giovedì 7 maggio 2015

NBT: CANZONI CHE PROBABILMENTE NON CONOSCETE (PERCHÉ SIETE UN PO’ STRONZI)

Quante canzoni esistono al giorno d’oggi? Migliaia? Milioni? Adirittura miliardi? E voi cosa fate? Ma ascoltate sempre il disco di Emma Marrone ovviamente. Non vi sto giudicando, non arrabbiatevi, era solo per stuzzicarvi un pochettino, in realtà il vero punto della questione e quindi la domanda che vi chiedo di porvi è: ma quante canzoni esistono che non ho mai ascoltato? Pensateci, spesso capolavori potrebbero passarvi sotto gli occhi, su Youtube o su Spotify, e voi li ignorereste perché troppo interessati ad artisti che già conoscete (e anche perché siete un po’ stronzi). Quindi quale momento migliore di questo per dare orecchio a qualcosa di nuovo? Non credo vi costi molto tempo e non credo che quel tempo l’avreste speso comunque meglio, visto che siete sempre su internet a cazzeggiare. Insomma, senza ulteriori giri di parole, eccovi alcuni pezzi che dovreste ascoltare senza indugiare un secondo!


Qualcuno ha detto anni ottanta? Beh ci avete azzeccato, Living Out Of Touch è una canzone che più eighties di così non potrebbe essere. Un riff serrato, ripetuto all’infinito e scintillante esplode dallo stereo e da inizio ad un pezzo cadenzato e sostenuto per l’appunto da una chitarra fantastica, caratterizzata da un suono che si alterna tra ruvido e melodico, spesso anche molto bombastico. La voce del cantante, Lenny Wolf, è particolarmente intensa in questa traccia, raggiungendo l’apice nel chorus; l’intera canzone risplende di un’ aura indescrivibilmente passionale, cosa che raramente si riscontra ai giorni odierni, e rappresenta al 100% quello che io intendo per feeling anni 80. Un piccolo pezzo di storia hard’n heavy di un gruppo che è rimasto fin troppo sottovalutato nel corso degli anni.



Grezzo, sporco e melodico, il pezzo in questione è forse il miglior esempio del genere sleaze, così come i Faster Pussycat sono uno dei migliori esempi di gruppi fin troppo poco considerati oggi giorno, nonostante la loro influenza sull’hard rock  sia stata decisamente importante. Le chitarre sono ruvide, graffianti, la batteria pesta che è un piacere, il basso è rombante e groovy e la inconfondibile voce di Taime Downe stride come delle unghie sulla lavagna. Il ritornello prende fin dal primo ascolto, è azzeccatissimo e molto allusivo, in classico stile sleaze. Un fantastico esempio di rock’n roll suonato con la giusta dose di aggressività mescolata con una fantastica eleganza nelle scelte di songwriting. Slip Of The Tongue è tagliente come un rasoio e appiccicosa come una gomma da masticare attaccata sotto un banco; in poche parole: fantastica.



Let Me Be The One, dei Tattoo Rodeo, è forse la ballad più bella che io abbia mai ascoltato. Sul serio, l’intensità di questo pezzo è qualcosa di straordinario, da pelle d’oca. Come come? Chi sono i Tattoo Rodeo dite? Beh uh... Ecco, non ne ho idea nemmeno io. Tutto ciò che so è che sono un gruppo hard’n heavy attivo nei primi anni 90 e che hanno rilasciato due album in quell’arco di tempo; ma questo ora non ci interessa. Let Me Be The One è orgasmica, davvero, è stata scritta con una perizia ed una cura nei dettagli degni dei migliori gruppi di sempre. E poi che voce, che cantato fantastico, dalla prima parola fino all’ultima, tutto sorretto da delle tastiere dolcissime e da un sound di sottofondo deliziosamente country. Un pezzo direi totale, bellissimo, incredibile. Non ho altre parole per descriverla, davvero, ascoltatela subito, senza attendere un secondo.



Ed ecco qua un altra ballad; e che ballad! I britannici Quireboys (gruppo sottovalutatissimo, che avrebbe meritato dieci volte l’attenzione che ha ricevuto) con questa canzone danno una dimostrazione cristallina di tutta la loro classe: il pezzo di per sé è molto semplice, molto melodico e con un pianoforte davvero piacevole. La voce di Spike, il carismatico vocalist, è tanto rauca quanto inconfondibile; mi chiedo quante sigarette abbia fumato prima di registrare la traccia. L’intensità del suo cantato e le lyrics azzeccate rendono il pezzo dannatamente bello ed intenso, per non parlare della chitarra, che accompagna il crescendo con eleganza minimalistica e deliziando le nostre orecchie con un assolo grezzo e scintillante allo stesso tempo. Una delle migliori canzone d’amore di sempre, secondo il sottoscritto.


Se dovessi descrivere il gruppo inglese dei Ten con una parola sola, quella parola sarebbe eleganza. Ascoltate i primi venti secondi di The Name Of The Rose, e provate a darmi torto. Questa è una di quelle canzoni che rispecchiano al 120% la definizione di arte: un’intro acustica e medievaleggiante apre le danze trasportandoci verso luoghi lontani e fantastici, per poi precipitare brutalmente al suolo in un riff granitico ed aggressivo che irrompe improvvisamente. Passano pochi secondi ed ecco che la voce calda di Gary Hughes ci risolleva fino al paradiso, narrandoci nel frattempo alcune parti del famosissimo romanzo di Umberto Eco, Il Nome Della Rosa, a cui il pezzo si è ovviamente ispirato. Gary Hughes canta come un dio, ha un timbro fantastico che in questo pezzo in particolare risplende in tutta la sua bellezza; le sei corde sono sempre in primo piano, macinando riff su riff fino allo strepitoso assolo.  La canzone è stata congegnata in una maniera tale da risultare fluida, melodica ed espressiva, centrando in pieno l’obbiettivo di colpire chi la ascolta. Un vero gioiello di canzone che vi invito a non perdervi!



I Grand Theft Culture sono un quartetto svedese che, dopo essere stati scoperti su youtube da quell’essere inquietante di nome Skrillex, si sono trasferiti a Los Angeles per registrare il loro primo album (che deve ancora uscire). La caratteristica di questi ragazzi sta nel sound davvero originale: esso infatti mescola l’aggressività e la melodia dell’hard rock più classy con l’ignoranza della musica dubstep. Il risultato è geniale e Down The Line è a mio parere il loro pezzo meglio riuscito: La melodia prende dopo neanche mezzo secondo, la voce del cantante è veramente bella e caratteristica e le parti dubstep non sono invasive e sono posizionate nei giusti spazi: insomma, questi ragazzi non si limitano a premere tasti a caso, questa è musica seria e per certi versi a tratti sperimentale. Down The Line è un singolo perfetto, ha un ritornello bellissimo e sono sicuro che piacerebbe a tutti, se solo venisse ascoltata. Insomma, I Grand Theft Culture sono l’unica cosa decente che quell’ameba di Skrillex sia mai riuscito a tirar fuori dal cilindro! Ascoltateli!



Per oggi direi che queste sei canzoni siano sufficienti. Spero che le ascoltiate, davvero, sarebbe davvero bello pensare di avervi fatto conoscere qualcosa di nuovo e di interessante. A proposito, avrete notato che tutti i brani sono hard rock. Beh è il genere che amo di più di tutti, che volete, e condividere le mie passioni con voi è il massimo che possa fare, sperando che valga davvero qualcosa. Grazie per la lettura, a presto guys.
Cristiano Chignola

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