Quanto dura una vita? Quanto vale una vita? Quanto dura
una vita rispetto alla storia del Mondo? Nulla. La vita di un singolo uomo è un
soffio impercettibile in un vento infinito, un granello nel deserto, la goccia
dell’oceano. Nulla. L’unica soluzione per riuscire a godere comunque di una
vita il cui significato potrebbe anche non esistere è dare importanza ad ogni
singolo momento, vivere intensamente ogni secondo succhiando tutto il midollo
della vita, cogliere l’attimo. Cogli l’attimo, Carpe Diem.
Lo diceva il poeta
latino Orazio mescolando Stoicismo ed Epicureismo, lo diceva il professore di
letteratura John Keating mescolando passione e informalità. Il signor Keating
dell’Academy Welton, teatro degli eventi de “L’Attimo Fuggente”, pellicola del
1989 diretta da Peter Weir ed interpretata da un indimenticabile e purtroppo
compianto Robin Williams che riprende la storia di un gruppo di ragazzi
diciassettenni in mezzo a due fuochi tra loro opposti: da una parte il
conformismo e il tradizionalismo imposti dalla società che li circonda e dall’altra
l’apertura mentale e la ventata di libertà di pensiero portate dal nuovo
insegnante, Keating appunto.
Forti di una nuova consapevolezza artistica,
filosofica e soprattutto vitale acquisita attraverso lezioni alternative,
alcuni ragazzi decidono di comune accordi di rifondare la “Setta dei Poeti
Estinti” (“Dead Poets Society”), un gruppo segreto di studenti dediti alla
lettura, alla scrittura, alla poesia, all’arte della vita. Un gruppo che si
riunisce nei boschi per poter coltivare tale passione lontano dalla rigidità
dell’ala conservatrice della società americana degli anni ’50. La ricerca della
libertà di opinione e di espressione volta alla scoperta del vero significato
dell’esistenza porterà però questi giovani a confrontarsi con un domani che non
risponde alle aspettative dell’oggi giovane e sognante, con un destino che cerca
di opporsi a loro in ogni modo. Una realtà dura, triste, non in linea con i
grandi ideali del Carpe Diem. Una linea drammatica crescente che sfocerà in un
finale tragico e toccante che non potrà lasciarvi impassibili se avete un
minimo di sensibilità. O Capitano! Mio Capitano!
Il vero protagonista del film non è quindi il professor
Robin Williams, molto convincente e ispirato nel ruolo che lo ha consacrato ad
attore pop simbolo degli anni ’80 e ’90, ma i giovani studenti repressi e
insicuri, talentuosi e poetici; la gioventù, la vita in tutto la sua imponente
forza trainante, la stessa forza che muove il Mondo.
Pars destruens e pars construens, come per Francis.
Esistono film che distruggono un modello e altri che lo propongono. È difficile
trovare un prodotto che riesca a conciliare e bilanciare alla perfezione questi
due aspetti fondanti della critica sociale e di costume, “L’Attimo Fuggente” ci
riesce eccome dimostrando così di essere un vero e proprio capolavoro senza
tempo, un film complesso e denso di allegorie, messaggi e significati, un film
che cambia a seconda dello spettatore e a seconda del momento che questi sta
vivendo. Weir mescola abilmente l’accesa critica al partito repubblicano e
all’istruzione scolastica contraria alla libertà, la passione per l’arte e una
serie di profonde riflessioni sul senso della vita e sull’antropologia in
generale. Cinema puro.
Quanto dura una vita? Quanti siamo su questa Terra?
Quanti ne sono passati? Lasciarsi trasportare dalla mediocrità della
banalizzazione sarebbe facile, sarebbe facile abbattere le proprie aspettative
e i propri sogni convincendosi di non valere, di non avere nulla da dire, di
essere inferiori al resto delle persone che vive il Mondo. Sarebbe facile, ma
non è così. “L’Attimo Fuggente” insegna che noi nasciamo unici e la difficoltà
della vita sta nel mantenere questa unicità fino alla fine, nel non cedere al
conformismo e al qualunquismo. Rendere ogni giorni unico, vivere l’attimo
significa mantenere viva la natura stessa dell’uomo, raschiare dalla superficie
la corteccia di falsità e convenzione. Vivere appieno. “Oh, fare della propria
esistenza un poema di nuove gioie”. Carpe Diem.
Ciao Robin, maestro di vita e di risata.
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