Alien contro Predator, o lucrare sopra i due massimi sistemi
del cinema. La scelta di affidare la regia di un film sulla carta confuso ad un
mestierante famoso per aver trasposto malamente sullo schermo un paio di
videogiochi di successo è stata quantomeno azzardata. Se le premesse lasciavano
intendere la possibilità che tutto il progetto sfociasse nel trash più puro, la
presenza di Paul W. S. Anderson non ha fatto altro che rendere i timori innegabili certezze.
I film “versus” si fondano sull’immediatezza, sulla
fantasia del pubblico più giovane che vorrebbe spesso vedere i grandi colossi
del cinema scontrarsi in battaglie epiche. Questa necessità discutibile si
trascina probabilmente dall’infanzia, quando tentavamo di riprodurre lotte
epocali con diversi giocattoli: Winnie the Pooh vs Optimus Prime, Rex di Toy
Story vs Topo Gigio. Tanta voglia di fantasia e nessuna pretesa di
plausibilità. Il tempo delle mele, ahimè, è però passato, e se resta divertente
perdersi ogni tanto nell’esagerazione degli effetti speciali, lo stesso non si
può dire quando a peccare è la base di un film, la sceneggiatura.
“Alien vs Predator” si pone arrogantemente come crossover
tra due saghe storiche del cinema d’intrattenimento, senza però spendersi per
rendere l’incontro dei due mostri (sacri) una possibilità credibile. Ciò
contribuisce alla prima mezz’ora di noia assoluta in cui viene imbastita una
trama banale, scontata e soprattutto fuori dal tempo per quanto riguarda le
cronologie delle due saghe, prese singolarmente. Un’inutile quanto abusato
cliché del mostro che si risveglia tra i ghiacci e dei personaggi umani piatti
e insulsi, utili alla sola costruzione di queste basi pericolanti. Una volta
raggiunto il momento dell’incontro dei due mostri poi, la trama viene
decisamente accantonata per lasciare spazio all’action nudo e crudo, senza
fronzoli, senza motivi, senza senso insomma. E a questo punto torna il problema
del regista, dimostratosi incapace di dare all’opera un sentore anche minimo
della grandezza della saghe da cui nasce questo crossover. Anderson è stato
colpevole di aver ridotto la portata del fenomeno attraverso scelte di regia
che penalizzano una pellicola dal grande budget, relegandola a prodotto di
serie b, segnato da gravi problemi tecnici. Eppure, nascendo come autore di
blockbuster tratti da videogiochi (Mortal Kombat, Resident Evil), Anderson
avrebbe dovuto sguazzare nell’action più vuoto, con una vena spinta di trash,
ma così non è stato e l’amore che il regista probabilmente prova per l’impianto
videoludico ha condotto l’intera baracca ad avvicinarsi sempre più ad
un’impostazione e ad una messa in scena proprie del mondo a 64 bit.
Questa tendenza esplicita del film non sarebbe un
problema insormontabile se si trattasse di un prodotto dell’Asylum, se fosse
una copia non licenziata dello xenomorfo di Ridley Scott, ma l’atteggiamento da
opera di serie b che trasuda fin dal primo frame di “Alien vs Predator” è
insostenibile alla luce della grandezza dei padri. E una produzione del genere,
che vede tra i suoi produttori anche Walter Hill, che può vantare lo storico
Dan O’Bannon tra gli autori del soggetto, doveva essere corretta o cancellata
in partenza, per non infangare il buon nome dei registi, degli sceneggiatori e
di tutti i tecnici che hanno preso parte alla quadrilogia originale.
Fondamentalmente, il grande problema di “Alien vs Predator”
è che mai sarebbe dovuto essere concepito un abominio di queste dimensioni; ma
la distanza dalla saga originale di cui ci siamo occupati in attesa dell’uscita
di “Covenant” contribuisce fortunatamente a relegare questo errore
cinematografico nel cassetto della memoria volatile, quella che non passa alla
storia. Un neo su un percorso quasi netto, che ha saputo risollevarsi con “Prometheus”
e che promette di tornare ai vecchi fasti con l’imminente uscita di “Alien:
Covenant”.
Ah sì, il protagonista maschile è Raoul Bova, che si
ridoppia nella versione italiana. Potevo dire anche solo questo per stroncare
il film. Mi sarei risparmiato inutili discorsi.
Alla prossima settimana con l’ultimo appuntamento della
rubrica “Aspettando Covenant”. Mercoledì sarà la volta del ritorno il grande
stile del padre della saga originale, Ridley Scott, col suo discusso e
complesso “Prometheus”.
Ti potrebbe interessare anche:
- Aspettando Covenant: Alien
- Aspettando Covenant: Alien
Nessun commento:
Posta un commento