Avrete sentito centinaia di volte l’espressione “and the
winner is”, adottata nei contesti più disparati, sempre associata al
concetto di vittoria e sconfitta, ma probabilmente non avete ma ascoltato “The Winner Is”. Sto parlando del brano strumentale dei DeVotchKa, divenuto famoso
per essere il tema principale della colonna sonora di Little Miss Sunshine,
film cult indipendente del 2006.
La pellicola si apre con una bambina che, sulle note del
sopracitato pezzo, è intenta a guardare e riguardare con occhi sognanti la
registrazione del momento clue di un concorso di bellezza, ossia la
premiazione. Qui la musica di sottofondo contribuisce in maniera ottimale a
trasportare lo spettatore nell’atmosfera ovattata, personale e intima che il
film cerca di assumere. Si passa poi alla consueta presentazione dei personaggi
intorno ai quali girerà l’intera commedia: il padre della bambina di prima, che
ha appena lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alla pubblicazione del
suo libro sull’autostima, la madre, frustrata dal matrimonio travagliato e da
una vita di insoddisfazioni, il fratello, muto per scelta, il nonno,
cocainomane, e lo zio, gay, famoso studioso di Proust, appena sopravvissuto ad
un tentato suicidio.
Il fil rouge che lega tutti questi problematici
personaggi? Il fallimento. Essi sono tutti dei perdenti, losers per dirlo con
un termine in voga oggi. Il film infatti, attraverso le parole dei vari
personaggi, ci fa intendere una visione categorica del mondo secondo cui questo
si divide in due classi: vincenti e perdenti. La volontà del padre (un
convincente Greg Kinnear) di contrastare questa condizione di sottomissione alla
vita, spinge l’intero gruppo di caratteristici individui ad intraprendere un
improbabile viaggio verso la California per permettere alla piccola Olive di
partecipare ad un concorso di bellezza. Il mezzo di trasporto su cui la
famiglia è costretta a viaggiare, viste le precarie condizioni economiche del
padre, è uno sgangherato furgoncino giallo, presente anche nelle varie
locandine del film, che strizza l’occhio al cinema geometrico di Wes Anderson.
A bordo del suddetto veicolo, gli Hoover si troveranno ad
affrontare varie vicissitudini che rimarcheranno la loro condizione di “vinti”,
ma è nel finale che la situazione si distaccherà da una visione categorica
della vita umana, proponendo una riflessione ben più profonda e superando
concettualmente anche il “ciclo” di Verga. Una volta arrivati in California, non senza infinite difficoltà, la famiglia
si troverà a fare i conti con una nuova categoria umana che rompe gli schemi
fin a quel momento dati per veri e sostenuti dagli stessi personaggi
principali: i finti vincenti. I finti vincenti sono coloro che fingono per
vivere, fingono di essere qualcosa di più di quello che in realtà sono, fingono
perché solo nella finzione possono essere dei vincenti. Sono “Quelli che benpensano”. Questi però, a differenza di come ci si potrebbe aspettare, non
sono dei vincenti solo per loro stessi, ma lo sono anche agli occhi di altri
finti vincenti, ed è proprio questo che rompe il paradigma del film. Da quel
momento in poi la situazione si capovolge e l’atteggiamento dei protagonisti
cambia. Scena emblematica, toccate ed indimenticabile è quella dell’esibizione
della bambina. Una singola sequenza carica di forza e pathos, coraggio e
comicità, ma soprattutto di libertà. La libertà diventa il nuovo fulcro attorno
al quale ruota il film. La libertà, di pensiero e di parola, diventa la più
grande vittoria per i protagonisti, e quindi per l’uomo. Il paradigma
finalmente muta, si evolve. Cadono le concezioni categoriche di vincenti e
perdenti e nascono quelle di vittoria e sconfitta.
Nella vita non esistono i vincenti finché uno non vuole
vederli. Esistono tuttavia vittorie e sconfitte; fanno parte della
quotidianità. Una serie di sconfitte non fa però di un uomo un perdente, come
le vittorie non fanno di questi un vincente. La vita è fatta di sfumature
(magari non cinquanta) e questo film riesce a ridare speranza anche a quelli
che vedono solo nero intorno a loro, perché dietro ogni sconfitta, dietro ogni
fallimento potrebbe celarsi una vittoria, anche piccola, insignificante, ma
enormemente importante, come la libertà.
Il film si chiude poi con una scena poetica e sublime in
cui è la musica a fare da padrona. Alla fine, mentre i protagonisti, illuminati
in volto da una luce nuova, si accingono a ripartire, si sentono nuovamente le
note di “The Winner Is”, ma stavolta è diversa, più alta, carica di allegria,
speranzosa, stavolta è davvero una vittoria, una vittoria che tocca il cuore di
chi l’ascolta.
The Winner Is Little Miss Sunshine.
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