domenica 13 dicembre 2015

RECENSIONI DELLA SETTIMANA 7-13 DICEMBRE


FILM: Whiplash (2015)
Ormai l’avrete intuito: arrivo sempre tardi quando si tratta di momenti importanti. Diciamo che il tempismo non rientra propriamente nelle mie doti innate. Anche in questo caso mi confesso colpevole di non aver riservato la giusta attenzione nel tempo giusto a questo film, di cui pure avevo sentito parlare molto bene da fonti autorevoli come il mio collega di blog Davide Quercia. Dopo aver fatto ammenda, però, direi di passare alla receimpressione  vera e propria.
Il panorama odierno è saturo. Prodotti freschi e innovativi, sia nella forma che nella sostanza, spesso annegano nel tentativo di emergere dal mare della mediocrità e della banalità. Whiplash ce l’ha fatto, invece. Tale pellicola è riuscita a raggiungere il successo planetario stracciando ogni canovaccio antiquato e proponendo finalmente qualcosa di nuovo. La scrittura, in particolar modo, mi ha stupito per la capacità di saper intrattenere andando oltre gli stilemi classici e quindi oltre la forma mentis comune. Non abbiamo eroi, non abbiamo background, né morale, né finale strappa lacrime. Non abbiamo lo sviluppo dei personaggi secondari o sottotrame utili ad allungare un medio metraggio per trasporlo sul grande schermo. Abbiamo solo ed unicamente un ragazzo provato dalla sua ambizione giustificata ma ossessiva e un insegnante dispotico e controverso. Due personaggi soltanto attorno ai quali ruota l’intera vicenda. L’unico elemento che poteva farci associare Whiplash alla linea comune del cinema americano era la componente romantica che per pochi minuti tenta di prendersi la scena a dispetto della musica, ma così non è, e lo sviluppo della narrazione dimostra quanto in realtà tale elemento sia stato inserito solo in maniera funzionale al resto della trama portante; e la scena della chiamata a pochi minuti dalla conclusione della vicenda dimostra chiaramente la validità di tale mia affermazione.
Il protagonista in realtà non è né il ragazzo né J.K. Simmons, ma l’ambizione malata del primo che si sviluppa si pellicola attraverso la musica. Teller infatti, consapevole delle sue grandi doti, comincia a focalizzare la sua esistenza solo sulla carriera da batterista, fagocitando in essa ogni altro aspetto della sua vita. il suo obiettivo però non è solo la realizzazione umana che deriva dal successo, ma una vera e propria scalata all’olimpo dei suoi sogni per ottenere la notorietà e quindi il riconoscimento delle sue capacità da parte di persone a lui estranee. Esattamente in questo punto degenera la comune ambizione di ogni essere umano e si sfocia nella profonda problematica interiore che lo porta, anche attraverso la figura del cinici direttore del Daily Mail, a compiere gesti inconsulti e inconcepibile ad un occhio poco attento alle emozioni.
Tutto questo complesso si traduce in profonda tensione emotiva che il regista Damien Chazelle riesce a rendere perfettamente attraverso un’ansia spasmodica crescente che colpisce e coinvolge anche lo spettatore più granitico e insensibile.  L’agitazione del protagonista è palpabile e sfocia nella scena del concerto prima della crisi del protagonista.
Il rapporto tra i due protagonisti è assai solido e convincente, riuscendo anche a generare una sorta di detto - non detto che prende forma definita nel finale, quando non riusciamo a giungere ad un giudizio definitivo sul comportamento del maestro nei confronti del giovane allievo. Chi ha preso gli spartiti del primo batterista? Molte emozioni e molti eventi per la trama fondamentali vengono resi unicamente attraverso sguardi, evitando così abilmente i celebri spiegoni del cinema commerciale e di quello scadente italiano in particolare.
La musica rappresenta quindi la chiave di lettura, o meglio, il linguaggio scelto dal regista per la realizzazione del film, e ciò la rende fondamentale per poter comprendere appieno il senso dell’opera. I brani scelti risultano perfetti nel contesto e le scelte registiche per la realizzazione delle scene più concitate valorizzano ulteriormente la pellicola. Meravigliosa e mozzafiato la scena dell’interminabile assolo finale.
I due attori protagonisti meriterebbero di essere citati molto più spesso quando si parla di interpretazione memorabili; Teller, nonostante qualche piccola sfumatura fuori posto dovuta probabilmente alla giovane età, regala un giovane tormentato e psicotico, stratificato al punto giusto, ma quello che più ha stupito sia me che la critica specializzata è stato J.K. Simmons. Semplicemente magnifico. Un film che andrebbe visto anche solo per le scene in cui è presente questo mio nuovo idolo. Pellicola indipendente di assoluto e indiscusso valore che, dati alla mano, ha incassato briciole rispetto a quanto avrebbe meritato. Vi invito quindi a recuperarlo e a farne tesoro, perché Whiplash è cinema, e questo cinema è meraviglioso. VOTO: 9.5



FILM: Dragon Ball Z: The Fall of Men (2015)
Guardalo, mi hanno detto. È il miglior live action su Dragon Ball, dicevano. Non sono ancora in grado di dare un giudizio sul prodotto in relazione alla serie che l’ha ispirato, ma, in ogni caso, credo che il livello del prodotto sia globalmente medio-alto, e il fattore gratuità ne aumenta notevolmente l’appeal.
Fallo of Men è un cortometraggio indipendente, della durata di appena venticinque minuti, rilasciato gratuitamente circa un mese fa su youtube. Eventualmente foste interessati, potete trovarlo qui.
La storia tenta di esplorare un universo parallelo a quello conosciuto e anche al parallelo già svelato attraverso il personaggio fautore degli universi paralleli all’interno della saga, ossia Trunks, che per l’occasione è stato però privato dei suoi caratteristici capelli grigi per lasciare spazio ad una più credibile acconciatura usuale ed occidentale. Purtroppo infatti nessuno dei personaggi presentati sembra avere fattezze, movenze e connotati orientali, ma è come se l’intero brand fosse stato trapiantato in una cittadina del Maine (King reign). Tale Trunks alternativo al quadro si troverà, dunque, a combattere da solo contro la minaccia di Cell forma perfetta. Mi fermo altrimenti rischierei di rovinare la maggior parte del corto con commenti inutili se non l’avete ancora visto.
Registicamente il prodotto sembra realizzato con cura, ma probabilmente i soldi disponibili per il progetto erano inferiori a quelli rischiesti dalle ambizioni del progetto, in quanto taluni elementi sembrano essere più grezzi e abbozzati rispetto al contesto in cui si trovano. La computer grafica ad esempio è invasiva e molto fastidiosa, specialmente in alcuni specifici frangenti dello scontro finale. Anche la scrittura dei rapporti tra i vari (pochi) personaggi sembra essere ridotta allo scheletro nudo a causa di mancanze economiche.

In generale però qualche strizzatina d’occhio alla serie animata e la sequenza finale, con annessa sorpresa, rendono giustizia ad un prodotto amatoriale realizzato da veri fan per veri fan della serie animata e del fumetto con cui siamo cresciuti. Non un capolavoro e neanche il grande lavoro che mi aspettavo dopo qualche recensione entusiastica, ma un piccolo omaggio molto godibile. VOTO: 7

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