Partiamo dal principio: Something. Something è un neonato
programma radiofonico con cui ho stretto un legame profondo per il rapporto
personale d’amicizia che ho con il conduttore e per il mio recente passato
milanese. In un panorama radiofonico nel quale si esibiscono narcisisti
rumorosi, disinteressati della musica, Claudia e Davide (e, sinceramente, anche
molti altri conduttori di Poliradio che ho avuto il piacere di ascoltare in
questi mesi) dimostrano ancora quello spirito indipendente e genuino, molto old
school, di ragazzi innamorati della loro passione più grande: la Musica.
Something potrebbe però sembrare un nome banale,
indifferente ai più e poco originale nella sua semplicità, ma è proprio
attraverso la semplicità della struttura che i due conduttori riescono a tenere
gli ascoltatori con l’orecchio piacevolmente incollato agli altoparlanti del
computer: il termine “Something” si rifà infatti all’usanza comune da parte
della sposa di indossare qualcosa di nuovo, di vecchio, di prestato e di blu il
giorno del matrimonio in segno di buon auspicio per la terribile scelta fatta.
Perché lo sa di aver sbagliato a dire sì, lo sa. Ad ogni “Something”
corrisponde quindi un brano scelto dai due conduttori e presentato in maniera
più che soddisfacente. Ai soliti quattro “qualcosa” si sono poi aggiunti con il
corso del tempo “Something flu” e “Something about you”, cioè una delle
influenze principali del gruppo centrale della puntata e un brano proposto dal
pubblico da casa attraverso la pagina Facebook del programma.
Nelle ultime settimane inoltre Claudia e Davide hanno
cominciato a far valere la loro posizione portando ospiti interessanti nel
programma e ampliando il loro repertorio radiofonico. In questo modo sono
riusciti anche a tagliare alcuni tempi più moribondi emersi durante i primi
momenti, senza però modificare la quieta flemma che li contraddistingue. Il
punto di forza è però indubbiamente il feeling perfetto e in costante
miglioramento tra il mio Davide e la simpatica Claudia, che ormai sembrano
pensare con una sola mente, ma ciò non impedisce loro di farsi colpi gobbi a
vicenda. Un affiatamento unico che valorizza ulteriormente un programma già
molto interessante nella sua originalità e nel suo essere felicemente di
nicchia per quanto riguarda la scelta dei brani.
E quindi, perché vi sto parlando di questo programma
radiofonico? Perché Davide mi stressa da mesi nel tentativo di spronarmi a
proporre qualcosa sulla pagina Facebook per la rubrica “Something about you”,
e, dopo appena un mese e mezzo, ho
pensato di sfruttare il mio mezzo di comunicazione per mettere assieme linee
potenzialmente distanti, ma unite saldamente dal legame umano. Per scegliere il
disco da proporre ai ragazzi di Something ho dovuto scavare a fondo nella mia
interminabile cartella delle Recensioni della Settimana, e ho scoperto che
mancano appena due giorni al tanto atteso compleanno di InsideMAD. Mi sembrava
quindi doveroso utilizzare questo spazio per ricordare il primo album recensito
in assoluto nelle RdS, ovvero Give Up dei Postal Service. Vorrei consigliare
questo album agli amici di Something perché ha rappresentato per me un momento
triste ma allo stesso tempo formativo della mia breve esperienza fuoriporta. Ha
fatto per un po’ da colonna sonora a giornate a cui avrei dato un significato
solo poi.
Give Up si propone come un’alternativa possibile al
rumore forsennato di mille voci che ci circondano e che vorrebbero noi
partecipassimo alla conversazione per eclissare ulteriormente le nostre lingue.
Give Up racconta di un momento dell’uomo in cui scompaiono i freni e fuoriesce
la sensibilità, il dormiveglia. Questa scelta si pone in controtendenza
rispetto all’intera branca commerciale della musica temporanea, che vorrebbe i
brani come strumenti di piacere usa e getta da indossare per un attimo e poi
dimenticare nel cestino delle banalità prive d’anima. Quest’album ha un’anima
eterea che nasce dall’unione di due cuori diversi, quelli dei due cantanti, che
hanno voluto collaborare per dare vita ad un revival moderno della musica da
camera. Questa caratteristica della musicalità della maggior parte dei brani fa
sì che Give Up penetri direttamente alla parte inconscia dell’ascoltatore.
Ascoltarlo e apprezzarlo davvero per la sua anima candida è cosa da pochissimi,
e ciò rende ancor più personale l’album una volta che questo entra a far parte
della storia del soggetto, com’è stato per me.
Ogni tanto capita di avere sonno ma di non riuscire a
dormire perché ancora all’interno del ciclo del mondo che ci pretende, ancora
invischiati nella vita che spesso il nostro me vive senza che l’Io se ne
accorga. In questi momenti Sleeping In può essere la panacea di tutti i mali
che ridisegna i confini del sogno.
Detto questo, cari amici di Something, mi aspetto di
scalare tutte le vostre scalette ideali nella rubrica del Something about you e
di essere già presente nella prossima puntata. Se così non fosse potrei
offendermi, sappiatelo. E non disdegnerei una comparsata un lunedì a Milano.
Se vuoi (e devi) ascoltare Claudia e Davide parlare
confusamente di musica strana che non ascolta nessuno puoi farlo QUI ogni
lunedì dalle 19 alle 20. Proprio quel momento della tua giornata in cui non hai
niente da fare e finisci sempre a guardare l’Eredità. Ah, da quando Carlo non
gioca più.
Se vuoi inoltre supportare il magico duo, rimanere sempre
aggiornato sul programma e magari consigliare qualcosa di tuo, puoi mettere mi
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