FILM: Frank (2014)
Frank è un film incatalogabile su cui avevo molte
aspettative generate dalle receimpressioni non scritte degli amici e dal
faccione del protagonista che spiccava in ogni trailer o locandina. Inizialmente pensavo si
trattasse di una divertente commediola inglese su una band indie-alternative. Un
po’ The Rocker - il Batterista Nudo, ma meno volgare e più intelligente nei contenuti, ma mi
sbagliavo di grosso. Frank è un prodotto complesso, profondo e stratificato;
studiato in ogni suo minimo dettaglio. esistono molte componenti in questo film
che, se analizzate separatamente, risultano ben strutturate, scritte ed
introdotte, ma un passo indietro rovina in parte il quadro. Da lontano le
storie che si intrecciano sembrano perdere consistenza e sfumano i loro
contorni in un anonimato cinematografico che appiattisce i personaggi piuttosto
che farne risaltare le caratteristiche peculiari.
Il film parte e si sviluppa come la creazione di un album
incredibilmente inusuale, ma poi il Frank del titolo si dimostra essere
completamente diverso da quello che ci saremmo attesi, il protagonista subisce
un’evoluzione negativa (rappresentata dalle sigarette che comincia a fumare nel
corso della registrazione) legata in particolar modo alla fama e i membri della
band si allontanano sempre più dal modello che rappresentavano all’inizio. Solitamente
apprezzo molto la caratterizzazione non stereotipata, ma talvolta semplificare
dei personaggi è utile per esaltarne degli altri. In quest’opera invece sono
tutti sopra le righe, tutti inusuali, tutti protagonisti.
Questo modo il film, partendo da solide basi, riesce a
trattare argomenti eterogenei quali morte, autismo, malattia, fobia, depressione,
disturbi psichiatrici, musica di nicchia, amicizia e amore. Un complesso di
elementi contrastanti che purtroppo vengono spesso relegati ad un ruolo
secondario, ma che avrebbero meritato molto più spazio. Un complesso che riesce
a toccare il cuore degli spettatori in maniera gentile, senza mai forzare la
mano. Un film che stupisce pur mostrando qualche pecca a livello di
bilanciamento e di scrittura. Recitare costantemente con una maschera indosso
non è cosa da tutti, complimenti a Fassbender. Un plauso per la realizzazione realistica del mondo della
musica indipendente. VOTO: 7.5
ALBUM: Più che Logico (2015)
Cremonini non è uno dei miei artisti preferiti, ma è
innegabile la sua costante presenza nell’intera vita della mia generazione. Siamo
nati con Squerez, cresciuti con Maggese e conseguito la maturità con Logico. E
dopo Logico? Più che Logico, raccolta composta dai live del tour 2015 e da un
paio di inediti. L’album si presenta come un best of in cui però mancano gli storici
singoli dei Lunapop a parte 50 Special. Ricordare alcuni brani può essere una
bell’esperienza per alcuni, brani che ormai associamo a periodi ben precisi
della nostra vita, brani non indimenticabili ma significativi.
La qualità delle registrazioni è discreta, con qualche
errore tecnico dovuto alla normale natura movimentata dei concerti. Tutto sommato
però la componente live riesce talvolta a conferire nuova linfa a pezzi ormai
lontani dal gusto comune, ormai evidentemente spostato vero suoni elettronici. Gli
inediti inoltre rendono il tutto più interessante.
Un album insomma consigliato per i fan del cantautore
bolognese, ma che tutti potrebbero benissimo apprezzare pur conoscendo pochi brani.
VOTO: 7.5
ALBUM: Music from the
Motion Picture: Into the Wild (2007)
Non sono mai stato un
grande fan dei Pearl Jam, ma in questo caso Vedder ha superato se stesso
regalandoci il racconto di un’opera strepitosa in musica. Parlare del film Into
the Wild non è mia intenzione, almeno non in questa sede, ma sarebbe
impossibile cercare di spiegare la grandezza di quest’album senza fare riferimento
alla pellicola dello scontroso Penn. Ascoltando le varie tracce con le cuffie e
il volume al massimo si ha la sensazione di avere una live brezza tra i
capelli, di indossare occhiali da sole scuri, di respirare libertà da questo
mondo. L’immersione è totale e il risultato fantastico. Guaranteed e Society
commoventi. Per tutto il resto vi rimando all’articolo che presto dedicherò al
film. Intanto ecco a voi una delle migliori colonne sonore di sempre. VOTO: 9
ALBUM: Covers (2015)
Chiudiamo in leggerezza con un EP bonus dei redivivi The
Fray. In questo breve ma intenso lavoro il quartetto di Denver prende cinque
successi (alcuni sinceramente un po’ meno meritevoli di altri) della musica pop moderna e, come
suggerisce il titolo dell’album, tentano di farne una cover imprimendo il loro
marchio pop-rock.
Maps è forse la meglio riuscita, Streets of Philadelphia
forse osa troppo già solo nell’idea di voler omaggiare il boss con una cover. Le
altre scorrono piacevolmente. VOTO: 6.5
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