sabato 22 ottobre 2016

IO VADO, TU SEGUIMI

Poggiò i libri sgualciti sul tavolo e si sedette cercando l’invisibilità. Come ogni tardo pomeriggio, si ritrovava a studiare nell’affollata biblioteca, aspettando la sera e la laurea. Placando la fame con gli avanzi della dispensa. Aprì il libro, cercò la pagina giusta e cominciò a leggere distrattamente di ciò che non gli interessava e non l’avrebbe interessato. La giornata stava volgendo alla solita occlusiva conclusione, quando alzò distrattamente lo sguardo tra un nome altisonante e una definizione presuntuosa e li vide. Vide i suoi occhi splendenti tra gli occhi degli altri che non splendevano mai come i suoi. Vide i suoi capelli accesi, rossi e distinti, divisi da una dea e ramati uno ad uno con grazia. Vide le sue guance, arrossate dal calore dell’aula, riempite da una costellazione di lentiggini che la coloravano in modo singolare, unico. Vide la sua espressione corrucciata, intenta com’era a comprendere chissà quale pensiero proibitivo, avvolta com’era nel suo studio, nei suoi pensieri, nella chioma che le incoronava dolcemente l’anima docile. La vide e un’espressione si fermò sulle labbra e sugli occhi del ragazzo, a metà tra lo stupore e la magia del tempo che scorre al contrario.
La ragazza distolse lo sguardo dagli studi e i due si incrociarono per qualche attimo, uno scambio impercettibile. Le guance di lei si colorarono di un rosso più accesso, l’espressione di lui sfociò definitivamente in un sorriso, e il tempo si fermò.


Si sarebbero incontrati, conosciuti e amati. Avrebbero trovato nell’altra persona ciò che da sempre avevano atteso invano. Si sarebbero rivisti qualche sera dopo al cinema, a vedere quel film complesso; ma del film non sarebbe interessato a nessuno. Si sarebbero baciati una notte, sotto le stelle e il freddo mite di autunno leggero. Sarebbero andati a mangiare fuori, in un locale modesto ma caldo, e lui l’avrebbe fatta accomodare, e lei sarebbe arrossita, imbarazzata e lusingata. Avrebbero riso, pianto insieme, sofferto. Insieme. avrebbero visitato luoghi già visti con altri occhi, avrebbero visitato nuovi luoghi, con l’amore per la scoperta negli occhi e il futuro nella borsa. Avrebbero nuotato per ore, cercando di risalire il fiume e raggiungere le cascate. Avrebbero messo da parte i bui delle loro anime per risplendere insieme. sarebbero andati avanti nonostante tutto puntasse a sud, avrebbero resistito alle intemperie. Lui avrebbe regalato a lei infiniti sorrisi, lei gli avrebbe dato in cambio la gioia di vivere il mondo, che prima era stato con loro, ora era solo loro. Avrebbero piantato le radici di un albero imponente ed elegante, come un padre che accoglie a braccia aperte le difficoltà del figlio. Sarebbero rimasti insieme per sempre. O forse no.
Si sarebbero potuti incontrare, conoscere ed amare. Avrebbero potuto trovare nell’altra persona ciò che da sempre avevano atteso invano. Avrebbero potuto rinascere a vita nuova. Avrebbero potuto passare interi pomeriggi ad ammirare il matrimonio delle nuvole e il vento, le forme in movimento di una vita immobile. Avrebbero potuto condividere una parte del loro cuore per resistere alla morte. Avrebbero potuto terminare una giornata con i piedi nell’acqua salata e la testa nel loro nuovo mondo, nato per restare. Avrebbero potuto passare anniversari ad amarsi nella loro nuova casa, senza molte parole. Si sarebbero potuti aprire l’un l’altro per scoprire di essere simili nella storia di due vite dissimili. Sarebbero potuti rimanere insieme per sempre, ma così non è stato. O forse si.
Il tempo riprese a scorre quasi come prima e l’espressione di stupore fanciullesco del ragazzo si tramutò in sconforto quando vide il posto dove era seduta la ragazza vuoto. La cercò con gli occhi, non poteva essere sfuggita in un così breve lasso di tempo. La cerco tra le sagome che popolavano quella vuota biblioteca. La cercò con la speranza e la trovò, coperta da una giacca solitaria, mentre si allontanava verso l’uscita. Sul volto del ragazzo scese una goccia di sudore che pareva una lacrima, e la schiena gli si rizzò per poi incurvarsi nell’anonimato. Tornò nel nido sicuro. Nel suo guscio spesso rivide le immagini del momento dell’amore e se ne innamorò. Sul suo viso scese una lacrima, non una goccia di sudore, perché era arrivato il momento.
La sua mano timida le sfiorò la spalla proprio alle soglie dell’uscio. Fuori cominciava a scendere una foschia umida insieme alla sera buia, ma le luci si rinvigorivano nel pallore del crepuscolo della mezza stagione. I rumori si estraniarono e comparve una scintilla nello sguardo nascosto di lei, lei di spalle.

“Ciao”.

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