Mi dispiace ammettere quanto la serie stia deragliando
dai binari delle aspettative del pubblico, viaggiando costantemente al di sotto di queste. Arrivati alla nona
puntata potrebbe essere quasi arrivato il momento dei bilanci: non mi sento di
credere che l’ultimo episodio possa rivoltare di nuovo la serie a mo’ di
calzino. Quanti cambi ci sono stati e quante strade sbagliate? WP è stata
finora un po’ tutto e un po’ niente. Tutto nel mistery, nelle citazioni, nella
suspance, nella costruzione, nei tempi iniziali; niente nella banalità di molte
scelte, nella prevedibilità, nella caratterizzazione dei personaggi, nel modo
in cui questi interagiscono, nella prevedibilità e nella caciaronaggine delle
ultime puntate. Molti elementi che mescolati insieme hanno saputo regalare grandi
soddisfazioni e ore di noia, alti e bassi. Ciò che però finora ha sempre
funzionato è l’intrattenimento: nonostante mi sieda sul divano a guardare il
nuovo episodio non prima dell’una di notte, WP non risulta mai soporifero e si
lascia seguire con piacere, a differenza di qualcun altro di cui non voglio fare
il nome (vero, Pizzolatto?).
Passiamo però all’analisi dell’ultimo episodio andato in
onda ieri sera su Fox. In realtà in quaranta minuti è successo ben poco: gli
Abbie della precedente puntata sono stati bloccati immediatamente nella loro
avanzata violenta e incontrollata, la popolazione ha cominciato a spaccarsi,
Theresa ha scoperchiato la botola trovando prove per convincere gli abitanti
della città della veridicità delle sue affermazioni e Ethan ha tradito la
fiducia di Pilcher inducendo questi ad aprire i cancelli. La fine è vicina.
Credo che in realtà il piano del marionettista sia già
stato messo in pratica in passato e il suo intento sia sostanzialmente quello
di resettare nuovamente la società di WP per ripartire dal “Blocco C”; forse
questa fu anche la terribile fine del Blocco A che abbiamo visto in vari
flashback sparpagliati qua e là tra gli episodi. Fuoco e fiamme. Un altro
fallimento per lo psichiatra che non comprende la psiche umana.
I due elementi che a mio parere hanno inficiato la godibilità
del nono episodio sono stati la botola e il ragazzo fanatico. Dal mistero della
botola, presentato nel lontano settimo episodio, mi aspettavo davvero molto di più
dopo le ammonizioni di pericolo rivolte alla moglie del protagonista, e invece
si è rivelata l’entrata di una struttura sotterranea che sì mantiene ancora un
filo di intrigante mistero, ma decisamente non rappresenta la chiave per la
svolta definitiva della serie verso l’alto. Il ragazzo invece mi ha deluso in
quanto rappresentate di una parte della popolazione, ossia la prima classe di
giovani ricondizionati dal sistema scolastico, che ad un episodio dalla fine
sbuca dal nulla e si impone come parte ingombrante del tutto. Fino a ieri dov’era
questo gruppo violento e pericoloso ormai intaccato dalla responsabilità che
Pilcher ha riversato nelle nuove generazioni della cittrappola? Perché introdurre
nuovi personaggi (importanti per pochi minuti) ad un passo dalla fine? Mi ricorda
quella volta che storsi il naso per l’introduzione di altri nativi dell’isola
in Lost, quelli che vivono nelle piramidi e tentano di combattere il fumo nero
per capirci. È evidente che ci siano altri modi per introdurre dei personaggi o
per far sì che la situazione precaria di alcuni protagonisti cambi. Queste due
scelte mi sono piaciute indubbiamente poco.
L’ultimo fotogramma della nona puntata raffigura la mano
di un’aberrazione che si aggrappa alla rete posta a protezione della città dopo
che Pilcher ha silenziosamente deciso di staccare la corrente che passava nei
fili. Praticamente si ripete la scena che avevamo visto al termine dell’episodioprecedente e quindi le premesse della puntata di ieri sono solo state traslate
all’ultimo episodio: si prospetta sempre più una tragica e caotica fuga dei
cittadini dai mutanti che infestano la città alla ricerca di sangue quasi
estinto, fuga che vede protagonista Ethan Burke, duro e puro agente della CIA
chiamato a compiere il miracolo e a salvare l’intera comunità da una fine
annunciata e per niente piacevole. Qualcuno morirà, i meglio caratterizzati si
salveranno, tranne forse Kate, o l’infermiera, ma pur sempre qualcuno di
sacrificabile. Un finale caciarone e per niente accattivante rispetto alle rivelazioni
di “The Truth”. Mi sarebbe invece piaciuto se gli ultimi due episodi si fossero
rivelati propedeutici alla rivelazione sconvolgente finale, ma non credo sia
così. Mi sarebbe invece piaciuto se Pilcher si fosse rivelato un impostore e
tutto ciò che abbiamo visto si fosse svolto ancora nel 2014, o almeno non nel
4028, un po’ più vicino a noi. E invece no. Peccato. E se invece Pilcher avesse
creato gli Abbie durante un esperimento genetico finito male? E se tutta la
città fosse un suo esperimento che non ha in realtà lo scopo di ripopolare il
pianeta? E se ci fossero in realtà molti altri esseri umani nel mondo perché,
come ci insegna Charles, la specie si è evoluta nella direzione delle aberrazioni
solo nel continente americano? E se questa serie avesse ancora qualcosa da dire?
Vai Way, hit me with your best shot e stupiscici un’ultima volta.
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