Alla fine Leo ce l’ha fatta, mettendo a tacere una volta
per tutte i vari simpaticoni del web che per decenni l’hanno deriso pesando le
sue interpretazioni, e implicitamente quelle dell’intero cinema mondiale, in
base ad una statuetta (che poi mi pare anche plasticosa - esiste “plasticosa”
come parola? Qualcuno chiami la Crusca). In ogni caso quello a DiCaprio è
sembrato più un Oscar al talento dimostrato e non premiato negli ultimi dieci
anni, periodo di tempo in cui l’attore è migliorato, maturato e ha cominciato,
almeno a mio parere, ad adattare il personaggio a sé, a cucirsi addosso a
pennello gli abiti cinematografici che gli venivano affidati. Negli anni è
passato dall’essere un buon attore polivalente ad un artista unico nella sua
interpretazione. Al tempo del Titanic la sua parte l’avrebbe potuta fare
chiunque, o quasi; la sua personale interpretazione in The Revenant può
appartenere invece solo a lui e a nessun altro.
Il punto qui però non è l’Oscar a DiCaprio, ma il fatto
che io mi sia dimenticato per un attimo di essere un affermatissimo blogger e
che abbia condiviso la mia lista dei pronostici unicamente sul gruppo Whatsapp
degli amici. Così facendo potrei anche dirvi di averne azzeccati quattordici su
sedici, sbagliando solamente i due premi agli attori non protagonisti (avrei
detto Stallone-Winslet), ma senza riprova nessuno mi crederebbe. Povero me.
In ogni caso però ci terrei a precisare che l’aver
centrato qualche previsione non mi rende necessariamente in accordo con le
scelte compiute dall’Academy. Tarantino meritava qualche oscar e invece è stato
a casa. Miller ha fatto sei ma poteva fare sedici. Se poi siete tra coloro che
hanno reputato la performance di Mark Rylence migliore di quella di Tom Hardy o
di Walton Goggins, credo che voi abbiate sbagliato blog.
A questo punto vi chiederete “E che c’entra il The Space
citato nel titolo?”; ora ci arriviamo. Non dubitate.
Il giorno successivo alla premiazione degli Oscar peggio
presentata degli ultimi dieci anni, The Space cinema ha pensato bene di
riproporre il film vincitore di tre premi tra quelli più ambiti, The Revenant (per noi poco anglofoni "Redivivo");
e io, dopo aver perso l’occasione di andarlo a vedere il mese scorso in
concomitanza con il mondo, perché impossibilitato del fantasma della sessione
invernale, ho deciso di annullare ogni impegno pomeridiano e di fiondarmi al
cinema più vicino, allo spettacolo delle 16. Sedici. Come il film dei bambini,
così da avere la certezza di trovare posti discretamente migliori di quelli in
prima fila, e invece gli operatori del The Space avevano deciso di riservare al
film pluripremiato dall’Academy Awards una sala da appena un centinaio di
posti,costringendomi così alla seconda fila. E quindi “The Space
vergognati!11!!”? no, o meglio non per questo. C’è molto di peggio. Come da
consuetudine, prima dell’inizio del film, sono stati proiettati pubblicità e
trailer dei film in uscita. E in mezzo a questi capolavori di montaggio (tra
cui un Batman V Superman in piena rivalutazione) ecco che spunta lei,
Alessandra Amoroso. Sedicente cantante sfornata dalla fucina De Filippi che da
anni trapana timpani a destra e a manca. E uno pensa: “Ci devono fare uno
speciale al cinema. Sarà un trailer. Un Teaser. Un Fotogramma”; e invece quello
che sembrava il mio incubo peggiore diventa realtà e sullo schermo viene
proiettato l’intero videoclip di un brano random pessimo tanto quanto gli altri, se non di più. E la sua voce sparata nelle orecchie mentre ripete a menadito
filastrocche tipo “Sole, cuore, amore”. Un dramma, una tragedia interminabile
che ha rischiato di rovinarmi l’intero film che sarebbe stato proiettato sullo
schermo pochi secondi dopo. Uno passa vent’anni della sua vita ad evitare agilmente ogni
forma di “amico di Maria” e poi se ne ritrova una sul grande schermo quando si
è notoriamente più rilassati e più vulnerabili. Un vergogna. Ignominia senza
pari. Caro The Space questa volta l’hai fatta enorme e qui, su questo blog, giuro
che non ti finanzierò più in alcun modo, almeno fino all’uscita del prossimo
film dei miei fratelli Coen. Questo non me lo dovevi fare.
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