Ci sono stati degli errori, questo è evidente. Una serie
mystery che si rispetti dovrebbe essere in grado di sostenere il peso di soli
dieci episodi. Non si possono chiudere sottotrame interessanti o modificare la
psiche di personaggi in questo modo. Non si può gettare al vento due episodi
(il terzo e il sesto - di cui vi invito a leggere i relativi commenti) per poi
cercare di recuperare tutto negli episodi conclusivi. Ciò che deve essere
presente in una serie di questo genere è un mistero unico che coinvolga tutti i
protagonisti e che resista fino alla fine. In WP invece il mistero principale
era la città, poi gli Abbie, poi l’anno in cui si svolgono gli eventi e ora la
botola (ehm, Lost vi dice qualcosa?). Troppi cambi, troppi alti e bassi, troppe
svolte che non lasciano spazio ad una linea unica e coerente. Bene, dopo aver
detto ciò posso ammettere di ritenere il settimo episodio il migliore in
assoluto finora, ma andiamo con ordine.
Dopo aver ormai tacitamente accettato il progetto biblico
di Pilcher, Burke torna in città e, rispettose delle linee guida impostegli
dall’alto, comincia a svelare a tutti i concittadini che incontra tutti i
misteri che avevano affollato le loro menti fino a quel momento. Evviva la
coerenza. Ma la moglie non gli crede e comincia delle indagini nell’oscurità
approfittando del suo impiego. Contemporaneamente i sovversivi hanno ultimato
la preparazione degli ordigni, ma si rivela l’anima plurima e frastagliata del
gruppo. Una bomba viene infatti nascosta nella vettura del nuovo sceriffo che
misteriosamente, guardando l’autoradio, riesce a scoprire l’imminente pericolo.
Ciò porterà Burke a cercare i colpevoli e quindi ad arrivare alla mente dei
sovversivi: l’amica Kate. Kate, oltre ad essere a capo delle operazioni, è
anche il personaggio chiave dell’episodio, ossia la persona che fa da
collegamento tra le indagini dello sceriffo, i dubbi di Theresa e le
scorribande del giovane Ben. L’intera puntata è un climax ascendente ben
congeniato che sfocia nel colpo di scena finale forte e sconvolgente. L’ansia,
la tensione e la claustrofobia provata dal gruppo di rivoltosi sono percepibili
e perfettamente amalgamati nel contesto.
Il mistero si riapre: cosa c’è sotto la botola? Chi ha
ucciso Ray Velcoro? Chi c’era dall’altra parte del telefono quando Kate, appena
arrivata, aveva cercato di chiamare la sede della CIA? In che anno siamo
realmente? Dopo una puntata in cui i dubbi presenti erano stati sciolti senza
sostituirli con altri nuovi e all’altezza, torniamo sui binari canonici. E il
duo Pilcher? Dalla scena in cui i due rimangono soli in una stanza
dell’ospedale in cui si risvegliano le vittime possiamo intendere che gli
interessi personali del dottore e dell’infermiera potrebbero andare oltre la
semplice sopravvivenza della razza umana. È come se ci fossero una serie di
veli di Maya a nascondere la vera verità che aspettiamo di conoscere da quasi
due mesi. Con il quinto e il sesto episodio il velo superficiale è stato
vigorosamente squarciato, ma tanti altri ne restano. La “loro” verità potrebbe
non essere l’unica o potrebbe essere solo una visione ristretta della cosa. I
dubbi restano.
Altri due grandi punti a favore del settimo episodio sono
un intelligente ritorno alle origini e l’inversione dei ruoli. L’inizio della
serie era caratterizzato dall’identificazione dello spettatore nelle azioni del
protagonista. Questo aspetto ritorna in parte nelle indagini di Theresa che
tenta, senza farsi scoprire dalle telecamere, di scoprire la sua verità e di
fuggire da WP e in parte nelle azioni autoritarie di Ethan contro i sovversivi.
L’inversione dei ruoli invece comprende il parco personaggi in senso più lato;
personalmente non riesco più a distinguere i buoni dai cattivi, se una
divisione del genere possa realmente esistere. Pilcher, Kate e l’infermiera
sono passati troppo spesso da una parte all’altra senza preavviso. Lo stesso
protagonista si è dimostrato essere in linea con le idee del creatore del
progetto, ma in questo modo si è trovato a scontrarsi sia con la moglie che con
la stessa Kate. A questo punto non so più chi sostenere. Sinceramente nel
settimo episodio ho sperato che i rivoltosi riuscissero nel loro intento e che
quindi il protagonista fallisse. Sorry Burke.
Il finale poi lascia attoniti. Potrebbe essere davvero
morto nell’esplosione come l’ultima immagine ci ha fatto credere? Non so, ma,
venuto a mancare Ben, gli equilibri potrebbero cambiare radicalmente. Da una parte Ethan non avrebbe più nulla da perdere e
potrebbe tranquillamente appoggiare la moglie nella ricerca di una via di fuga,
ma dall’altra i due coniugi non rappresenterebbero più una priorità per la
risparmiosa comunità di WP e quindi potrebbe essere eliminati dal sistema
stesso, ma come si può far valere la legge contro colui che in città detiene in
sostanza in tre poteri? Il mistero continua.
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