Con questo nono episodio alcuni filoni narrativi
cominciano a giungere ad una conclusione. Si tirano le somme sugli eventi
descritti, si cercano di riallacciare i rapporti tra la prima interessante stagione,
la seconda confusionaria e il passato dal quale tutto ha avuto origine. È proprio
dal passato che arriva il più importante colpo di scena di questa seconda
stagione, ovvero la parentela stretta, e quindi l’incesto, che si cela dietro
il rapporto tra Jason e Kerry. Il twist è, come detto, d’effetto: prende,
coinvolge e lascia per qualche attimo interdetti; ma allo stesso tempo dimostra
ancora una volta le scarse abilità di scrittura degli sceneggiatori. Fino a
quel momento infatti il punto chiave della situazione era stato il futuro
imminente della popolazione di Wayward Pines, costretta al ricongelamento a
causa della minaccia degli Abby. Il problema però sorgeva in merito alla
mancanza di capsule sufficienti a garantire un sonno tranquillo a tutta la
popolazione. La questione era stata portata avanti con un certo raziocinio,
producendo uno scontro ideologico vivissimo tra l’etica del bene comune e la
scelta del bene individuale. Tutto ruotava attorno alla figura di Kerry, legata
sentimentalmente al despota incaricato di censire la popolazione, ma
contemporaneamente inadatta a riprodursi e quindi considerata un peso morto da
una società in necessaria espansione. Tutto è ruotato attorno a lei fino al
successivo colpo di scena, quello della maternità, che, con le sue conseguenze,
ha totalmente distrutto il dilemma etico. La creazione e la devastazione di uno
spunto narrativo intelligente in così breve tempo sottolinea ancora una volta
lo spreco di capacità che questa serie rappresenta.
I collegamenti col passato, stavolta gestiti in maniera
accettabile, sono però passati da una forzatura nel ritmo della puntata. Se nel
precedente episodio eravamo stati lasciati sul più bello, quando si prospettava
uno scontro aperto tra le tre fazioni, la scelta di concentrarsi nuovamente su
Pilcher attraverso l’espediente del flashback ha inevitabilmente gravato sul
ritmo delle azioni dei protagonisti nel futuro. Gli Abby sono stati accantonati
per lunghi tratti, la popolazione ha dimenticato inspiegabilmente di avere gli
strumenti necessari a rivoltarsi contro le autorità e l’intera narrazione
futura ha cominciato ad assumere una direzione lenta e prevedibile. Sembra quasi
che gli eventi si siano quasi fermati per un’intera puntata, per lasciare allo
spettatore la possibilità di assimilare le notizie provenienti dal passato. Un’altra
serie che negli ultimi tempi ha fatto un uso discutibile dei flashback è Stranger
Things, capolavoro di Netflix in salsa anni ’80. Nel caso di quest’ultima, i
flashback, importanti e significativi a livello di trama per lo sviluppo
presente dei personaggi, sono stati dilazionati e hanno sempre rappresentato un
punto attivo della trama, un movimento ritmicamente in linea con gli eventi
presenti. In Wayward Pines ciò non accade, e ogni flashback è sinonimo di
momento morto, talvolta anche inutile ai fini di una conclusione delle vicende.
La morte di Jason è avvenuta in circostanze casuali e per
niente credibili. Non è ben chiaro come sia possibile che una coppia arrivi
allo scontro fisico pochi attimi dopo l’ammissione del loro amore. Possiamo in
qualche modo giustificare una tensione di fondo per i nervi a fior di pelle
causati da un lato dalla mancanza di capsule sufficienti, e dall’altro dall’avanzata
degli Abby, ma ciò che accade è improbabile per dinamiche e tempistiche. Sulla scia
di Game of Thrones e delle nuove serie tv che non sarebbero all’altezza senza
un giusto quantitativo di defunti illustri, Wayward Pines ha cercato la strada
dell’empatizzazione emotiva, fallendo miseramente per l’incapacità di gestire
le morti. La morte è un momento sacro nella televisione, è il momento di
massimo pathos, è il momento in cui un personaggio al quale siamo affezionati
esce definitivamente di scena. In questa seconda stagione invece la morte è
stata solamente utilizzata come cesura rispetto ai personaggi chiave della
prima stagione e come colpo di scena. Le premesse però non hanno retto rispetto
agli eventi, e Wayward Pines ha eliminato se stessa insieme ai suoi personaggi,
lasciando visibile una scarna struttura di fondo che non può resistere senza il
sostegno dei volti noti.
Con la morte di Jason si aprono alcune vie percorribili,
non tutte battute ma molte rischiose. Da quello che ci viene mostrato non
riusciamo a dire con certezza se Kerry sia rimasta ferita gravemente dallo scontro
con l’amore della sua vita (in tutti i sensi). Appare intrigante la posizione
di Theo e di CJ, ultimi due elementi dotati di un minimo di leadership. Se anche
Kerry dovesse ristabilirsi dallo scontro, credo che la sua posizione possa
combaciare con quella del dottor Yedlin, almeno rifacendoci alla fiducia con
cui avvenivano i dialoghi tra i due personaggi. Restare dunque o lasciare tutto
e incontrarci tra cent’anni? Cosa sarà della popolazione prima dell’arrivo dell’apocalisse?
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