In casa mia alloggia un piccolo cane dotato di un solo
occhio, quello destro. Sarebbe una bella storia da raccontare, ma la nostra è
un’altra storia. Ebbene questo cane necessita di uscire a fare i suoi bisogni
almeno quattro volte al giorno, e, essendo esattamente quattro in famiglia, la
divisione dei turni di passeggiata sembrerebbe scontata e immediata, ma non è
così e spesso si discute su quante volte ognuno di noi esca al giorno per il
cane e poi si finisce sempre a rinfacciare di quella volta che mio fratello ha
lasciato a me l’ultimo wafer al latte (che, con il suo inconfondibile sapore di
diabete, non piace a nessuno) nel 2005, praticamente ieri. Anche questa sarebbe
una bella storia, ma ancora non è la nostra storia. Qualche giorno fa, mentre
portavo Daitan a fare un giro in zona e guardavo con attenzione il mio
smartphone con il rischio di attraversare la strada al passaggio di un’autocisterna
con rimorchio, il mio cane ha cominciato a tirarmi con veemenza (che è una
delle mie parole italiane preferite) verso una macchina, verso il disotto di
una macchina. Un gatto? Un cane molto piccolo da starci sotto una macchina? Un piccione
in 2D? la pentola d’oro che si trova alla fine degli arcobaleni? Niente di
tutto ciò: una scheda SD della Sandisk, di quelle per le reflex, per capirci. E
cosa fare se non raccoglierla nonostante gli evidenti segni d’usura, qualche
problema sull’etichetta e due “dentini” usciti a fare una passeggiata con i
loro “canini”?
A quel punto, superata la paura di poter prendere tutte
le malattie del mondo con il solo contatto e preso dall’entusiasmo per il
ritrovamento dell’anno, ho cominciato a pensare: “Chissà cosa ci troverò? E se
in questa scheda ci fossero i dati delle svariate carte di credito di un
magnate locale che ha vissuto nella povertà finora per paura di essere
derubato? E se ci fosse un magnate locale? Magari potrebbe realizzare le mie
idee come braccio (economico). E se invece ci fossero delle foto, magari
compromettenti. Foto di un importante figura dell’amministrazione provinciale o
regionale, qualcosa di similare al caso Marrazzo. E se fossi in possesso del coltello
dalla parte del manico? Se questo politico fosse della Lega? Se ci fossero foto
confuse di un festino privato in cui è ben visibile il volto di un leader del
partito verde e la donzella più nordica fosse dell’Angola? E se questa scheda
racchiudesse la chiave del’ultima spinta del partito verso il baratro che s’è
già scavato da solo? E se invece tutto fosse molto più grande: magari la chiave
di cifratura di un codice segreto a livello CIA. La chiave per accedere al
sistema di gestione delle bombe miniaturizzate di Kim Jong-un? Se tornato a
casa e inserita la scheda nel computer scoprissi di avere in mano le redini del
mondo? Se questo piccolo e rovinato sistema di archiviazione fosse custode
delle verità più nascoste, se mi conferisse potere? Se ci fossero all’interno
le copie dei documenti non ancora rubati al Vaticano? Se ci fosse il segreto
del successo di Trump? Se ci fosse il senno perduto degli Americani? E se ci
fossero invece i capelli di Trump? No questo non c’entra niente”.
Fantasticando su tutti questi temi avvincenti e
appassionanti e credendo di poter finalmente cambiare il mondo a partire da una
scheda SD, ho velocizzato il mio cane con parole d’incitamento che neanche Al
Pacino, e mi sono precipitato a casa. Scavalcando il cancello. Lanciando il
cane sul divano senza liberarlo dal guinzaglio. Ho acceso il computer, e…
niente. Vuota. Neanche una cartella troll, né una foto, né una password. Nulla
cosmico. Non cambierò il mondo che non funziona con questa scheda, ma almeno c’ho
pensato, c’ho creduto. Mi rimane una scheda SD da 4 giga. E forse era più
interessante la storia di quella volta che mio padre trovò quaranta euro vicino
alla macchina. Sarebbe stata una bella storia da raccontare, ma la nostra era
un’altra storia, la storia di quella volta che ho quasi cambiato il destino del
mondo con una scheda Sandisk.
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