domenica 10 maggio 2015

RECENSIONI DELLA SETTIMANA 4-10 MAGGIO


FILM: Clown (2014)
Horror new wave, di quegli horror che non fanno paura. Più che altro questo Clown punta allo stomaco dello spettatore con qualche scena un po’ più forte delle altre, come quella del naso o quella del boyscout a cui il protagonista tende un agguato. Ciò che più convince di questo film è la natura di vittima-killer del protagonista; arrivati a circa metà della pellicola, quando il clown comincia a soffrire ma anche a compiere efferati omicidi, lo spettatore rimane confuso, non sa più se sperare che il povero Ken guarisca (e quindi la profezia della bestia nordica si compia) o venga fermato. A parte questa trovata poco originale ma comunque convincente, il film si compone di sequenze al limite del ridicolo: situazioni molto forzate e poco credibili, improbabile la scelta di nascondere un abito demoniaco in una soffitta random, improbabile il modo in cui il protagonista lo trova e lo indossa, improbabile la figura del clown guariti che porta solo ilarità in un film che di ilarità dovrebbe averne ben poca. I dialoghi poi sono fastidiosi, inutili e uccidono quel poco di tensione che si viene a creare nei momenti di silenzio. Ben fatte invece l’evoluzione progressiva dell’aspetto del mostro e la scena finale.
Sostanzialmente un film da vedere senza pretese, magari in compagnia di amici, per passare in maniera alternativa un paio d’ore. VOTO: 5.5


ALBUM: Unknown Pleasures (1979)
La scorsa settimana abbiamo parlato (molto bene) del film biografico Control, oggi invece analizziamo l’album di debutto degli stessi Joy Division. Il lavoro in questione mostra fin da subito i caratteri distintivi della band inglese: la voce bassa di Curtis, la chitarra suonata con foga in modo da creare un suono non sempre piacevole, i toni cupi i brani quasi unicamente strumentali che esaltano quei pochi versi persenti a pura poesia. Un prodotto figlio dei tempi che risente degli anni ’70, del punk e della decadenza della generazione contemporanea. Una pezzo della storia della musica, della storia del mondo. Copertina fantastica (vero Arctic?)
Disorder, Shadowplay e She’s Lost Control pietre miliari. Un prodotto che tutti dovrebbero aver ascoltato almeno una volta nella vita. VOTO: 9



FILM: Ogni Maledetto Natale (2014)
Film visto due volte in due giorni per capire bene se fosse una grottesca ma classica commedia italiana o un prodotto rivoluzionario e decisamente fuori dagli schemi. Beh, nessuna delle due. Sono presenti elementi innovativi degni di nota, ma alcuni dettagli abbassano il livello globale. Ottima la scelta di dividere il film in due parti e di utilizzare gli stessi attori in ruoli diametralmente opposti; i doppi personaggi più riusciti risultano quindi i Guzzanti (Corrado due spanne sopra Caterina) e Giallini (“Chi se la sente può cominciare”). I meno riusciti invece sono decisamente quelli che non hanno un doppione, cioè i due protagonisti, abbozzati, superficiali e pretenziosi.
Nella prima parte alcune situazioni sembrano meno ispirate e quindi meno comiche; anche la critica alla società fallisce parzialmente creando un contesto troppo grottesco ed eccessivo per richiamare il mondo reale; più azzeccata invece la seconda parte che punta il dito contro una classe altolocata ipocrita e superficiale. Esilarante e tristemente riflessiva la scena in cui la Morante ricca si accorge che Jimmy non è Johnny.
Un film che vive insomma di alti e bassi, di luci e ombre, ma che sicuramente non è la solita commedia (inferno, per esempio). Fallisce parzialmente ma intrattiene e diverte. Una chance la merita anche solo per il fatto che il cast e i registi sono gli stessi di Boris. VOTO: 6.5



FILM: Source Code (2011)
Uno di “quei film ce ci si capisce ma non ci si capisce”. La trama è intricata ma semplice nella struttura ripetitiva: un soldato viene scelto per essere parte del source code che gli consente di rivivere gli ultimi otto minuti di vita di un uomo su un treno prima che questo venga disintegrato da una bomba. Il suo compito è quindi quello di trovare il terrorista che ha piazzato l’ordigno in questione prima che questo esploda. In realtà poi la narrazione si sviluppa anche al di fuori del source code andando a scavare nel passato da valoroso militare interpretato da un ottimo Jake Gyllenhaal.
Il film intrattiene tenendo attivo il cervello attraverso colpi di scena inaspettati e paradossi spazio-temporali e riesce anche a muovere una critica neanche tanto velata verso l’apparato militare e paramilitare americano rappresentato dal creatore del source code stesso.
Nella stessa pellicola si mescolano il thriller-poliziesco, negli ultimi anni per certi versi decaduto, e la fantascienza classica. Quella chiamata nel finale poi emoziona e arricchisce a dismisura il protagonista. Film scritto molto bene e girato in maniera impeccabile. VOTO: 8.5



FILM: Ovosodo (1997)
Opera prima di uno dei migliori registi italiani degli ultimi venti anni, Paolo Virzì. Film che presenta tutti i connotati tipici che un prodotto indipendente dovrebbe avere: basso budget, attori esordienti (il protagonista, Edoardo Gabriellini, fu “provinato” in spiaggia dallo stesso regista), storia poco pretenziosa, ambientazione rustica e poco ricercata. La trama ripercorre circa quindici anni della vita di Piero, dalla morte della madre alla scoperta del vero amore. Il fulcro del film non è però il protagonista, ma tutti gli altri personaggi che gli ruotano attorno, come ad esempio il finto povero Tommaso, la professoressa o Lisa, il primo contatto di Piero con l’amore.
Una pellicola che con semplicità mostra le tappe più significative di una vita pervasa da un’enorme tristezza di fondo. Le difficoltà di un ragazzo solo, senza una famiglia solida alle spalle, che si trova ad affrontare una serie di eventi più grandi di lui. Uno di quei film, come ad esempio Inside Llewin Davis, che non ha un vero inizio e una vera fine, ma copre un lasso di tempo definito riuscendo anche a trovare una conclusione agli archi narrativi e alle sottotrame aperte.
A dispetto dei mezzi un film ben fatto, profondo e autoironico, come il protagonista. VOTO:7.5

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