Ci fu un tempo remoto in cui la mia generazione andava a
scuola con una coloratissima cartella di Dragon Ball con in mente un solo
pensiero: tornare a casa per guardare i cartoni animati. Amici di mille
avventure fantasiose e conducenti del treno della nostra infantile
immaginazione creativa. Dopo (e quando dico “dopo” intendo dopo svariati mesi)
la classifica delle migliori serie animate originali Disney, andate in onda su
Disney Channel, è giunta finalmente l’ora di passare agli eterni rivali, la
controparte oscura dell’essere fanciullo. Quel canale che sostituiva le fiabe e
le atmosfere armoniche di Topolino con le nudità, il nonsense e le animazioni
grezze. Sto parlando di Cartoon Network, canale digitale, ma i cui cartoni sono
stati poi trasmessi anche in chiaro a distanza di poco tempo.
Come al solito ci tengo a precisare che la più grande
influenza che subiranno posizioni e giudizi di questa classifica sarà il mio
personalissimo gusto. E vorrei inoltre sottolineare che, data la mia veneranda
età (e anche qualche capello chiaro - non bianco, ho detto chiaro), dopo il
2004/2005 ho purtroppo smesso di passare ore davanti alla tv, preferendo cose
da omini duri come il wrestling, Monster Jam (che ogni ruota è più alta di
Maradona - ricordatevelo) e i videogiochi. Ma basta tediarvi oltre. Che la
classifica abbia inizio.
10° POSIZIONE: Star Wars: the Clone Wars
Sarò sincero: questa serie occupa “solo” la decima
posizione di questa classifica perché banalmente non mi appartiene. Non è una
delle serie animate della mia infanzia, essendo stata prodotta solo a partire
dal 2004. Ho recuperato quindi in un secondo momento alcuni episodi del
programma, invogliato soprattutto da quelle due paroline nel titolo che
farebbero gioire qualunque fan della saga dell’imbronciato George Lucas, e devo
ammettere che la qualità tecnica, le atmosfere e soprattutto la trama,
perfettamente integrata nel tessuto della narrazione della serie madre, rendono
SWTCW un prodotto interessante e ben congeniato. Peccato per alcuni momenti a
tratti troppo sopra le righe che scoprono il velo della credenza nerd e
riportano i quarantenni con i piedi per terra ricordando loro il vero target
della serie animata. Stay out geeks!
9°POSIZIONE: Nome in Codice: KND
E cominciamo a parlare di quello che personalmente
definirei lo “stile Cartoon Network”, ossia la cifra stilistica che
contraddistingue le storiche produzioni originali. “Nome in Codice: KND”
rispetta appieno queste caratteristiche e si propone come un’alternativa più
che valida alla “Ricreazione” disneyana. Il tema centrale di questa serie è la
fantasia con cui un gruppo di semplici bambini organizza le proprie giornate
tra rifugi sugli alberi e segrete missioni in incognito. Tutto ciò che da
bambini ci sembrava un mondo reale desiderabile si traduce in una fervida
immaginazione dei protagonisti, la stessa immaginazione che avevamo noi anni fa
e che ci permetteva di divertirci con nulla, di fare di scivoli castelli e di
bastoni lame affilate. Una potenza perduta. Questa serie è un inno alla potenza
dell’immaginazione che l’essere umano smarrisce sulla via della maturazione.
8° POSIZIONE: Samurai Jack
Altro passo avanti nel percorso tortuoso di maturazione
della casa di produzione che decide di sperimentare e di allontanarsi dai
canoni di fine millennio per rendere più folkloristica ed unica la cifra
stilistica di questa serie animata. Il tratto e soprattutto i colori, infatti,
sembrano riprendere a piene mani dalla tradizione orientale. Il risultato è un
coinvolgimento totale, un prodotto che porta il bimbo spettatore ad incollare
gli occhi allo schermo e a non staccarli fino alla fine della puntata.
Spettacolari e molto cinematografici i combattimenti tra il protagonista e il
demone Aku. Una serie per certi versi ancora insuperata, soprattutto per quanto
riguarda le vette artistiche raggiunte, ma purtroppo a tratti bilanciata in
maniera insoddisfacente.
7° POSIZIONE: Johnny
Bravo
Come definire Johnny Bravo. Beh, Johnny Bravo è una
sitcom per bambini, o meglio che vuole sembrare per bambini pur alludendo
velatamente a temi più maturi. I più innocenti si trovano quindi di fronte ad
un palestrato e sproporzionato ragazzo dal ciuffo platinato, affetto dal
complesso di Edipo e sempre in agguato quando si tratta di avvenenti ragazze.
L’elemento su cui si fondava la serie non era tanto la narrazione o
l’intreccio, quanto il protagonista stesso che, con un petto mastodontico,
occupava l’intera scena attraverso momenti sconnessi e totalmente inutili, ma
tanto inutili quanto divertenti. Era appunto il divertimento generato da questa
caricaturale figura occhialuta alla David Caruso a portare avanti il programma
e a far sì che i bimbini continuassero seguirlo senza pretendere una trama da
Golden Globe.
Arrivato a questo punto mi sono chiesto se non fosse il
caso di invertire di posizione Johnny Bravo e Samurai Jack. Ci ho riflettuto
per qualche momento. Da una parte un divertimento ininterrottamente nonsense,
dall’altro una ragguardevole componente artistica innovativa. Ma Johnny Bravo è
Johnny Bravo, e Samurai Jack rimane al suo posto.
6° POSIZIONE: Le Superchicche
I maschietti si vestono di blu e le femminucce di rosa. I
maschietti guardano i cartoni con i robottoni giapponesi sparamissili e le
femminucce quelli delle principesse. Questi gli stereotipi più comuni sui gusti
dei bambini che dovrebbero in qualche modo essere condizionati dal sesso, ma Le
Superchicche rappresentavano e rappresentano tuttora una valida mediazione tra
due modelli che non hanno mai davvero funzionato alla perfezione. Il cartone
dalle linee sinuose e dai colori sgargianti univa tematiche prettamente
femminile ai supereroi, alla difesa della terra e a dei fantastici
combattimenti. Le tre protagoniste infatti, create in provetta dal professor
Utonium (ma non ditelo a Giovanardi), cercavano di vivere la loro infanzia
durante il giorno, ma erano spesso chiamate (letteralmente attraverso un esilarante
siparietto comico con il sindaco e la sua segretaria) a difendere la città da
supercattivi canonici, mostri giganti in stile godzilla e altre calamità. Ciò
che spiccava era il perfetto bilanciamento tra la vita ordinaria e la
componente supereroistica, tra la comicità scanzonata di alcuni personaggi e la
tensione palpabile di alcuni momenti di pericolo. Una serie per certi versi
perfetta, insomma, anche nella sua ordinarietà. Ma a spiccare su tutti, sui
cattivi e sulle Superchicche, sul professore e sul sindaco, era lui: Mojo Jojo,
idolo indiscusso della mia infanzia. Personaggio indiscutibilmente sopra le
righe, a metà tra Will il Coyote ed Hector Polpetta. Quanto vorrei risentire
ancora una volta le Superchicche esclamare in coro “Mojo Jojo!”. Ah, i ricordi.
Questa prima parte finisce qui. L’appuntamento è alla
prossima settimana per scoprire insieme i piani più alti di questa classifica tremendamente
nostalgica. Sperando di ricordarvi un po’ quando i problemi erano come conciliare
i cartoni di Cartoon Network e quelli di Disney Channel, quando tutto era un po’
più magico e leggero. A presto.
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