venerdì 17 luglio 2015

COMMENTO WAYWARD PINES EPISODIO 9

Mi dispiace ammettere quanto la serie stia deragliando dai binari delle aspettative del pubblico, viaggiando costantemente  al di sotto di queste. Arrivati alla nona puntata potrebbe essere quasi arrivato il momento dei bilanci: non mi sento di credere che l’ultimo episodio possa rivoltare di nuovo la serie a mo’ di calzino. Quanti cambi ci sono stati e quante strade sbagliate? WP è stata finora un po’ tutto e un po’ niente. Tutto nel mistery, nelle citazioni, nella suspance, nella costruzione, nei tempi iniziali; niente nella banalità di molte scelte, nella prevedibilità, nella caratterizzazione dei personaggi, nel modo in cui questi interagiscono, nella prevedibilità e nella caciaronaggine delle ultime puntate. Molti elementi che mescolati insieme hanno saputo regalare grandi soddisfazioni e ore di noia, alti e bassi. Ciò che però finora ha sempre funzionato è l’intrattenimento: nonostante mi sieda sul divano a guardare il nuovo episodio non prima dell’una di notte, WP non risulta mai soporifero e si lascia seguire con piacere, a differenza di qualcun altro di cui non voglio fare il nome (vero, Pizzolatto?).


Passiamo però all’analisi dell’ultimo episodio andato in onda ieri sera su Fox. In realtà in quaranta minuti è successo ben poco: gli Abbie della precedente puntata sono stati bloccati immediatamente nella loro avanzata violenta e incontrollata, la popolazione ha cominciato a spaccarsi, Theresa ha scoperchiato la botola trovando prove per convincere gli abitanti della città della veridicità delle sue affermazioni e Ethan ha tradito la fiducia di Pilcher inducendo questi ad aprire i cancelli. La fine è vicina.
Credo che in realtà il piano del marionettista sia già stato messo in pratica in passato e il suo intento sia sostanzialmente quello di resettare nuovamente la società di WP per ripartire dal “Blocco C”; forse questa fu anche la terribile fine del Blocco A che abbiamo visto in vari flashback sparpagliati qua e là tra gli episodi. Fuoco e fiamme. Un altro fallimento per lo psichiatra che non comprende la psiche umana.


I due elementi che a mio parere hanno inficiato la godibilità del nono episodio sono stati la botola e il ragazzo fanatico. Dal mistero della botola, presentato nel lontano settimo episodio, mi aspettavo davvero molto di più dopo le ammonizioni di pericolo rivolte alla moglie del protagonista, e invece si è rivelata l’entrata di una struttura sotterranea che sì mantiene ancora un filo di intrigante mistero, ma decisamente non rappresenta la chiave per la svolta definitiva della serie verso l’alto. Il ragazzo invece mi ha deluso in quanto rappresentate di una parte della popolazione, ossia la prima classe di giovani ricondizionati dal sistema scolastico, che ad un episodio dalla fine sbuca dal nulla e si impone come parte ingombrante del tutto. Fino a ieri dov’era questo gruppo violento e pericoloso ormai intaccato dalla responsabilità che Pilcher ha riversato nelle nuove generazioni della cittrappola? Perché introdurre nuovi personaggi (importanti per pochi minuti) ad un passo dalla fine? Mi ricorda quella volta che storsi il naso per l’introduzione di altri nativi dell’isola in Lost, quelli che vivono nelle piramidi e tentano di combattere il fumo nero per capirci. È evidente che ci siano altri modi per introdurre dei personaggi o per far sì che la situazione precaria di alcuni protagonisti cambi. Queste due scelte mi sono piaciute indubbiamente poco.


L’ultimo fotogramma della nona puntata raffigura la mano di un’aberrazione che si aggrappa alla rete posta a protezione della città dopo che Pilcher ha silenziosamente deciso di staccare la corrente che passava nei fili. Praticamente si ripete la scena che avevamo visto al termine dell’episodioprecedente e quindi le premesse della puntata di ieri sono solo state traslate all’ultimo episodio: si prospetta sempre più una tragica e caotica fuga dei cittadini dai mutanti che infestano la città alla ricerca di sangue quasi estinto, fuga che vede protagonista Ethan Burke, duro e puro agente della CIA chiamato a compiere il miracolo e a salvare l’intera comunità da una fine annunciata e per niente piacevole. Qualcuno morirà, i meglio caratterizzati si salveranno, tranne forse Kate, o l’infermiera, ma pur sempre qualcuno di sacrificabile. Un finale caciarone e per niente accattivante rispetto alle rivelazioni di “The Truth”. Mi sarebbe invece piaciuto se gli ultimi due episodi si fossero rivelati propedeutici alla rivelazione sconvolgente finale, ma non credo sia così. Mi sarebbe invece piaciuto se Pilcher si fosse rivelato un impostore e tutto ciò che abbiamo visto si fosse svolto ancora nel 2014, o almeno non nel 4028, un po’ più vicino a noi. E invece no. Peccato. E se invece Pilcher avesse creato gli Abbie durante un esperimento genetico finito male? E se tutta la città fosse un suo esperimento che non ha in realtà lo scopo di ripopolare il pianeta? E se ci fossero in realtà molti altri esseri umani nel mondo perché, come ci insegna Charles, la specie si è evoluta nella direzione delle aberrazioni solo nel continente americano? E se questa serie avesse ancora qualcosa da dire? Vai Way, hit me with your best shot e stupiscici un’ultima volta.

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