giovedì 31 marzo 2016

FIVE BY FIVE #12 - CHANGE YOUR MIND

Se la tua idea su un qualsivoglia argomento è la stessa da più di sei mesi, allora non sei una persona coerente. Almeno questo pensavo sei mesi fa. Ogni tanto penso a quanto i miei gusti musicali siano cambiati nel corso degli anni; a quanti gruppi “storici” ho smesso di ascoltare, a quanti nuovi generi a cui mi sono appassionato facendo abiura di idee di cui ero convintissimo fino a pochi mesi prima. Per non parlare degli scheletri negli armadi, nei cassetti e forse qualcuno pure nelle tasche. Di questo magari parleremo un’altra volta, non so se sono pronto. Ad ogni modo, come forse avete inteso, questa puntata è dedicata ai ripensamenti, a quegli album o artisti che mai avrei pensato di ascoltare e che invece ora sono tra i miei preferiti, ma anche alle vecchie fiamme che il tempo ha spento o quantomeno affievolito. Quanto sono poetico oggi, mi commuovo. Forse è il caso che la smetta, prima però musica!



Rival Dealer – Burial (2013)
Quando ero giovane e ingenuo ero tra quelle perone noiose e un po’ stupide secondo cui la musica ha senso solo se suonata. Poi ho ascoltato i The Knife, ma questa è un’altra storia. Una volta battesimato a questo genere ho cominciato ad addentrarmi maggiormente negli abissi musicali della sperimentazione. Quello che vi propongo oggi è qualcosa che si spinge ben al di là della musica elettronica “classica”. Burial è un produttore inglese e negli ultimi dieci anni ha avuto l’incredibile capacità di creare un suo personalissimo sound, fatto di suoni e rumori captati dall’ambiente circostante e assemblati tra loro in un modo che solo lui poteva fare. Fruscii, rumore di pioggia alla Massive Attack, stralci di telefonate ad amici ignari, sample vocali, percussioni impercettibilmente imprecise, lo-fi, tutto crea nell’ascoltatore un’immagine inconfondibile. Rival Dealer è il suo ultimo lavoro, risale al 2013. Come Down To Us è una perla.



Good Kid m.A.A.d. city – Kendrick Lamar (2013)
Il mio primo disco Hip-Hop. Sì, sono uno dei pochi che compra ancora dischi. E no, non i vinili da hipster borghesi, intendo dischi in quel formato bellissimo che è il CD, tipico degli anni ’90 a cui orgogliosamente appartengo. Tornando a Kendrick, a differenza di Burial questa è una passione molto più recente, nata da un ripensamento continuo lungo tutto lo scorso anno. Good kid è il secondo album del rapper di To Pimp A Butterfly ed è probabilmente essenziale per capire fino in fondo quest’ultimo abum. Quindi ascoltatelo.



America Idiot – Green Day (2004)
Ahia. Ahia. Qui ho un po’ paura quindi metto subito le mani avanti: non penso che American Idiot sia un brutto album, semplicemente credo di averlo decisamente sopravvalutato durante la mia adolescenza. L’album funziona, dall’inizio alla fine e certi pezzi sono davvero interessanti, ma non regge il confronto con altri album dello stesso periodo, in termini di “spinta in avanti”, di esplorazione sonora, probabilmente perché non era quello il suo intento. Rimane comunque un album importante per quanto riguarda la mia personale crescita musicale, ma difficilmente lo ascolto ora. Non vi metto il link perché tanto lo conoscete, figliuoli.
P.S. Per inciso, mi piacc…piacevano i Green Day, non prendetemi per snob, Dookie era e rimane un grandissimo album.



Hail To The Thief – Radiohead (2003)
La prima volta che ho ascoltato i Radiohead ho ascoltato proprio quest’album e, detto francamente, mi aveva fatto abbastanza schifo. A mia discolpa posso dire che avevo 11 anni. Il resto è storia, mia almeno: i Radiohead sono una delle mie band preferite, forse La preferita, e i loro album sono gli unici che rimangono fissi nella scheda sd del mio cellulare, in mp3 a 320kbps e guai a chi li tocca.
È difficile consigliarvi una canzone in queste circostanze, questa è una delle mie canzoni preferite e meno conosciute dell’album: Scatterbrain.



Pool – Porches (2016)
A volte le idee possono cambiare davvero velocemente. Pool è l’ultimo album dei Porches, in cui il gruppo statunitense si è spostato verso sonorità decisamente synthpop che ad un primo ascolto mi avevano lasciato perplesso. Lo so, lo so, non basta mai un solo ascolto ma a volte me lo scordo. Un paio di settimane fa, su consiglio di un amico gli ho dato una seconda possibilità: ancora non posso dire che mi abbia entusiasmato ma posso dire di essere stato superficiale nel liquidarlo come poco interessante, quindi lo consiglio, soprattutto il singolo che è davvero un bel pezzo.

Per concludere, siccome mi piace seminare zizzania svelo un oscuro segreto del mio passato e del mio presente: non apprezzo e non ho mai, ma proprio mai apprezzato i Linkin Park. BOOM.
Alla prossima, la corte si aggiorna.

Marsha Bronson


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