunque, certo ancora splendida esteriormente eppure terribilmente ordinaria.
  
Humbert si rende conto che forse era stato un folle anche solo a sognare che sarebbe rimasta per sempre la sua “ninfetta” (così la definisce nel suo diario), che non sarebbe mai cresciuta e che avrebbe conservato quella scintilla per tutta la vita.
Humbert alla fine consegna a Lolita i soldi che gli aveva chiesto ed è costretto ad abbandonarla tra le lacrime.



Come avrete capito si tratta di una storia d’amore estremamente squilibrata ed è quasi un miracolo che un film del genere sia uscito al cinema in quegli anni. Quello che emerge dal film però non è la ricerca da parte del protagonista di rapporti sessuali con una minorenne (come può sembrare ad un primo impatto) ma piuttosto la voglia di trovare nuovi stimoli per amare.  Autenticità, freschezza, spontaneità: ecco cosa cercava veramente Humbert, non tanto la soddisfazione carnale.
Infatti l’elemento erotico in “Lolita” è molto sublimato per non dire del tutto assente: visto con gli occhi di oggi questo film è estremamente casto. Certo per alcuni versi Kubrick fu costretto a rendere il film casto per evitare che venisse censurato, ma secondo me rivedere la storia di Nabokov in un’ottica meno sessuale dà la possibilità al pubblico di comprendere i sentimenti del protagonista e permette che si instauri un’empatia tra lo spettatore e Humbert. Se il film fosse stato più spinto a mio avviso questa empatia non ci sarebbe stata perché il pubblico non sarebbe riuscito ad andare oltre al sentimento di ribrezzo nei confronti di un uomo che approfitta in maniera turpe di una adolescente.

P.S. Le opinioni che ho espresso si riferiscono in modo specifico al film e non al libro dal quale è stato tratto. Nel libro di Nabokov (che non ho ancora letto) a quanto pare la relazione tra i due è molto più scabrosa, e l’età di Lolita è di soli 12 anni.


Paolo Della Corte