FILM: Kung Fury (2015)
Non lo so. Non so cosa dire. Non so ancora dire se si
tratti di un capolavoro indiscusso della cultura pop trash anni ’80 o se siamo
di fronte alla più grande accozzaglia nonsense della storia del cinema (ma
protendo molto più per la prima). Nato come progetto finanziato direttamente
dai futuri spettatori su Kickstarter, Kung Fury narra delle avventure di un
giovane poliziotto che, in seguito ad un incidente, è diventato appunto Kung
Fury, ossia il prescelto secondo una particolare branca di tale arte marziale.
Il prescelto per cosa? Non ci è dato saperlo. Non voglio spoilerervi oltre
perche potrei rovinare a voi tutti il gusto di scoprire piccole chicche,
citazioni e dissacranti sequenza. Volevo solamente elencare gli elementi che
più mi hanno destabilizzato/estasiato/divertito/turbato: “insert coin”, i
Laser, KITT, il Triceracop, i laser, la morte del collega, l’aquila di Hitler e
i laser. Ci sono un po’ di laser in questo corto.
Tecnicamente il prodotto in questione è fantastico e
supera di gran lunga blockbuster plurimilionari Hollywoodiani. Talvolta si
eccede nella computer grafica, ma forse è voluto, forse no, non importa, tanto ci sta, ci sta eccome. Il continuo inserimento di elementi surreali e decontestualizzati mi ha portato
inevitabilmente a pensare ai Griffin e devo dire che questo corto supera di
gran lunga le stranezze medie di Seth, senza però scadere nel banale e
soprattutto nella volgarità gratuita. Invito voi quindi a guardarlo e a lasciar
vagare il cervello per campi infuocati pieni di T-rex, unicorni, Amazzoni,
laser e laser per mezzora. Buona visione. VOTO: 9.5
ALBUM: The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The
Spiders From Mars (1972)
David, David, ma che titoli mi trovi? Mica puoi
descrivere l’intero e complesso personaggio attorno a cui ruota il concept album solo nel titolo. L’effetto che deve fare lo fa, però oh, ogni volta
che lo cito con qualcuno devo portarmi dietro una bottiglietta d’acqua per
ridare vigore alla fauci secche dopo aver nominato l’innominabile capolavoro; perché
è di capolavoro che si tratta. Ziggy Stardust (abbreviamolo così) è più di un
album, è il manifesto di una generazione decadente e disinteressata, l’emblema di un artista meraviglioso, lo specchio della gioventù post sessantottina.
Ogni brano aggiunge dettagli alla storia di Ziggy appunto, extraterrestre
androgino proveniente da Marte (Life On Mars?) finito sulla Terra in un’immaginaria epoca post
apocalittica. Una profondità nelle metafore che raramente si era vista in
precedenza e raramente si è vista negli anni successivi. Parliamo poi della
musica: brani senza tempo che ancora oggi si fanno fischiettare a distanza di oltre
quarant’anni. Starman, Star, Moonage Daydream, Suffragette City, Ziggy Stardust.
Pezzi di storia, arte. Il primo Dieci della storia delle Recensioni Della
Settimana. Sono commosso. Sigh. VOTO: 10
ALBUM: Drones (2015)
Avevano promesso di tornare duri e cattivi come un tempo
e l’hanno fatto. Sono tornati più duri che mai. Quando per duri s’intende che
hanno eliminato la parte orchestrale che li accompagnava da qualche lavoro e
hanno limato quella elettronica, che invece era diventato vero e proprio
marchio di fabbrica, per fare spazio agli strumenti veri e propri, alla musica,
a bassochitarrabatteriaetastiera, com’era un tempo, ora e sempre, nei secoli
dei secoli, amen. Il risultato è sì in linea con le aspettative ma forse manca nella
stoccata finale. Forse è meno orecchiabile, meno pop, un sound più ricercato e meno
piacione. Forse non era esattamente ciò che mi aspettavo, ma non si può negare
la qualità dell’album nel suo complesso complesso.
I brani, a parte qualche eccezione, ruotano tutti attorno
al tema del sopravvento delle macchine sulla sensibilità umana (“Killed by
drones”). Come già detto due settimane fa, alcuni brani scorrono bene, altri
invece ricalcano modelli già ampiamente conosciuti e risultano pedissequamente pedanti
alla lunga. “Dead Inside”, “Mercy” e “Reapers” sopra le altre, ma nessuna
sfigura nel complesso. Solo io ho sentito qualche movimento Queenico in quest’album?
Comunque ben fatto Muse, ogni album è una scoperta, ogni lavoro è un esperimento.
Mai fermi, solo applausi. VOTO: 8
FUMETTO: XIII (1984)
Torniamo a parlare di fumetti e lo facciamo con uno dei
capisaldi del disegno occidentale, ossia XIII. Tredici è la storia di un ex
killer professionista che, dopo aver subito un tentato omicidio, si risveglia
senza memoria in una casupola sul mare. Non poche persone tenteranno di acciuffarlo
per farsi rivelare la verità sull’assassinio del Presidente degli Stati Uniti,
e così lo smemorato dovrà contemporaneamente sfuggire dalla malavita che lo
bracca e investigare sula sua vita passata. Una trama che oggi potrebbe aggiungere
poco al nostro ideale di thriller complottistico, ma che trent’anni fa elevò a
dismisura il livello medio delle produzioni fumettistiche europee e non solo.
Un punto di riferimento per certi versi insuperato.
Storia coinvolgente, disegni più che discreti e
soprattutto molta suspance. Fossi in voi comincerei a recuperare la ristampa in
mega uber alles unlimited edition a colori pubblicata mensilmente da Silvio e
cominciata circa tre mesi fa. Non ve ne pentirete, voi. Io so, mi sto pentendo
di aver fatto pubblicità a Silvio. Che vergogna. VOTO: 9
Ricordate la scorsa settimana, quando recensii “LaTempesta del Secolo - Prima Parte”? ecco, il mio intento era quello di parlare
delle tre parti separatamente e settimanalmente per tre lunghe domeniche.
Quello di cui non avevo tenuto conto era il tempo, le invasioni barbariche e
una scomodamente rallentante fasciatura. Mi scuso quindi, ma la seconda parte
della miniserie verrà recempressioanta la prossima settimana, impedimenti
permettendo, così avete anche più tempo per guardarla se siete curiosi, perché siete
curiosi, DOVETE essere curiosi miei adepti (*evilsmile).
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