lunedì 25 maggio 2015

COMMENTO WAYWARD PINES EPISODIO 2

La serie figlia delle grandi serie del passato comincia finalmente ad ingranare. Il mistero e il sovrannaturale prendono il sopravvento sul resto e lo spettatore è inevitabilmente portato ad incollare gli occhi allo schermo. In questo episodio ci sono forse meno avvenimenti degni di nota rispetto a quello precedente, ma ciò che accade è un continuo colpo di scena, un continuo climax ascendente di tensione. 

Si parte con lo sceriffo locale, forse sì, troppo stereotipato finora, che intima il protagonista di rimanere nella camera d’albergo, si passa dalla scoperta della mappa nello stivale del defunto e martoriato collega e si arriva alla violenta e inaspettata conclusione dell’episodio. Proprio la conclusione potrebbe infatti essere di buon auspicio per il prosieguo della serie. Negli anni infatti siamo stati abituati a cliché e colpi di scena prevedibili che raramente portano alla morte dei personaggi principali, specialmente nelle prime battute di una miniserie. Di solito ci si aspetta che un personaggio non muoia mai davvero, ma venga solo allontanato per un certo periodo di tempo, come ammettono gli sceneggiatori in Boris per esempio. Qui invece la donna che sembrava l’unico baluardo di umanità e integrità nella misteriosa Wayward Pines viene sgozzata di fronte a tutta la comunità dal boia del posto, ossia lo stesso sceriffo. Da questa azione capiamo che le dinamiche della microsocietà venutasi a creare nella sinistra cittadina sono profondamente condizionate dalla convinzione degli abitati della bontà del sistema di leggi e verità non dette che regge l’intera farsa. Non si può scappare, non si può parlare del passato, non si può smettere di recitare senza che nessuno se ne accorga e immagino siano molte altre le azioni giornaliere e comuni proibite a Wayward pines, tutte azioni che coinvolgono in qualche modo la libertà dell’uomo. La metafora della civiltà odierna è evidente e ben congeniata; sotto una coltre di intrattenimento puro potrebbe celarsi anche una velata vena critica molto interessante che potrebbe elevare il livello del prodotto ad una più accurata analisi del prodotto.


Passiamo poi all’analisi dell’aspetto metafisico della serie finora: il tempo. Come avevo immaginato e come avevo anticipato nel precedente commento il paradosso temporale è uno dei pilastri che tengono e terranno in piedi la serie. A WP il tempo scorre diversamente: la compianta barista pensava di essere ancora nel 1999 quando la serie è ambientata nel 2014 e il collega scomparso perché giustiziato dello sceriffo si era sposato più di un anno prima dell’arrivo dell’agente Burke, ma in realtà era in servizio fino a cinque settimane prima del famoso incidente stradale da cui tutto è partito. Qualcosa non quadra e dovremo aspettare altre otto settimana per capire cosa e perché. Intanto la moglie e il figlio del protagonista annusano il complotto e sono in procinto di investigare autonomamente sulla scomparsa del parente. Mi aspetto sbattano spesso la testa contro un muro a casa di tutta la nebbia che circonda la città, ma credo anche risulteranno fondamentali per la definitiva fuga.


La serie si sta incanalando su precisi binari battuti ma sempre freschi e innovativi. Il più grande punto a favore di WP è indubbiamente la presa che ha sul pubblico medio. La situazione di pericolo in cui si trova il protagonista al fine del secondo episodio, braccato e intrappolato, porta lo spettatore ad attendere con ansia la prossima settimana e il prossimo episodio.
Il cambio di regia giova alla serie portando una ventata fresca e garantendo una varianza interessante. Il lavoro di Charlotte Sieling eguaglia e supera quello di Shyamalan nello stile, nella cura e nel coraggio di rischiare. Alcune inquadrature sono assai simili, ad esempio quelle all'interno della clinica, ma tutto risulta più dinamico e coinvolgente. La nuovo regista limita al massimo l’effetto nebbia di cui avevamo già parlato.


Che dire? Un secondo episodio meno citazionistico e più avvincente, più originale. Un prodotto godibile se visto con aspettative non eccessive, ma neanche basse, non le merita. Una serie che lascia spesso lo spettatore a bocca aperta con rivelazioni e colpi di scena azzeccati. La natura di miniserie gioverà. Posso confermare: il piglio e quello giusto.

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