Sta
per finire ma è più brutale che mai.
In
“Fury” (2014) la seconda guerra mondiale volge al termine nel modo più cruento
possibile e noi ne siamo spettatori sbalorditi.
1945.
Germania. Le colonne di carri armati Sherman, di gran lunga inferiori ai Tiger
tedeschi, si fanno largo verso la vittoria passando per una terra devastata
tanto quanto gli ideali ai quali fu così fanaticamente devota. La Germania sarà
anche martoriata ma i tedeschi non hanno nessuna intenzione di cedere il passo
alle truppe alleate con facilità. Lotteranno con ogni mezzo rimasto, sparando fino
all’ultimo proiettile arrugginito e sacrificando anche i bambini della Hitlerjugend pur di evitare che
la loro patria finisca nelle mani dei nemici del Reich.
Hitler
ha ordinato ai suoi soldati di combattere fino alla fine. Per il Führer la
sconfitta semplicemente non è contemplata.
Sconfitta significa condannare il glorioso volk tedesco ad una fine definitiva.
Gli eserciti alleati di conseguenza si trovano di fronte ad un avversario allo
sbando che continua a combattere con la forza della disperazione.
Il
film si focalizza in particolare sull’equipaggio di un carro Sherman
(soprannominato Fury). Don 'Wardaddy' Collier (Brad Pitt) è il comandante del
carro, ai suoi ordini ci sono:
1)l’artigliere
Boyd "Bible" Swan (Shia LaBeouf)
2)
il meccanico Grady "Coon-Ass" Travis (Jon Bernthal)
3)il
guidatore Trini "Gordo" Garcia (Michael Peña)
4)la
recluta Norman Ellison (Logan Lerman).
“Fury”
è un film crudo, impietoso e a tratti crudele. Questo film mostra la guerra
senza romanticismi, la mostra per quello che è senza adornarla d’un manto
epico. “Fury” ha uno stile diretto e deciso che mi è piaciuto molto. E’ un war
movie particolare in quanto il regista sceglie un approccio il più possibile realistico
evitando le artificiosità tipicamente hollywoodiane. La cosa che più di ogni
altra ho apprezzato in questo film è stata l’assoluta assenza dell’elemento
patriottico. In un film del genere sarebbe stato facile inserire il classico
patriottismo made in U.S.A. ma qui per fortuna il regista non l’ha ritenuto
necessario e si è allontanato dai vecchi cliché del genere. Questo è molto raro
in un film di guerra americano e l’ho apprezzato molto. Nel finale purtroppo si
scade un po’ nel melodrammatico e le
ultime scene del film sembrano non essere in linea con il tono generale della
pellicola. Peccato perché mi sarebbe piaciuto che il film avesse sottolineato
ancor di più l’orrore della guerra con un finale duro e spietato che avesse
reso ancor più chiaro il messaggio centrale del film: la guerra è sempre sporca. Anche quando sta per finire. Anche
quando un esercito sta avanzando inarrestabile verso la vittoria. La guerra è
SEMPRE sporca.
Questo
concetto è ribadito anche dell’uso che viene fatto del fango. Il fango è
onnipresente in questo film: le strade sono fiumi di fango, i carri sono
ricoperti di fango, i soldati sono sporchi di fango. Il pantano, la fanghiglia
che permeano ogni cosa non sono solo elementi scenografici ma a mio avviso
rivestono anche un importante significato simbolico. In un paesaggio così melmoso
anche il viaggiatore più attento finirà per sporcarsi e allo stesso modo in una
guerra così brutale anche il soldato più leale finirà col corrompersi. Il fango
rappresenta tutti gli aspetti più infamanti della guerra e in una guerra simile
è impossibile non sporcarsi.
“Fury”
è stato scritto e diretto da David Ayer. La regia di Ayer mi ha convinto
pianamente, questo regista non è particolarmente noto (fino ad ora infatti era
famoso principalmente per essere lo sceneggiatore di Training Day) ma con
questo Fury dimostra di essere abile e capace. Penso quindi che sia lecito
aspettarsi qualche altro buon film da lui in futuro.
Una
menzione speciale va fatta al direttore della fotografia, il russo Roman
Vasyanov.
Penso
che la fotografia sia l’aspetto che più di ogni altro mi è rimasto impresso in
questo film. Mediante una fotografia grigia, con colori spenti e bigi ci viene
mostrata con maestria la bellezza terribile dei paesaggi della campagna tedesca
dilaniata dalla guerra.
Parliamo
un po’ delle performance attoriali. Direi che anche da questo punto di vista
non ci si può lamentare. Secondo alcuni questa sarebbe addirittura la migliore
interpretazione di Brad Pitt di tutta la sua carriera. Secondo me non è la sua
miglior interpretazione in assoluto ma comunque in “Fury” dà di certo un’ottima
prova del suo talento e ci ricorda
ancora una volta che non è solo una faccia da copertina. Gli
anni passano (ormai ne ha 51) e Brad Pitt non è più un giovincello come negli
anni 90, di conseguenza è ovvio che cambino anche i suoi ruoli: non interpreta
più giovani scavezzacollo come un tempo, ora i suoi personaggi sono maturi e
burberi (come in “Fury” ma anche come in “The Tree of Life”). Per
quanto riguarda il resto del cast se la cavano tutti bene. Incredibile ma vero
anche il buon Shia LaBeouf (che ultimamente sembra avere la popolarità di un
cane in chiesa) dà buona prova di sé in questo film.
L’uscita
di “Fury” è stata posticipata a causa del fallimento della Miramax e quindi
nonostante negli Stati Uniti sia uscito lo scorso ottobre in Italia uscirà
nelle sale solo il 3 giugno 2015. Vi consiglio fortemente di andarlo a vedere al
cinema se siete amanti del genere, questo film è uno spettacolo per gli occhi.
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