lunedì 4 maggio 2015

O CAPITANO! MIO CAPITANO!

Quanto dura una vita? Quanto vale una vita? Quanto dura una vita rispetto alla storia del Mondo? Nulla. La vita di un singolo uomo è un soffio impercettibile in un vento infinito, un granello nel deserto, la goccia dell’oceano. Nulla. L’unica soluzione per riuscire a godere comunque di una vita il cui significato potrebbe anche non esistere è dare importanza ad ogni singolo momento, vivere intensamente ogni secondo succhiando tutto il midollo della vita, cogliere l’attimo. Cogli l’attimo, Carpe Diem.


 Lo diceva il poeta latino Orazio mescolando Stoicismo ed Epicureismo, lo diceva il professore di letteratura John Keating mescolando passione e informalità. Il signor Keating dell’Academy Welton, teatro degli eventi de “L’Attimo Fuggente”, pellicola del 1989 diretta da Peter Weir ed interpretata da un indimenticabile e purtroppo compianto Robin Williams che riprende la storia di un gruppo di ragazzi diciassettenni in mezzo a due fuochi tra loro opposti: da una parte il conformismo e il tradizionalismo imposti dalla società che li circonda e dall’altra l’apertura mentale e la ventata di libertà di pensiero portate dal nuovo insegnante, Keating appunto.


Forti di una nuova consapevolezza artistica, filosofica e soprattutto vitale acquisita attraverso lezioni alternative, alcuni ragazzi decidono di comune accordi di rifondare la “Setta dei Poeti Estinti” (“Dead Poets Society”), un gruppo segreto di studenti dediti alla lettura, alla scrittura, alla poesia, all’arte della vita. Un gruppo che si riunisce nei boschi per poter coltivare tale passione lontano dalla rigidità dell’ala conservatrice della società americana degli anni ’50. La ricerca della libertà di opinione e di espressione volta alla scoperta del vero significato dell’esistenza porterà però questi giovani a confrontarsi con un domani che non risponde alle aspettative dell’oggi giovane e sognante, con un destino che cerca di opporsi a loro in ogni modo. Una realtà dura, triste, non in linea con i grandi ideali del Carpe Diem. Una linea drammatica crescente che sfocerà in un finale tragico e toccante che non potrà lasciarvi impassibili se avete un minimo di sensibilità. O Capitano! Mio Capitano!

Il vero protagonista del film non è quindi il professor Robin Williams, molto convincente e ispirato nel ruolo che lo ha consacrato ad attore pop simbolo degli anni ’80 e ’90, ma i giovani studenti repressi e insicuri, talentuosi e poetici; la gioventù, la vita in tutto la sua imponente forza trainante, la stessa forza che muove il Mondo.


Pars destruens e pars construens, come per Francis. Esistono film che distruggono un modello e altri che lo propongono. È difficile trovare un prodotto che riesca a conciliare e bilanciare alla perfezione questi due aspetti fondanti della critica sociale e di costume, “L’Attimo Fuggente” ci riesce eccome dimostrando così di essere un vero e proprio capolavoro senza tempo, un film complesso e denso di allegorie, messaggi e significati, un film che cambia a seconda dello spettatore e a seconda del momento che questi sta vivendo. Weir mescola abilmente l’accesa critica al partito repubblicano e all’istruzione scolastica contraria alla libertà, la passione per l’arte e una serie di profonde riflessioni sul senso della vita e sull’antropologia in generale. Cinema puro.



Quanto dura una vita? Quanti siamo su questa Terra? Quanti ne sono passati? Lasciarsi trasportare dalla mediocrità della banalizzazione sarebbe facile, sarebbe facile abbattere le proprie aspettative e i propri sogni convincendosi di non valere, di non avere nulla da dire, di essere inferiori al resto delle persone che vive il Mondo. Sarebbe facile, ma non è così. “L’Attimo Fuggente” insegna che noi nasciamo unici e la difficoltà della vita sta nel mantenere questa unicità fino alla fine, nel non cedere al conformismo e al qualunquismo. Rendere ogni giorni unico, vivere l’attimo significa mantenere viva la natura stessa dell’uomo, raschiare dalla superficie la corteccia di falsità e convenzione. Vivere appieno. “Oh, fare della propria esistenza un poema di nuove gioie”. Carpe Diem.

Ciao Robin, maestro di vita e di risata.

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