FILM: Song ‘e Napule (2014)
“Dimostrare che un’altra televisione in Italia è
possibile”. Questo il motto ferrettico che hanno probabilmente adottato anche i
talentuosi Manetti Bros. I due registi romani portano al cinema ciò che di
buono avevano fatto vedere in quattro stagioni di Coliandro con una commedia
ben costruita, girata, recitata e montata. La storia segue le vicende di un
giovane pianista, entrato in polizia tramite raccomandazione, scelto per essere
l’infiltrato ad un matrimonio tra figli di boss camorristi. Per far sì che
l’intricato piano funzioni però Pino Dinamite, interpretato da un fantastico e
credibilissimo Venturi di 1992, dovrà riuscire ad entrare nella band del
cantante neomelodico Lollo Love (esilarante Giampaolo Morelli) che si esibisce
al matrimonio incriminato.
Personaggi sopra le righe che non stonano rispecchiando
una città, un popolo sopra le righe. Comicità dissacrante che gli amanti
dell’ispettore di Rai 3 non potranno fare a meno di apprezzare. Dietro il velo
di semplicità e allegria si cela però una profonda critica sia alla città di
Napoli che all’Italia intera. La sequenza iniziale sulle raccomandazioni è da
antologia, fantastica.
Ad una prima
occhiata potrebbe sembrare che della città di Napoli vengano presentati solo
gli aspetti negativi (camorra, sporcizia, violenza), ma non è così; proprio
nelle scene più lente e riflessive infatti la macchina da presa si sofferma a
mostrare splendidi scorci, paesaggi mozzafiato e vicoli caratteristici della
controversa metropoli. Tirando le somme Napoli esce rafforzata nell’immagine da
questo film italiano molto intelligente. Un popolo che potrebbe esistere solo
lì, all’ombra del Vesuvio. VOTO: 8
FILM: Control (2007)
Film biografico sulla vita di Ian Curtis, cantante e
leader dei Joy Division nella loro breve attività. La prima cosa che salta all’occhio
è la scelta stilistica del bianco e nero, scelta quanto mai azzeccata che
restituisce in maniera credibile sia gli anni ’70 che la complessa psicologia
del protagonista. Il film copre l’intera carriera musicale dell’immenso
cantante, dai dischi di Bowie nella cameretta alla tragica fine passando per il
successo e le crisi di epilessia. Lo sceneggiatore, consapevole di non poter
includere l’intera vita dell’artista in due ore di pellicola, decide di
tagliare sul rapporto tra Curtis e gli altri membri del gruppo; ciò risulta anche
funzionale nel delineamento del carattere schivo, fragile e solitario del
protagonista.
Control è un film in cui non si parla molto, in cui ci
sono molti silenzi alternati a brani degli stessi Joy Division; molti passaggi
sono oscuri o comunque non avvengono direttamente davanti alla macchina da
presa, quasi si volesse lasciare comunque una sorta di riservatezza alla figura
di Ian. La sequenza finale nella sua semplice forza dirompente commuove e
lascia un gusto molto amaro in bocca, si ha la sensazione che la grave perdita
si sarebbe potuta evitare, ma non è stato così. Quando “Atmosphere” parte senza
però coprire le grida strazianti della povera Deborah Curtis si ha un tuffo al
cuore, un nodo in gola. Scena magnifica.
Da questo film emergono e si mescolano rabbia, dolore,
sofferenza, depressione, angoscia e voglia di farla finita. Uno spaccato
realistico della vita del giovane frontman poeta che, unito ad una fotografia
spettacolare e ad una regia statica e riflessiva, contribuisce a dare vita ad
un prodotto imperdibile per gli amanti del punk e della new wave. Uno dei migliori film biografici di sempre. VOTO: 9
FILM: We Are The Best (2013)
Film svedese passato decisamente in sordina qui in
Italia. Le protagoniste sono tre ragazzine tredicenni anticonformiste e ancora
convinte che nel 1982 si possa prendere il punk come modello anche al di fuori
della pura musica, anche come stile di vita. La pellicola, tratta da una
graphic novel, si struttura come una serie di episodi quasi slegati tra loro che
riescono comunque a creare una storia organica, uno sviluppo credibile dei
personaggi che, scoperta una sala prove aperta a tutti nella loro scuola,
decidono di comporre musica nonostante la penuria di conoscenze tecniche e di
strumenti.
Non si riesce bene a comprendere se il regista volesse
fotografare le difficoltà dell’adolescenza, dell’anticonformismo giovanile o i
valori delle generazioni cresciute con il punk. Il prodotto si presenta come
una via di mezzo, un ibrido che non sempre riesce nel suo scopo. A tratti sembra volare
più alto, a tratti più basso senza mai affondare il colpo. Dal mio punto di vista
ho interpretato la storia delle tre ragazzine come un ritratto degli ultimi,
quelli che la società non considera, quelli che non riescono ad esprimere loro
stessi in schemi ben definiti ma che devono romperli e quindi essere visti in
maniera negativa dalle persone che li circondano. Spesso è più facile chiudersi
e nascondersi dietro ciò che la società vuole piuttosto che esprimere se stessi
e risultare estraneo alla società stessa.
Fotografia e regia scolastiche, molto convincenti le
interpretazioni delle tre protagoniste. VOTO: 6.5
ALBUM: L’Italia Peggiore (2014)
Dopo aver elogiato il primo album de “Lo Stato Sociale”
nelle scorse Recensioni della Settimana, oggi parliamo del secondo lavoro in
studio, uscito lo scorso anno. Con “L’Italia Peggiore” il quintetto bolognese
si conferma come il più commerciale ed accessibile gruppo indie elettronico di
critica sociale italiano. Al secondo tentativo Lodo e compagni curano più l’aspetto
musicale dando vita a motivetti ancor più orecchiabili e azzeccati, ma
tralasciano talvolta i testi o eccedono nel luogo comune; “C’eravamo Tanto Sbagliati”
ad esempio somiglia più ad un’accozzaglia di frasi da stato di Facebook
piuttosto che ad un brano socialmente e politicamente scorretto. A parte due o
tre brani poco ispirati però l’album conferma quanto di buono si era intravisto
in “Turisti della Democrazia”: testi acidi (“La Rivoluzione Non Passerà in TV”)
e critica di costume (“In Due è Amore in Tre è una Festa”). “Linea 30” la vera
perla; coraggiosa, dura, alternativa, poco invasiva. La strage di Bologna vista da vicino, così
vicino che non ci si accorge nemmeno di ciò che sta accadendo.
Molto buone anche le collaborazioni con Piotta, l’enorme
Arianna Dell’Arti e Scottecs, ormai idolo di grandi e piccini. Un gradino sotto
il primo album ma comunque un prodotto godibile da chiunque. VOTO: 7.5
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