Non ho avuto
fortuna. Ero curioso di vedere “The Reflektor Tapes” ma i cinema nei dintorni
avevano altri progetti per me e ho ripiegato su “The Martian”. Avrei potuto
recuperarlo in streaming ma io non faccio queste cose brutte. E comunque è
impossibile trovare quel dannato documentario su internet. “The Reflektor Tapes”
non l’ho visto, la colonna sonora di “The Martian” era ben poco interessante
(Bowie era telefonato e va bene, ma almeno mettete Life On Mars, che diamine!), insomma di che vi parlo?
Semplice, di
un altro documentario. “Shut Up And Play The Hits”
racconta l’ultimo storico concerto dei LCD Soundsystem, ormai 5 anni fa, al
Madison Square Garden. Gli LCD sono tra le mie band preferite dell’ultimo
decennio, li canticchiavo alle cinque di mattina durante la peggiore, o
migliore, dipende dai punti di vista, sbronza di sempre (o almeno così mi hanno
detto); negli appena tre album della loro breve carriera hanno ripescato ciò
che di meglio c’è stato nella storia musicale della Grande Mela, dai Velvet ai
Suicide passando per il CGBG e il Paradise Garage, per poi iniettarlo nel nuovo
millennio tra synth e luci stroboscopiche. In questo documentario del 2012 viene
mostrato uno spaccato interessante sia sulla quotidianità del leader James Murphy,
sia sull’energia dei live, senza mai annoiare. Dimenticavo, a circa metà della
prima parte si vedono gli Arcade Fire, quindi in un certo senso ho mantenuto la
parola.
Kamikaze – MØ
MØ a.k.a. Karen Marie Ørsted, cantante
electro-pop danese. Non avevo
idea di chi fosse e fin qui niente di strano, una buona parte delle canzoni di
cui parlo sono di artisti che ascolto per la prima volta, se non fosse che a
quanto pare ero l’unico povero sfigato, a giudicare dalle views visualizzazioni
che ha sul tubo. Eh, la vecchiaia.
Ad ogni
modo, Kamikaze è il suo ultimo
singolo e ha una melodia ettronica e orientaleggiante (avrei detto
arabeggiante, ma visto il titolo non mi pareva il caso) molto carina e molto
pop che si fa ascoltare con piacere.
Ascolta su Youtube
Eraser –
METZ
Non so bene
da dove derivi lo stereotipo del canadese buono e gentile (sul serio, li avete
mai visti giocare a Hockey?), ma di certo non proviene dal mondo della musica.
I METZ sono un trio canadese, appunto, e fanno un noise/punk che non sembra
molto amichevole. Hanno pubblicato un ottimo album dal titolo fantasioso (METZ)
nel 2012 e un secondo dal titolo ancor più fantasioso ( II ) questa primavera,
di cui non so dirvi molto perché non l’ho ancora ascoltato. So dirvi però che Eraser è uscita qualche settimana fa
come singolo, è veloce e violenta ed è davvero niente male.
Ascolta su Youtube/SoundCloud
The Answer – Savages
Uno dei miei
generi prediletti è il punk, in tutte le sue forme e di tutte le
(de)generazioni. Quando scrivo questi commenti cerco di essere trasversale ai
generi per quanto possibile e selezionare canzoni che in generale mi paiono
buone. Oggi siete di fronte a due eccezioni: la prima è parlarvi di ben due
gruppi punk, uno sta qua sopra, l’altro sono le Savages, gruppo post-punk
franco-inglese tutto al femminile; la seconda eccezione è dirvi che la loro The Answer non è che mi faccia
impazzire. Ho apprezzato il primo album, “Silence Yourself”, ma in questo
singolo vengono esplorate sonorità dal sapore fin troppo gotico lontane dai
miei gusti. Di certo c’è che i gusti sono soggettivi e che queste ragazze sono
oggettivamente brave, quindi vale la pena farvele ascoltare.
Ascolta su Youtube
Never –
Jennylee
Never è il primo singolo di Jennifer
Jennylee Lindberg, cantante statunitense che sta per debuttare, a dicembre, con
l’album solista “Right On”. Dal suo ascolto è lecito aspettarsi qualcosa di
molto “anni ‘80”. A partire dal riff di basso in stile Jesus & Mary Chain,
inzuppato nel feedback alla My Bloody Valentine, tutto contribuisce a creare
un’atmosfera fumosa e ovattata alternando durante tutto il pezzo momenti più
cupi ad altri più distesi. Insomma finché viene rispolverata questa parte degli
eighties può ancora andare bene, mi auguro che nessuno rispolveri i Duran
Duran. Ah già.
Ascolta su Youtube
Confessor –
Eluvium
Io e la
musica ambient non è che ce la filiamo più di tanto. Non mi sono ancora chiari
i reconditi meccanismi psicologici che mi portano ad associare una canzone ad
un evento, un’idea, una persona o un’emozione (e probabilmente ciò è un bene),
ma l’ingranaggio ambient evidentemente ha qualche vite fuori posto. Ultimamente
però sto ascoltando parecchia roba che si discosta dalle, diciamo, convenzioni
musicali e in una di queste derive psicosonore mi sono imbattuto in questo
pezzo di Matthew Cooper, in arte Eluvium, che ho scoperto avere una certa
esperienza nel genere. Confessor si
ascolta ma non si ascolta, è eterea, ti passa attraverso ma qualcosa dietro la
lascia, forse. Io ci devo ancora pensare ma magari voi lo trovate, ‘sto
cacciavite, e mi insegnate ad usarlo (mi sento un po’ il Barney dell’ambient).
Ascolta su SoundCloud
…+2 (ecco a cosa servivano i puntini nel titolo)
Slumlord – Neon Indian / Red Cow –
mewithoutYou
Siccome mi
sento buono, ecco altri due pezzi per voi. Due video, anzi.
Il primo è
il video di Slumlord
direttamente dall’ultimo album dei Neon Indian, che sta riscuotendo
parecchio consenso sia da parte del pubblico che della critica. La loro è
elettronica un po’ new wave, un po’ funk, un po’ Daft Punk, un po’ italodisco,
un po’ di tutto a dire il vero, e il video è un guazzabuglio caleidoscopico di
luci al neon, caos discotecaro, colori sgargianti e personaggi improbabili. È
lunghetto, circa otto minuti, ma è anche uno dei migliori che abbia visto da
qualche tempo a questa parte.
Di
tutt’altra pasta è invece il video di Red Cow dei mewithoutYou. I mewithoutYou sono
gruppo Philadelphiese o Philadelphino,
che dir si voglia, secondo me tra i più sottovalutati degli ultimi anni, oltre
che parecchio strano. Il cantante Aaron Weiss per esempio, è freegano, vale a
dire la digievoluzione di un vegano, e i testi che scrive sono per la quasi
totalità a tema religioso. Grazie alle mie celestiali conoscenze bibliche e a
Wikipedia posso dirvi che Red Cow in
particolare tratta di Mosè e dell’esodo. Non ho idea di quale legame possa
avere il video con la canzone, ma è carino e la musica è buona.
Marsha
Bronson
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