mercoledì 2 marzo 2016

DICAPRIO E GLI OSCAR - THE SPACE VERGOGNATI!

Alla fine Leo ce l’ha fatta, mettendo a tacere una volta per tutte i vari simpaticoni del web che per decenni l’hanno deriso pesando le sue interpretazioni, e implicitamente quelle dell’intero cinema mondiale, in base ad una statuetta (che poi mi pare anche plasticosa - esiste “plasticosa” come parola? Qualcuno chiami la Crusca). In ogni caso quello a DiCaprio è sembrato più un Oscar al talento dimostrato e non premiato negli ultimi dieci anni, periodo di tempo in cui l’attore è migliorato, maturato e ha cominciato, almeno a mio parere, ad adattare il personaggio a sé, a cucirsi addosso a pennello gli abiti cinematografici che gli venivano affidati. Negli anni è passato dall’essere un buon attore polivalente ad un artista unico nella sua interpretazione. Al tempo del Titanic la sua parte l’avrebbe potuta fare chiunque, o quasi; la sua personale interpretazione in The Revenant può appartenere invece solo a lui e a nessun altro.


Il punto qui però non è l’Oscar a DiCaprio, ma il fatto che io mi sia dimenticato per un attimo di essere un affermatissimo blogger e che abbia condiviso la mia lista dei pronostici unicamente sul gruppo Whatsapp degli amici. Così facendo potrei anche dirvi di averne azzeccati quattordici su sedici, sbagliando solamente i due premi agli attori non protagonisti (avrei detto Stallone-Winslet), ma senza riprova nessuno mi crederebbe. Povero me.
In ogni caso però ci terrei a precisare che l’aver centrato qualche previsione non mi rende necessariamente in accordo con le scelte compiute dall’Academy. Tarantino meritava qualche oscar e invece è stato a casa. Miller ha fatto sei ma poteva fare sedici. Se poi siete tra coloro che hanno reputato la performance di Mark Rylence migliore di quella di Tom Hardy o di Walton Goggins, credo che voi abbiate sbagliato blog.
A questo punto vi chiederete “E che c’entra il The Space citato nel titolo?”; ora ci arriviamo. Non dubitate.



Il giorno successivo alla premiazione degli Oscar peggio presentata degli ultimi dieci anni, The Space cinema ha pensato bene di riproporre il film vincitore di tre premi tra quelli più ambiti, The Revenant (per noi poco anglofoni "Redivivo"); e io, dopo aver perso l’occasione di andarlo a vedere il mese scorso in concomitanza con il mondo, perché impossibilitato del fantasma della sessione invernale, ho deciso di annullare ogni impegno pomeridiano e di fiondarmi al cinema più vicino, allo spettacolo delle 16. Sedici. Come il film dei bambini, così da avere la certezza di trovare posti discretamente migliori di quelli in prima fila, e invece gli operatori del The Space avevano deciso di riservare al film pluripremiato dall’Academy Awards una sala da appena un centinaio di posti,costringendomi così alla seconda fila. E quindi “The Space vergognati!11!!”? no, o meglio non per questo. C’è molto di peggio. Come da consuetudine, prima dell’inizio del film, sono stati proiettati pubblicità e trailer dei film in uscita. E in mezzo a questi capolavori di montaggio (tra cui un Batman V Superman in piena rivalutazione) ecco che spunta lei, Alessandra Amoroso. Sedicente cantante sfornata dalla fucina De Filippi che da anni trapana timpani a destra e a manca. E uno pensa: “Ci devono fare uno speciale al cinema. Sarà un trailer. Un Teaser. Un Fotogramma”; e invece quello che sembrava il mio incubo peggiore diventa realtà e sullo schermo viene proiettato l’intero videoclip di un brano random pessimo tanto quanto gli altri, se non di più. E la sua voce sparata nelle orecchie mentre ripete a menadito filastrocche tipo “Sole, cuore, amore”. Un dramma, una tragedia interminabile che ha rischiato di rovinarmi l’intero film che sarebbe stato proiettato sullo schermo pochi secondi dopo. Uno passa vent’anni della sua vita ad evitare agilmente ogni forma di “amico di Maria” e poi se ne ritrova una sul grande schermo quando si è notoriamente più rilassati e più vulnerabili. Un vergogna. Ignominia senza pari. Caro The Space questa volta l’hai fatta enorme e qui, su questo blog, giuro che non ti finanzierò più in alcun modo, almeno fino all’uscita del prossimo film dei miei fratelli Coen. Questo non me lo dovevi fare.

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