Poggiò i libri sgualciti sul tavolo e si sedette cercando
l’invisibilità. Come ogni tardo pomeriggio, si ritrovava a studiare nell’affollata
biblioteca, aspettando la sera e la laurea. Placando la fame con gli avanzi
della dispensa. Aprì il libro, cercò la pagina giusta e cominciò a leggere
distrattamente di ciò che non gli interessava e non l’avrebbe interessato. La giornata
stava volgendo alla solita occlusiva conclusione, quando alzò distrattamente lo
sguardo tra un nome altisonante e una definizione presuntuosa e li vide. Vide i
suoi occhi splendenti tra gli occhi degli altri che non splendevano mai come i
suoi. Vide i suoi capelli accesi, rossi e distinti, divisi da una dea e ramati
uno ad uno con grazia. Vide le sue guance, arrossate dal calore dell’aula,
riempite da una costellazione di lentiggini che la coloravano in modo singolare,
unico. Vide la sua espressione corrucciata, intenta com’era a comprendere
chissà quale pensiero proibitivo, avvolta com’era nel suo studio, nei suoi
pensieri, nella chioma che le incoronava dolcemente l’anima docile. La vide e
un’espressione si fermò sulle labbra e sugli occhi del ragazzo, a metà tra lo
stupore e la magia del tempo che scorre al contrario.
La ragazza distolse lo sguardo dagli studi e i due si
incrociarono per qualche attimo, uno scambio impercettibile. Le guance di lei
si colorarono di un rosso più accesso, l’espressione di lui sfociò definitivamente
in un sorriso, e il tempo si fermò.
Si sarebbero incontrati, conosciuti e amati. Avrebbero trovato
nell’altra persona ciò che da sempre avevano atteso invano. Si sarebbero
rivisti qualche sera dopo al cinema, a vedere quel film complesso; ma del film
non sarebbe interessato a nessuno. Si sarebbero baciati una notte, sotto le stelle
e il freddo mite di autunno leggero. Sarebbero andati a mangiare fuori, in un
locale modesto ma caldo, e lui l’avrebbe fatta accomodare, e lei sarebbe
arrossita, imbarazzata e lusingata. Avrebbero riso, pianto insieme, sofferto. Insieme.
avrebbero visitato luoghi già visti con altri occhi, avrebbero visitato nuovi
luoghi, con l’amore per la scoperta negli occhi e il futuro nella borsa. Avrebbero
nuotato per ore, cercando di risalire il fiume e raggiungere le cascate. Avrebbero
messo da parte i bui delle loro anime per risplendere insieme. sarebbero andati
avanti nonostante tutto puntasse a sud, avrebbero resistito alle intemperie. Lui
avrebbe regalato a lei infiniti sorrisi, lei gli avrebbe dato in cambio la
gioia di vivere il mondo, che prima era stato con loro, ora era solo loro. Avrebbero
piantato le radici di un albero imponente ed elegante, come un padre che
accoglie a braccia aperte le difficoltà del figlio. Sarebbero rimasti insieme
per sempre. O forse no.
Si sarebbero potuti incontrare, conoscere ed amare. Avrebbero
potuto trovare nell’altra persona ciò che da sempre avevano atteso invano. Avrebbero
potuto rinascere a vita nuova. Avrebbero potuto passare interi pomeriggi ad
ammirare il matrimonio delle nuvole e il vento, le forme in movimento di una
vita immobile. Avrebbero potuto condividere una parte del loro cuore per
resistere alla morte. Avrebbero potuto terminare una giornata con i piedi nell’acqua
salata e la testa nel loro nuovo mondo, nato per restare. Avrebbero potuto
passare anniversari ad amarsi nella loro nuova casa, senza molte parole. Si sarebbero
potuti aprire l’un l’altro per scoprire di essere simili nella storia di due
vite dissimili. Sarebbero potuti rimanere insieme per sempre, ma così non è
stato. O forse si.
Il tempo riprese a scorre quasi come prima e l’espressione
di stupore fanciullesco del ragazzo si tramutò in sconforto quando vide il
posto dove era seduta la ragazza vuoto. La cercò con gli occhi, non poteva
essere sfuggita in un così breve lasso di tempo. La cerco tra le sagome che
popolavano quella vuota biblioteca. La cercò con la speranza e la trovò,
coperta da una giacca solitaria, mentre si allontanava verso l’uscita. Sul volto
del ragazzo scese una goccia di sudore che pareva una lacrima, e la schiena gli
si rizzò per poi incurvarsi nell’anonimato. Tornò nel nido sicuro. Nel suo guscio spesso rivide le
immagini del momento dell’amore e se ne innamorò. Sul suo viso scese una
lacrima, non una goccia di sudore, perché era arrivato il momento.
La sua mano timida le sfiorò la spalla proprio alle
soglie dell’uscio. Fuori cominciava a scendere una foschia umida insieme alla
sera buia, ma le luci si rinvigorivano nel pallore del crepuscolo della mezza
stagione. I rumori si estraniarono e comparve una scintilla nello sguardo
nascosto di lei, lei di spalle.
“Ciao”.
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