mercoledì 9 marzo 2016

UN ANNO INSIDE

Esattamente un anno e un giorno fa, dopo l’attenta lettura de “La Casa Stregata” di H. P. Lovecraft, decidevo di buttarmi nel vuoto di un’esperienza che non conoscevo, che non pensavo sarebbe durata e che non credevo mi avrebbe portato così grandi benefici. La sera dell’otto marzo di un anno fa, mentre in casa mia si banchettava tra parenti lontani (perché casa mia ha sempre avuto i connotati di un’allegra casafamiglia, anche quando abitavamo in sessanta metri quadri), decisi che era arrivato il momento di osare e di provarci. Le mie precedenti esperienze di scrittura extrascolastica risalivano ai tempi delle elementari in cui, con un paio di amici, decisi di mettere per iscritto le avventure che vivevamo in quel periodo nel fantastico mondo dei Pokemon. Ma, beh. Diciamo che eravamo bambini e che mai farò leggere a qualcuno estratti salvati a fortuna di quella dimenticabile esperienza. Dopo quel periodo non ho mai abbandonato l’ambizione di poter un giorno esprimere idee per iscritto, ma un liceo povero di soddisfazioni in questo senso mi aveva allontanato dal calamaio per la calcolatrice. Ho vissuto per anni credendo di essere verboso e ripetitivo, pedante e noioso nella scrittura perché facilmente convincibile, quando credo sinceramente queste invidiabili qualità potessero essere attribuite più agli argomenti che alla forma. Probabilmente per anni non ho avuto le occasioni per poter esprimere le mie idee e la forma ha risentito della mancanza di sostanza. Perché credo sia questo quello che faccio o almeno provo a fare: spesso mi diverto a giocare con le parole, ma il fulcro dei miei articoli è ancora il contenuto, è senza esso la prosa è vuota.
Dicevo quindi di Lovecraft. Articolo che riscriverei in toto, nonostante in me qualcosa sia cambiato. A dire il vero riscriverei tutto, dagli articoli banali alle classifiche, dalle recensioni ai pezzi più impegnati, quelli a cui tengo di più. ci sono articoli che sento ancora come parte di me nonostante il tempo e spesso mi ricapita di rileggerli per ricordare cos’ero e cosa vivevo in quel momento. “Narcisista” direte voi. “Egotista, vanesio”. E forse avete anche ragione, ma ogni tanto ho bisogno di sentirmi parte di qualcosa di concreto, come tutti. E allora scelgo di sentirmi parte di me.
Questo percorso, condiviso con voi fedelissimi lettori, mi ha dato e mi sta dando ancora tanto. È riuscito a significare un melmoso passato e continua a rappresentare motivo di vita. Grazie a InsideMAD, e quindi grazie a tutti voi che mi leggete e supportate, ho potuto scoprire capacità, ma soprattutto piaceri di cui non ero a conoscenza; elementi che hanno modificato radicalmente la mia ottica futura. Ogni tanto mi capita di pensare: “E se non l’avessi fatto? E se fossi rimasto dov’ero? Dove sarei oggi?”. Sicuramente non sarei qui a scrivere a ruota libera e cuore non chiuso. Probabilmente sarei ancora coinvolta in lotte interiori, probabilmente porterei addosso segni ancor più evidenti di un passato presente e non avrei lo spirito nuovo che sento ora. Avrei certamente una visione più grigia di domani e più nera di oggi. Nell’universo parallelo in cui Doc mi ha convito a non aprire questo piccolo spazio di vita, sarei investito da una cappa al nero di seppia che mi affligge nell’anima. Ma così non è. Doc non mi ha incrociato e io sono ancora vivo dentro. Un discorso alla “La verità è che la musica il blog mi ha salvato” sarebbe retorico, superficiale e irrispettoso nei confronti di tutti coloro che giornalmente realizzano la loro importanza rispetto al mostro della vita; ma la verità è che il blog mi ha cambiato. Sento tangibile il cambiamento nel mio modo di rapportarmi alla sconfitta e alla sciagura. Sento una grande fiamma riardere e voler uscire ancora ad accendere il mondo.


E quindi le recensioni della settimana. Come avrete notato, da quasi un mese non pubblico più articoli relativi a tale storica rubrica. Il motivo è semplice: quando il sabato pomeriggio o la domenica mattina devo scrivere delle impressioni sui prodotti visti, letti e ascoltati in settimana, mi passa la voglia di accendere il computer e dedicarmi al blog, e sto male perché ci sto male per il blog. Questo sentimento non è del tutto nuovo, già dalla fine dello scorso anno solare avevo realizzato questa sensazione, ma per un po’ ho tenuto testa a me stesso e ho continuato a tentare. Credo che questo rifiuto sia legato al fatto che mi è capitato di scrivere forzatamente alcune impressioni. Talvolta ho creato dei ghirigori attorno ad opinioni che non mi rappresentavano e in cui non mi rispecchiavo per poter accontentare una branca dei lettori, quelli più famelici, quelli meno profondi e interessati a stabilire un dialogo. Le ultime volte che ho tentato di scrivere le recensioni, ho scritto tutti i film visti e gli album ascoltati, mi sono soffermato a riflettere e, in preda alla disperata noia, sono partito dal prodotto che più mi aveva colpito e sul quale ero certo avrei trovato qualcosa di originale da dire. Le singole recensioni in questione si sono poi prolungate. Sono nati così gli articoli “His Majestic Grace”e “L’amore dell’Aragosta”. Perché fin dall’inizio era questo ciò che volevo per me e per il mio blog: sfruttare le mie passioni per far emergere una parte di me. Spesso mi capita infatti di conoscermi scrivendo, e certi giorni vivo per questa stupenda sensazione. Ora ho vent’anni e un blog; sono libero di esprimere me. Tempo per esprimere i pareri degli altri ce n’è, ce ne sarà. E non ho neanche intenzione di standardizzarmi e diventare un uomo stempiato con gli occhiali spessi e il collo alto che passa la vita a recensire gli altri senza mai produrre qualcosa di suo.
E in quest’ottica manca purtroppo, ancora dopo un anno, un vero e proprio confronto sugli articoli più profondi che propongo. Ma non demordo, la tenacia aiuterà.
Niente più recensioni quindi? Non saprei e non direi. Probabilmente un giorno mi sveglierò nuovamente con una voglia rinnovata di fingere di capire di fotografia e bemolli e tenterò nuovamente la via delle impressioni, ma chissà. Non mi precludo nulla.
D’ora in poi quindi cercherò di mantenere la linea adottata da un mese a questa parte, provando sempre a trasmettere qualcosa di me, provando ad essere me attraverso delle parole su uno schermo (impresa più impossibile che ardua) e mantenendo sempre una creatività attiva, nel tentativo di generare discussione, polemos e riflessione in chi, sbadatamente o meno, capita da queste parti.

Ringrazio dunque Davide, Cristiano e Antonio (anche se questo non è il suo vero nome, ma sia fatta la sua volontà) per l’enorme sostegno che mi hanno dato e che ancora mi fanno, assicurandomi di poter tirare il fiato ogni tanto, prendendo sulle loro spalle il peso leggero di questa mia pagina. Grazie a voi, amici, e grazie a tutti quelli che in quest’anno hanno creduto che questa goccia potesse diventare un oceano. Anche se oggi siamo ancora una goccia. Grazie. Cento di questi cciorni.

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