giovedì 25 febbraio 2016

TOP 10 SERIE ANIMATE CARTOON NETWORK - PRIMA PARTE

Ci fu un tempo remoto in cui la mia generazione andava a scuola con una coloratissima cartella di Dragon Ball con in mente un solo pensiero: tornare a casa per guardare i cartoni animati. Amici di mille avventure fantasiose e conducenti del treno della nostra infantile immaginazione creativa. Dopo (e quando dico “dopo” intendo dopo svariati mesi) la classifica delle migliori serie animate originali Disney, andate in onda su Disney Channel, è giunta finalmente l’ora di passare agli eterni rivali, la controparte oscura dell’essere fanciullo. Quel canale che sostituiva le fiabe e le atmosfere armoniche di Topolino con le nudità, il nonsense e le animazioni grezze. Sto parlando di Cartoon Network, canale digitale, ma i cui cartoni sono stati poi trasmessi anche in chiaro a distanza di poco tempo.
Come al solito ci tengo a precisare che la più grande influenza che subiranno posizioni e giudizi di questa classifica sarà il mio personalissimo gusto. E vorrei inoltre sottolineare che, data la mia veneranda età (e anche qualche capello chiaro - non bianco, ho detto chiaro), dopo il 2004/2005 ho purtroppo smesso di passare ore davanti alla tv, preferendo cose da omini duri come il wrestling, Monster Jam (che ogni ruota è più alta di Maradona - ricordatevelo) e i videogiochi. Ma basta tediarvi oltre. Che la classifica abbia inizio.



10° POSIZIONE: Star Wars: the Clone Wars
Sarò sincero: questa serie occupa “solo” la decima posizione di questa classifica perché banalmente non mi appartiene. Non è una delle serie animate della mia infanzia, essendo stata prodotta solo a partire dal 2004. Ho recuperato quindi in un secondo momento alcuni episodi del programma, invogliato soprattutto da quelle due paroline nel titolo che farebbero gioire qualunque fan della saga dell’imbronciato George Lucas, e devo ammettere che la qualità tecnica, le atmosfere e soprattutto la trama, perfettamente integrata nel tessuto della narrazione della serie madre, rendono SWTCW un prodotto interessante e ben congeniato. Peccato per alcuni momenti a tratti troppo sopra le righe che scoprono il velo della credenza nerd e riportano i quarantenni con i piedi per terra ricordando loro il vero target della serie animata. Stay out geeks!



9°POSIZIONE: Nome in Codice: KND
E cominciamo a parlare di quello che personalmente definirei lo “stile Cartoon Network”, ossia la cifra stilistica che contraddistingue le storiche produzioni originali. “Nome in Codice: KND” rispetta appieno queste caratteristiche e si propone come un’alternativa più che valida alla “Ricreazione” disneyana. Il tema centrale di questa serie è la fantasia con cui un gruppo di semplici bambini organizza le proprie giornate tra rifugi sugli alberi e segrete missioni in incognito. Tutto ciò che da bambini ci sembrava un mondo reale desiderabile si traduce in una fervida immaginazione dei protagonisti, la stessa immaginazione che avevamo noi anni fa e che ci permetteva di divertirci con nulla, di fare di scivoli castelli e di bastoni lame affilate. Una potenza perduta. Questa serie è un inno alla potenza dell’immaginazione che l’essere umano smarrisce sulla via della maturazione.



8° POSIZIONE: Samurai Jack
Altro passo avanti nel percorso tortuoso di maturazione della casa di produzione che decide di sperimentare e di allontanarsi dai canoni di fine millennio per rendere più folkloristica ed unica la cifra stilistica di questa serie animata. Il tratto e soprattutto i colori, infatti, sembrano riprendere a piene mani dalla tradizione orientale. Il risultato è un coinvolgimento totale, un prodotto che porta il bimbo spettatore ad incollare gli occhi allo schermo e a non staccarli fino alla fine della puntata. Spettacolari e molto cinematografici i combattimenti tra il protagonista e il demone Aku. Una serie per certi versi ancora insuperata, soprattutto per quanto riguarda le vette artistiche raggiunte, ma purtroppo a tratti bilanciata in maniera insoddisfacente.



7° POSIZIONE:  Johnny Bravo
Come definire Johnny Bravo. Beh, Johnny Bravo è una sitcom per bambini, o meglio che vuole sembrare per bambini pur alludendo velatamente a temi più maturi. I più innocenti si trovano quindi di fronte ad un palestrato e sproporzionato ragazzo dal ciuffo platinato, affetto dal complesso di Edipo e sempre in agguato quando si tratta di avvenenti ragazze. L’elemento su cui si fondava la serie non era tanto la narrazione o l’intreccio, quanto il protagonista stesso che, con un petto mastodontico, occupava l’intera scena attraverso momenti sconnessi e totalmente inutili, ma tanto inutili quanto divertenti. Era appunto il divertimento generato da questa caricaturale figura occhialuta alla David Caruso a portare avanti il programma e a far sì che i bimbini continuassero seguirlo senza pretendere una trama da Golden Globe.
Arrivato a questo punto mi sono chiesto se non fosse il caso di invertire di posizione Johnny Bravo e Samurai Jack. Ci ho riflettuto per qualche momento. Da una parte un divertimento ininterrottamente nonsense, dall’altro una ragguardevole componente artistica innovativa. Ma Johnny Bravo è Johnny Bravo, e Samurai Jack rimane al suo posto.



6° POSIZIONE: Le Superchicche
I maschietti si vestono di blu e le femminucce di rosa. I maschietti guardano i cartoni con i robottoni giapponesi sparamissili e le femminucce quelli delle principesse. Questi gli stereotipi più comuni sui gusti dei bambini che dovrebbero in qualche modo essere condizionati dal sesso, ma Le Superchicche rappresentavano e rappresentano tuttora una valida mediazione tra due modelli che non hanno mai davvero funzionato alla perfezione. Il cartone dalle linee sinuose e dai colori sgargianti univa tematiche prettamente femminile ai supereroi, alla difesa della terra e a dei fantastici combattimenti. Le tre protagoniste infatti, create in provetta dal professor Utonium (ma non ditelo a Giovanardi), cercavano di vivere la loro infanzia durante il giorno, ma erano spesso chiamate (letteralmente attraverso un esilarante siparietto comico con il sindaco e la sua segretaria) a difendere la città da supercattivi canonici, mostri giganti in stile godzilla e altre calamità. Ciò che spiccava era il perfetto bilanciamento tra la vita ordinaria e la componente supereroistica, tra la comicità scanzonata di alcuni personaggi e la tensione palpabile di alcuni momenti di pericolo. Una serie per certi versi perfetta, insomma, anche nella sua ordinarietà. Ma a spiccare su tutti, sui cattivi e sulle Superchicche, sul professore e sul sindaco, era lui: Mojo Jojo, idolo indiscusso della mia infanzia. Personaggio indiscutibilmente sopra le righe, a metà tra Will il Coyote ed Hector Polpetta. Quanto vorrei risentire ancora una volta le Superchicche esclamare in coro “Mojo Jojo!”. Ah, i ricordi.



Questa prima parte finisce qui. L’appuntamento è alla prossima settimana per scoprire insieme i piani più alti di questa classifica tremendamente nostalgica. Sperando di ricordarvi un po’ quando i problemi erano come conciliare i cartoni di Cartoon Network e quelli di Disney Channel, quando tutto era un po’ più magico e leggero. A presto.

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