Cosa abbiamo scoperto in queste tre settimane:
Che Bob Dylan ha vinto il Nobel per la letteratura;
Che Baricco non sa scrivere;
Che a quanto pare un sacco di gente che ha vinto il Nobel
non se lo meritava;
Che ad un sacco di gente interessano il Nobel e Bob
Dylan;
Che a Bob Dylan non interessa molto del Nobel e forse
nemmeno di Bob Dylan.
E già, è passato solo un mese. Ma il tempo e le notizie
in quest’era di social senza olio di palma si inseguono e si susseguono senza
permetterci di metterle veramente a fuoco. Succede anche per quanto riguarda la
musica purtroppo (o per fortuna, alcune cose è meglio dimenticarle subito in
effetti). Per evitare di perderci, facciamo un poco di ordine:
L’hip-hop negli ultimi tempi sta regalando un ventaglio
più che mai variopinto di stili e generi diversi, spesso ad un ottimo livello. Che
si peschi sulla West Coast, sulla East Coast, o tra le due, si trova sempre
qualcosa che vale la pena ascoltare. È da poco uscito il nuovo album di Danny
Brown e contiene un bel po’ di gran bei pezzi; uno in particolare catalizza
subito l’attenzione già prima dell’ascolto, quando si scorrono le tracce per
leggere i titoli. La traccia in questione è un triplo featuring – tecnicamente
si chiama posse cut – con Kendrick Lamar, Ab-Soul
ed Earl Sweatshirt. Da un quartetto del genere, che Danny Brown ha descritto
con la sobrietà tpica dell’hip-hop “i quattro cavalieri dell’apocalisse”, ti
aspetteresti o un brano pazzesco o una cafonata assurda. O fore entrambe.
Non sai mai che cosa giri nella testa dei Flaming Lips.
Nel corso della loro trentennale carriera hanno sempre stupito i fan,
rischiando ogni volta di allontanarli ma senza mai riuscirci davvero. Perché
una volta che ti sei fatto trascinare nella loro geniale follia psichedelica è
difficile distaccarsene. Perfino quando suonano una cover dei Pink Floyd in
apertura di un live dei Jesus And Mary Chain, quando pubblicano un album spezzettato
su cinque dischi e ti servono quindi cinque stereo per ascoltarlo, quando
rifanno The Dark Side of The Moon (e daje co sti Pink Floyd) o quando decidono
di pubblicare un album con Miley Cyrus. A gennaio 2017 arriva l’ennesimo
capitolo di questa folle storia, si chiama Oczy
Mlody e nonostante l’esauriente (?) spiegazione data in questo video non ho la pur minima idea di cosa
aspettarmi.
Nel gennaio scorso i Vampire Weekend sono tornati in
studio per cominciare le registrazioni del nuovo album. Già di per sé questa è
una bella notizia, perché i VW non solo non hanno mai fatto un flop fino ad
ora, ma più invecchiano (musicalmente parlando. Si sa che, come d’altronde
suggerisce il loro nome, rimarranno sempre fanciulli nell’aspetto) dicevo, più
invecchiano, più la qualità della loro musica aumenta. In realtà con la canzone
che vi propongo i VW non hanno a che fare, infatti Rostam Batmanglij ha
lasciato la band prima dell’inizio delle registrazioni. Non è rimasto con le
mani in mano e si è unito ad un altro “ex”: Hamilton Leithauser dei Walkmen.
Questo tipo di collaborazioni non sempre funzionano, tantissimi cosiddetti
supergruppi fanno musica decisamente poco super. Leithauser e Rostam sono una
mezza eccezione: non si può dire che abbiano composto capolavori, ma delle
belle canzoni sì. In A Black Out ne è l’esempio.
P.S. Al 99% la avete già sentita. Vediamo se vi ricordate
dove.
Avete presente i Liquido? Quel gruppo tedesco di fine
anni 90, rilasciò un singolo che ebbe un successo pazzesco e poi “puff”.
Scomparsi. Una cosa simile successe ai Drive Shaft, ma quella volta c’era di
mezzo un aereo e una certa isola. Esclusi però esempi – numerosi – come questi,
spesso il fenomeno dei one-hit-wonder è più di natura economica che musicale.
Vi ricordate Carly Rae Jepsen? Be’ ha smesso di aspettare che qualcuno la
chiamasse e l’anno scorso ha publlicato un album inaspettatamente interessante,
pur rimanendo nell’ambito del pop. In Italia ha avuto un riscontro pressoché
nullo, semplicemente perché non siamo stati bombardati di videoclip su MTV Music (che manco esiste più). Che qui da noi vogliamo sempre essere un po’
imboccati, per quanto riguarda la musica nuova, diciamolo. Gli inglesi Glass
Animal hanno avuto un destino simile: un primo album, ZABA, pubblicato nel 2014 che ebbe un grande successo in patria (la
loro) nonostante fosse piuttosto modesto come lavoro. Quest’anno sono tornati
con un nuovo album, How to Be A Human
Being, di gran lunga migliore del predecessore, non raggiungendone però le
vette di consenso. Peccato, perché è un disco pieno di buona musica e belle
storie a tratti toccanti, come quella narrata nel singolo Youth.
Qui c’è poco da dire: dopo gli acclamatissimi primi due
capitoli della saga l’arrivo di Run The
Jewels 3 era nell’aria da un po’. E finalmente El-P e Killer Mike sono
tornati, come sempre molto arrabbiati, con testi molto politici, sempre pieni
di riferimenti – per noi dall’altra parte dell’Atlantico spesso oscuri – alla
cultura pop degli States. Talk to Me è il primissimo singolo di questo tanto
atteso terzo lavoro, quarto se consideriamo l’ardito esperimento Meow The Jewels, che promette di aggiungere un’altra
perla hip-hop alla già ricca collana di questo 2016.
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