Esisteva una volta Twin Peaks, serie culto ideata e
scritta dal duo di filosofi mancati Lynch e Frost. Era una commistione
perfettamente bilanciata di vari generi: soap, comedy, black comedy,
poliziesco, thriller, sovrannaturale, ma soprattutto mistery. Era il mistero a
sostenere il tutto, le fondamenta. “Chi ha ucciso Laura Palmer?” spopolava e
sosteneva tutti gli altri misteri secondari ad esso legati, come l’isola per
Lost. I produttori dell’ABC però decisero, nel 1991, dopo un paio di puntate
dall’inizio della seconda stagione, che il nome dell’assassino di Laura sarebbe
dovuto essere rivelato perché i fan lo richiedevano a gran voce. Il duo di
registi tentò invano di ribellarsi e il castello di carte crollo senza le
fondamenta. Venuto a mancare il pilastro della narrazione, tutte le sottotrame
minori persero di significato, di fascino agli occhi degli stessi spettatori
che mandavano lettere di protesta alla casa di produzione perché il mistero
venisse svelato. La folla aveva scelto per la morte della serie, perché la
folla sceglie sempre Barabba.
E adesso vi starete chiedendo: cosa centra la debacle di
Twin Peaks con il commento al sesto episodio di Wayward Pines? Centra, centra
eccome. Come accadde per i Picchi Gemelli, serie a cui si rifà lo scrittore dei
romanzi da cui è tratto WP, anche nell’opera di Shyamalan i misteri che
sostenevano la struttura e che invogliavano lo spettatore a seguire
assiduamente la serie sono venuti clamorosamente a mancare in una
puntata-flashback vuota e inutile. Ma andiamo con ordine.
Il sesto episodio si divide in due parti: una riguardante
il protagonista e Pilcher e un’altra incentrata sui preparativi per la fuga di Kate
e Harold. La prima è più lenta, ma anche più riflessiva e comprende una serie
di flashback che non aggiungono quasi nulla a ciò di cui eravamo venuti a
conoscenza nella puntata precedente, mentre la seconda è pressoché un
riempitivo: sembra abbiano voluto allungare a dismisura la creazione di un
ordigno che poteva essere ridotta ad un paio di scene. In generale tutta la
puntata poteva essere alleggerita.
Dai racconti dello scienziato veniamo a sapere
particolari poco interessanti sui preparativi all’ibernazione di massa. Veniamo
a sapere della parentela tra Pilcher e l’infermiera e che quello di Ethan è
considerato il blocco B. Esisteva quindi un blocco A, ossia una prima
generazione di “scongelati” che, dopo aver saputo del loro destino, si è
ribellata e, uscendo da WP, è andata in contro alla morte (ecco spiegata la
tirannia e la penuria di libero arbitrio). Scopriamo poi che lo scienziato si è
riservato il privilegio di tenere con sé alcuni Abbie per poterli analizzare e
ciò credo potrebbe rivelarsi un possibile elemento centrale per un colpo di
scena futuro. Dai flashback quindi possiamo escludere teorie del viaggio nel
tempo e complessi ragionamenti sui paradossi legati ad esso. Tutto si svolge
cronologicamente: quando abbiamo visto l’ex sceriffo e l’ex psichiatra
interagire con altre persone nel 2014 erano effettivamente in quell’anno e
solamente dovevano ancora essere ibernati (grazie Anonimo, palesati).
Detto ciò i misteri che mi dilettavo a elencare nei
precedenti articoli sono sostanzialmente stati risolti. Cosa rimane quindi di WP?
Ora cosa succederà? Dove sta andando a parare una serie che sembra aver
terminato il carburante nel bel mezzo di un’appassionante corsa? Il mio
sospetto è che, finite tutte le cartucce, le avventure della famiglia Burke decadranno lentamente verso l’americanata pura, ossia Ethan che si erge a
paladino della patria e tenta con tutte le sue forze di contrastare l’ingresso
degli Abbies in città (cosa che accadrà non appena la bomba di Kate sarà
innescata); un action apocalittico che poco ha a che vedere con le premesse di
una serie mistery ispirata a e da Lynch. Spero di sbagliarmi. In generale i
tempi e le rivelazioni sono stati gestiti male. Dispiace vedere una serie che
si perde dopo picchi interessanti e ben preparati. Peccato.
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