Dopo una premier esaltante, Lynch sceglie di rallentare
il corso degli eventi per focalizzarsi principalmente su un filone narrativo,
quello che vede l’agente Cooper in giacca e cravatta tornare indietro al tempo
reale per recuperare la sua identità. Nello spazio lasciato dalla singola trama
si inserisce finalmente l’ironia caratteristica delle prime due stagioni, con i
suoi toni sopra le righe, talvolta nonsense, talvolta kitsch.
Il terzo episodio si apre con un’appendice del viaggio
onirico di Coop verso il mondo reale. Se nella puntata precedente avevamo visto
l’agente dell’FBI materializzarsi per pochi frangenti all’interno della
misteriosa scatola di vetro, qui possiamo seguire il suo effettivo ritorno nel
mondo reale, la personificazione dello spirito. Questo momento cardine è anticipato
da una sequenza che spinge molto sull’astrattismo surrealista del visionario
regista: Cooper si ritrova in un luogo al limite del sogno e segue le
indicazioni dei personaggi che incontra per entrare all’interno di un
macchinario e tornare - senza scarpe - al mondo reale. Il protagonisti incrocia
tre personaggi all’interno di questo spazio astratto: la donna cieca, il volto
del maggiore Briggs e la donna sul divano. Per tutti e tre mancano
probabilmente i mezzi per riuscire a raccapezzarsi nell’analisi degli eventi,
ma il volto fluttuante del maggiore richiama un elemento ricorrente della
serie: la rosa blu. Rosa blu che rimanda lo spettatore direttamene al film
prequel del ’92 “Fuoco cammina con me” (FWWM). Nella pellicola in questione, l’elemento
della rosa blu veniva solamente menzionato per muovere l’agente speciale
Desmond a tornare sui suoi passi. Il significato specifico della rosa blu è ancora
avvolto da un denso strato di mistero, ma appare palese rientri nel codice
utilizzato dall’FBI. Immagino quindi che personaggi storici dell’associazione
come Gordon e Albert possano svelare il mistero non appena si presenti l’occasione.
Tornando alla comprensione degli avvenimenti nello spazio astratto, due
dettagli hanno colpito la mia attenzione: i rumori che anticipano la comparsa del “padrone”
dell’area e l’orologio che segna le 2:53. I rumori sono palesemente quelli
della scatola di vetro che si rimpicciolisce e si ingrandisce con un sistema
meccanico. Non è chiaro quale collegamento ci sia tra la scatola a New York e
il piano metafisico della donna cieca. Non è chiaro se l’essere apparso dopo
Cooper nella scatola possa essere lo stesso di cui la donna sul divano teme l’arrivo.
Questa versione proverebbe la teoria secondo cui quell’essere sia stato inviato
da qualcuno al fine di fermare il ritorno di Cooper ne mondo reale. L’orologio
invece ci indirizza verso una conclusione certa: il piano metafisico mostrato
nei primi minuti del terzo episodio è la loggia nera per gli abitanti che
parlano al contrario, ma non è la loggia nera per il tempo che scorre come
sulla Terra. Si tratta a mia parere di un piano intermedio, adibito
propriamente al ritorno della anime nel mondo reale attraverso l’apposito
macchinario.
Attraverso il macchinario della personificazione, Coop si
sarebbe dovuto riappropriare del suo corpo, quello posseduto da Bob per
venticinque anni. In realtà le cose non vanno come previsto e l’anima di Coop
finisce nel corpo di un terzo doppelganger, Dougie Jones, in Nevada, mentre l’anima
di questo nuovo personaggio fa ritorno nella loggia nera per sgonfiarsi come un
palloncino e rivelare la sua vera identità di essere farlocco, creato per uno
scopo preciso. Questa pratica all’apparenza mistica coinvolge una sfera d’oro e
soprattutto l’anello della loggia, che fa il suo ritorno sulla scena dopo
essere brevemente apparso nel film FWWM. Il suo funzionamento, rispetto a
quanto potevamo attenderci, sembra essere variato: se il pubblico aveva
ricostruito le vicende dell’intricato film equiparando l’anello ad una sorta di
talismano contro le possessioni demoniache, qui la situazione si complica. L’anello
potrebbe essere allo stesso tempo lo strumento utilizzato per la creazione di
un terzo doppelganger o l’elemento
attraverso cui è stato possibile deviare il ritorno dell’anima di Coop. In entrambi
i casi le possibilità dell’oggetto si allargano a dismisura rispetto alle
premesse. Io propendo più per la seconda ipotesi, la quale potrebbe in qualche
modo spiegare la reazione di Mr C. al ritorno di Cooper. Lo scambio di corpi del
terzo episodio riporta sullo schermo anche la garmonbozia, elemento inventato
da Lynch per spiegare il comportamento degli enti della loggia e introdotto per
la prima volta in FWWM.
Dopo il ritorno nel mondo reale, il personaggio di
Cooper, sostituitosi a Dougie Jones, soffre il tempo passato fuori dal tempo e
risente della durata della sua assenza. Pur rimanendo in contatto con Mike,
Coop non riesce a collegare il momento presente con periodo passato nella
loggia e finisce per aggirarsi come un automa per le vie del Nevada, non riuscendo
ad interpretare i segnali della loggia nera e risultando estremamente ilare, anche se il finale con la storica tazza di caffè lasica intendere un rinsavimento. Dal momento della personificazione in poi la trama si focalizza soprattutto sul girovagare di Cooper,
con una breve parentesi a Twin Peaks per mostrare vecchi (Bobby) e nuovi
personaggi (il nuovo sceriffo, Waldo). Pochi indizi realmente necessari e una
dose di fan service che non guasta.
È con l’opera dell’FBI che la trama torna a galoppare
verso uno sviluppo sempre più frastagliato che coinvolge anche Philip Jeffries,
personaggio comparso nel film FWWM e interpretato dal compianto David Bowie.
Gordon e Albert, accompagnati dall’avvenente agente Tamara, si dirigono in
South Dakota dopo aver ricevuto la notizia del ritrovamento di Dale Cooper, ma
l’incontro tra gli agenti e l’uomo posseduto da Bob lascia emergere tutte le
perplessità dei federali, amplificate dall’incidente riguardante Philip. Se da
una parte la narrazione sembra muoversi in maniera lineare, andando a
ricostruire frammanti di questi venticinque anni passati senza Dale Cooper, il
personaggio di Philip Jeffries continua a destare curiosità per le sue
sparizioni e per il legame che sembra avere con la loggia. Il questo episodio
di conclude quindi con Albert e Gordon intenzionati a ripartire per Twin Peaks
per avere un colloquio con una donna misteriosa. Che sia la signora ceppo o
potrebbe essere la donna vestita di rosso del film? Potrebbe trattarsi di un
altro personaggio femminile storico della saga?
In questo doppio episodio Lynch torna ad un’impostazione
più classica della serie senza però tralasciare le tonalità cupe e la maturità
dell’operato del regista. Lynch è quello del ’91, ma allo stesso tempo ha
evolutola sua estetica trascendentale verso lidi superiori.
Il merito di Twin Peaks 3 è continuare a stuzzicare la
mente dello spettatore con rimandi precisi e scelte apparentemente fuori dalle
logiche possibili. Per condurlo in una trama senza spiegazioni facili, per
rendere tangibile un’esperienza metafisica. Il tutto coinvolge e porta lo
spettatore a chiederne sempre di più. un episodio richiama subito quello
successivo e più aumenta la complessità, più aumenta la gratificazione della
comprensione personale. Interpretazione.
Alla prossima settimana. Hellooooooo!