Dopo aver scelto il topic di questa nuova serie di
articoli ho cercato di selezionare i cinque migliori classici Disney. Andando
però ad eliminare quelli oggettivamente scadenti, quelli inutili e quelli che,
per gusti personali, non ritengo all’altezza dei grandi capolavori della casa
di produzione californiana, non sono riuscito a restringere il campo a meno di
quindici titoli. Ho deciso quindi di dividere questa classifica in tre parti,
in ognuna delle quali prenderò in considerazione cinque film, partendo
dall’ultima posizione.
Ovviamente premetto che le opinioni espresse sono del
tutto personali, per cui non rammaricatevi, non disperate se il vostro classico
preferito non rientra nelle prime posizioni o addirittura non compare affatto
nella classifica da me stilata. Per classici Disney, se qualcuno non lo
sapesse, si intende il filone di film d’animazione principali; quelli usciti al
cinema sostanzialmente. Saranno quindi esclusi dalla classifica tutti i seguiti
o comunque i film secondari del grande Walt. Per ulteriori informazioni vi
rimando all’elenco ufficiale.
15° POSIZIONE: BIANCANEVE E I SETTE NANI (1937)
Primo lungometraggio animato Disney che ha gettato le
basi per il filone di cartoni basato sulle fiabe popolari. Film che
introduce tutti i punti cardini dell’animazione classica. l’ambientazione incantata riprende il dualismo città-campagna molto caro all’Ottocento,
l’animazione risente degli anni che ha ma per l’epoca fece inneggiare a ragione
al capolavoro. Vengono introdotti alcuni stereotipi di personaggi classici come
la candida principessa dal cuore puro, la matrigna usurpatrice e perfida (molti
bambini ancora oggi tremano durante la scena della trasformazione), il
cacciatore scorbutico ma dall’animo gentile, lo specchio e il principe azzurro.
Con gli anni l’interesse per queste figure è andato scemando, fino ad arrivare
alla totale parodia nei primi due capitoli della saga dell’orco verde firmata
Dreamworks. Nonostante Biancaneve presenti molti limiti tecnici, nella trama e
nello sviluppo dei personaggi, ovviamente accentuati dall’età, gli va
riconosciuto il merito di aver contribuito alla nascita e allo sviluppo del
genere e soprattutto di aver introdotto i Sette Nani: icone immortali della
Disney, ancora oggi presenti su gadget e t-shirt. Maestria rara nella
caratterizzazione attraverso i nomi e poche battute ricorrenti. Memorabili.
14° POSIZIONE: BIG HERO 6 (2014)
Dopo il primo classico passiamo all’ultimo, quello uscito
nelle sale lo scorso Dicembre. Dopo qualche pellicola meno ispirata poiché basata
ancora sugli inflazionati canoni classici di cui sopra, lo studio decide di
sperimentare prendendo un fumetto semisconosciuto della Marvel ed
estrapolandone un film d’animazione. Il risultato è ottimo; si ritrova la
freschezza nei personaggi e nell’ambientazione, la novità che aveva
caratterizzato i film del rinascimento Disney nei primi anni ’90.
La storia, ambientata in una moderna San Fransokyo
(connubio giappo-americano), risulta molto profonda, andando a toccare temi
importanti come morte, senso della vita, progresso tecnologico e bene comune.
Il design dei personaggi è particolare, poco realistico ma adatto ad un
cinecomic animato. Alcune scene suggestive, come quella del primo volo, rendono
la pellicola uno spettacolo per gli occhi. I richiami all’ingegneria avvicinano
i bambini ad un mondo più impegnato e contemporaneamente alleggeriscono l’argomento
agli occhi degli adulti. I due pilastri su cui fonda il film sono però Baymax e
il villain. Il primo funziona egregiamente come spalla comica ed è al centro di
tutte le scene chiave del film, il secondo invece tiene in piedi l’intera trama
risultando misterioso, accattivante e perfettamente caratterizzato. Colpo di
scena finale intuibile ma azzeccato. Ottimo prodotto d’intrattenimento per
tutta la famiglia.
13° POSIZIONE: DUMBO (1941)
Capolavoro Disney nato come disperata manovra commerciale
volta a ripianare i debiti pregressi della casa di produzione. La storia
ripercorre sostanzialmente le peripezie di un elefantino separato della madre. La
grande novità del film sta nell’introduzione della disabilità; la particolarità
di Dumbo è infatti quella di avere delle orecchie enormi, decisamente fuori
dall’ordinario. Inizialmente questa diversità fisica del protagonista viene
vissuta come un problema, un motivo di isolamento dai suoi simili. Con lo
sviluppo della trama invece l’elefantino impara a superare le differenze
esteriori e addirittura a valorizzarle per potersi elevare al di sopra della
massa. Grande insegnamento racchiuso in un film destinato ai più piccoli ma
godibile anche con uno sguardo più maturo. Ottime musiche (“Quando Ho Visto un
Elefante Volar” su tutte) al servizio di un ottimo prodotto. Un plauso alla
scena psichedelica legata all’ubriacatura di Dumbo e del piccolo topo Timoteo:
semplicemente arte visiva.
12° POSIZIONE: KODA, FRATELLO ORSO (2003)
Uno dei migliori classici degli anni 2000, caratterizzati
da molti bassi e troppi pochi alti. Disney incontra le tradizioni nordiche, le
leggende peruviane, incontra l’amore per la natura. Una storia di vendetta,
mitologia e animali totem, ma anche di amicizia, fratellanza e rispetto del
mondo animale. Anche gli animali selvaggi hanno una loro storia, una loro
dignità, e questo film gliela restituisce appieno.
L’atmosfera che si assapora è molto lontana dal canone
disneyano; le ambientazioni sono assai ispirate, poetiche, meravigliosamente
evocative. Le musiche di Phil Collins, di nuovo al lavoro con il marchio di
Topolino, si armonizzano alla perfezione con i paesaggi alaskani. Freddo sulla
pelle, calore nel cuore.
Alcune scene commoventi, come la morte del fratello di
Kenai o il finale, ed altre visivamente incredibili, come l’aurora boreale e le
trasformazioni del protagonista, impreziosiscono un capolavoro a volte
sottovalutato. La forza della Natura che accresce l’uomo.
11° POSIZIONE: GLI ARISTOGATTI (1970)
Come si dice, quando il topo non c’è i gatti ballano…
credo.
In questo caso è
così perché a quattro anni dalla dipartita del grande Walt, padre di Topolino,
lo studio riesce finalmente a produrre il lungometraggio con protagonisti dei
gatti, animali tanto odiati dal nonno dei cartoni, e il risultato è una pietra
miliare della storia dell’animazione.
La scelta di partenza è quella di mantenere uno stile
musicale unico per tutto il film, ossia il jazz. Molti dei simpatici animali
che popolano questa pellicola sono infatti collegati a tale genere. Anche il
tratto sporco con cui sono caratterizzati i personaggi richiama i suoni
discordati e bizzarri tipici della musica jazz.
La storia segue l’epopea di quattro gattini costretti ad
affrontare la dura vita di strada per poter tornare a casa dalla loro facoltosa
e anziana padrona, in procinto di definire il proprio testamento.
Una sfilata di personaggi sui generis e indimenticabili
sulle note di musiche curate e coinvolgenti. Anche il meno importante risulta caratterizzato alla perfezione da dettagli esteriori
specifici e da poche, ma taglienti e intelligentemente divertenti battute.
Duchessa, Romeo, il maggiordomo Edgar, i jazzisti, i gattini, Napoleone e
Lafayette, Guendalina e Adelina, lo zio Reginaldo, tutti indimenticabili,
protagonisti di sketch esilaranti. Film coinvolgente e divertente. Imperdibile
per coloro che sentono la musica scorrere nelle loro vene.
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