lunedì 26 settembre 2016

WAYWARD PINES 2 - COMMENTO EPISODIO 6

Ci eravamo lasciati la scorsa settimana con il momento morto continuo che ancora cammina. Non si può dire che la tendenza sia stata invertita in toto, ma indubbiamente questo sesto capitolo spicca sul livello medio della seconda stagione per coerenza narrativa e capacità di costruire una storia su una serie di non detti. Fondamentalmente si tratta di ciò che finora era mancato alla serie: la capacità di intrigare lo spettatore e di fargli credere di avere qualcosa da dire prima della fine. ora qualcosa da dire potrebbe esserci; non intendo sbilanciarmi ma potremmo essere di fronte ad un finale in crescendo.
Il problema della costruzione frammentata è stato parzialmente ridotto attraverso i tagli ad alcune linee ben precise, come quella dei due ragazzi, fratello e sorella, invischiati nei loro problemi sessuali. In questo frangente gli sceneggiatori anno saputo concentrare le loro forze sull’attacco degli Abby, e tutte le sottotrame portate avanti in questo sesto episodio hanno saputo collegarsi in maniera accettabile con il filone principale. Il problema del protagonista invece continua a rappresentare uno dei maggiori punti a sfavore dell’intera seconda stagione. Rispetto alla prima, in cui era Ethan Burke a fare da mattatore, qui non riusciamo ad empatizzare appieno con qualcuno dei protagonisti, sia per questioni di scrittura che, soprattutto, per questioni di tempo. Non seguiamo nessuno nello specifico e non arriviamo ad immedesimarci nelle situazioni vissute da Theo Yedlin, sostituto ideale del compianto Ethan.


Ancora una volta la serie ha peccato nelle scelte relative ai rapporti tra le due stagione, ancora una volta la morte di un personaggio cardine della prima stagione è stata trattata come un momento di poco peo, andando ulteriormente a sfaldare la struttura portante della serie. Non è possibile costruire un progetto su basi solide e poi liquidare queste basi su due piedi. Era necessaria una scrittura più ragionata, più attenta alle risposte del pubblico al termine del primo atto. Ancora una volta la serie ha dimostrato di smarrirsi facilmente senza la guida diretta dei romanzi di Crouch. Ricreare e ricamare sopra un tessuto usato non è cosa da tutti.

Wayward Pines si è decisa a lasciare aperte delle porte per rinnovare l’interesse del pubblico. Il mistero principale è indubbiamente quello di Margareth, unico Abby femmina che, dai test effettuati, ha dimostrato di possedere un’intelligenza superiore a quella umana. D’altro canto però non possiamo affermare che questi nuovi Abby organizzati siano un’evoluzione repentina della razza dominatrice, quanto più che, parafrasando le parole di CJ, essi imitino gli atteggiamenti umani in un brevissimo periodo. Ma cosa si cela dietro l’aberrazione dell’aberrazione? Cosa nascondono i segni in rilievo sulla mano dell’unica donna? A mio parere potrebbe essere nel gene femminile la soluzione all’aberrazione e quindi lo sviluppo della razza degenerata verso la civiltà, oppure potrebbero essere le Abby femmine a comandare gli spostamenti e le azioni di quelli maschi, meno evoluti per una questione naturale.

Altro grande interrogativo è relativo al ruolo di Rebecca e ai suoi rapporti con il gruppo dei rivoltosi che ha tenuto in scacco la città per anni. Credo che prima della fine sia plausibile vedere un revival del finale della prima stagione, con scontri aperti in città tra prima generazione, ribelli e aberrazioni. In ogni caso la sensazione, rispetto al calare della prima stagione, è che sé una verità esiste, essa è là fuori, oltre le divisioni politiche e i dissapori tra coniugi. Le basi per un finale passabile sono state poste, speriamo che Wayward Pines riesca ad accendere una scintilla nel buio prima della fine.

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