Se la tua idea su un qualsivoglia argomento è la stessa
da più di sei mesi, allora non sei una persona coerente. Almeno questo pensavo
sei mesi fa. Ogni tanto penso a quanto i miei gusti musicali siano cambiati nel
corso degli anni; a quanti gruppi “storici” ho smesso di ascoltare, a quanti
nuovi generi a cui mi sono appassionato facendo abiura di idee di cui ero
convintissimo fino a pochi mesi prima. Per non parlare degli scheletri negli
armadi, nei cassetti e forse qualcuno pure nelle tasche. Di questo magari
parleremo un’altra volta, non so se sono pronto. Ad ogni modo, come forse avete
inteso, questa puntata è dedicata ai ripensamenti, a quegli album o artisti che
mai avrei pensato di ascoltare e che invece ora sono tra i miei preferiti, ma
anche alle vecchie fiamme che il tempo ha spento o quantomeno affievolito. Quanto
sono poetico oggi, mi commuovo. Forse è il caso che la smetta, prima però
musica!
Rival Dealer – Burial (2013)
Quando ero giovane e ingenuo ero tra quelle perone noiose
e un po’ stupide secondo cui la musica ha senso solo se suonata. Poi ho ascoltato
i The Knife, ma questa è un’altra storia. Una volta battesimato a questo genere
ho cominciato ad addentrarmi maggiormente negli abissi musicali della
sperimentazione. Quello che vi propongo oggi è qualcosa che si spinge ben al di
là della musica elettronica “classica”. Burial è un produttore inglese e negli
ultimi dieci anni ha avuto l’incredibile capacità di creare un suo
personalissimo sound, fatto di suoni e rumori captati dall’ambiente circostante
e assemblati tra loro in un modo che solo lui poteva fare. Fruscii, rumore di
pioggia alla Massive Attack, stralci di telefonate ad amici ignari, sample
vocali, percussioni impercettibilmente imprecise, lo-fi, tutto crea nell’ascoltatore
un’immagine inconfondibile. Rival Dealer è il suo ultimo lavoro, risale al
2013. Come Down To Us è una perla.
Good Kid m.A.A.d. city – Kendrick Lamar (2013)
Il mio primo disco Hip-Hop. Sì, sono uno dei pochi che
compra ancora dischi. E no, non i vinili da hipster borghesi, intendo dischi in
quel formato bellissimo che è il CD, tipico degli anni ’90 a cui
orgogliosamente appartengo. Tornando a Kendrick, a differenza di Burial questa
è una passione molto più recente, nata da un ripensamento continuo lungo tutto
lo scorso anno. Good kid è il secondo album del rapper di To Pimp A Butterfly
ed è probabilmente essenziale per capire fino in fondo quest’ultimo abum.
Quindi ascoltatelo.
America Idiot – Green Day (2004)
Ahia. Ahia. Qui ho un po’ paura quindi metto subito le
mani avanti: non penso che American Idiot sia un brutto album, semplicemente
credo di averlo decisamente sopravvalutato durante la mia adolescenza. L’album
funziona, dall’inizio alla fine e certi pezzi sono davvero interessanti, ma non
regge il confronto con altri album dello stesso periodo, in termini di “spinta
in avanti”, di esplorazione sonora, probabilmente perché non era quello il suo
intento. Rimane comunque un album importante per quanto riguarda la mia
personale crescita musicale, ma difficilmente lo ascolto ora. Non vi metto il
link perché tanto lo conoscete, figliuoli.
P.S. Per inciso, mi piacc…piacevano i Green Day, non
prendetemi per snob, Dookie era e rimane un grandissimo album.
Hail To The Thief – Radiohead (2003)
La prima volta che ho ascoltato i Radiohead ho ascoltato
proprio quest’album e, detto francamente, mi aveva fatto abbastanza schifo. A
mia discolpa posso dire che avevo 11 anni. Il resto è storia, mia almeno: i
Radiohead sono una delle mie band preferite, forse La preferita, e i loro album
sono gli unici che rimangono fissi nella scheda sd del mio cellulare, in mp3 a
320kbps e guai a chi li tocca.
È difficile consigliarvi una canzone in queste
circostanze, questa è una delle mie canzoni preferite e meno conosciute
dell’album: Scatterbrain.
Pool – Porches (2016)
A volte le idee possono cambiare davvero velocemente.
Pool è l’ultimo album dei Porches, in cui il gruppo statunitense si è spostato
verso sonorità decisamente synthpop che ad un primo ascolto mi avevano lasciato
perplesso. Lo so, lo so, non basta mai un solo ascolto ma a volte me lo scordo.
Un paio di settimane fa, su consiglio di un amico gli ho dato una seconda
possibilità: ancora non posso dire che mi abbia entusiasmato ma posso dire di
essere stato superficiale nel liquidarlo come poco interessante, quindi lo
consiglio, soprattutto il singolo che è davvero un bel pezzo.
Per concludere, siccome mi piace seminare zizzania svelo
un oscuro segreto del mio passato e del mio presente: non apprezzo e non ho
mai, ma proprio mai apprezzato i Linkin Park. BOOM.
Alla prossima, la corte si aggiorna.
Marsha Bronson
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