venerdì 6 novembre 2015

FIVE BY FIVE... #3

Non ho avuto fortuna. Ero curioso di vedere “The Reflektor Tapes” ma i cinema nei dintorni avevano altri progetti per me e ho ripiegato su “The Martian”. Avrei potuto recuperarlo in streaming ma io non faccio queste cose brutte. E comunque è impossibile trovare quel dannato documentario su internet. “The Reflektor Tapes” non l’ho visto, la colonna sonora di “The Martian” era ben poco interessante (Bowie era telefonato e va bene, ma almeno mettete Life On Mars, che diamine!), insomma di che vi parlo?
Semplice, di un altro documentario. “Shut Up And Play The Hits” racconta l’ultimo storico concerto dei LCD Soundsystem, ormai 5 anni fa, al Madison Square Garden. Gli LCD sono tra le mie band preferite dell’ultimo decennio, li canticchiavo alle cinque di mattina durante la peggiore, o migliore, dipende dai punti di vista, sbronza di sempre (o almeno così mi hanno detto); negli appena tre album della loro breve carriera hanno ripescato ciò che di meglio c’è stato nella storia musicale della Grande Mela, dai Velvet ai Suicide passando per il CGBG e il Paradise Garage, per poi iniettarlo nel nuovo millennio tra synth e luci stroboscopiche. In questo documentario del 2012 viene mostrato uno spaccato interessante sia sulla quotidianità del leader James Murphy, sia sull’energia dei live, senza mai annoiare. Dimenticavo, a circa metà della prima parte si vedono gli Arcade Fire, quindi in un certo senso ho mantenuto la parola.



Kamikaze – MØ
MØ a.k.a. Karen Marie Ørsted, cantante electro-pop danese. Non avevo idea di chi fosse e fin qui niente di strano, una buona parte delle canzoni di cui parlo sono di artisti che ascolto per la prima volta, se non fosse che a quanto pare ero l’unico povero sfigato, a giudicare dalle views visualizzazioni che ha sul tubo. Eh, la vecchiaia.
Ad ogni modo, Kamikaze è il suo ultimo singolo e ha una melodia ettronica e orientaleggiante (avrei detto arabeggiante, ma visto il titolo non mi pareva il caso) molto carina e molto pop che si fa ascoltare con piacere.
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Eraser – METZ
Non so bene da dove derivi lo stereotipo del canadese buono e gentile (sul serio, li avete mai visti giocare a Hockey?), ma di certo non proviene dal mondo della musica. I METZ sono un trio canadese, appunto, e fanno un noise/punk che non sembra molto amichevole. Hanno pubblicato un ottimo album dal titolo fantasioso (METZ) nel 2012 e un secondo dal titolo ancor più fantasioso ( II ) questa primavera, di cui non so dirvi molto perché non l’ho ancora ascoltato. So dirvi però che Eraser è uscita qualche settimana fa come singolo, è veloce e violenta ed è davvero niente male.
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The Answer – Savages
Uno dei miei generi prediletti è il punk, in tutte le sue forme e di tutte le (de)generazioni. Quando scrivo questi commenti cerco di essere trasversale ai generi per quanto possibile e selezionare canzoni che in generale mi paiono buone. Oggi siete di fronte a due eccezioni: la prima è parlarvi di ben due gruppi punk, uno sta qua sopra, l’altro sono le Savages, gruppo post-punk franco-inglese tutto al femminile; la seconda eccezione è dirvi che la loro The Answer non è che mi faccia impazzire. Ho apprezzato il primo album, “Silence Yourself”, ma in questo singolo vengono esplorate sonorità dal sapore fin troppo gotico lontane dai miei gusti. Di certo c’è che i gusti sono soggettivi e che queste ragazze sono oggettivamente brave, quindi vale la pena farvele ascoltare.
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Never – Jennylee
Never è il primo singolo di Jennifer Jennylee Lindberg, cantante statunitense che sta per debuttare, a dicembre, con l’album solista “Right On”. Dal suo ascolto è lecito aspettarsi qualcosa di molto “anni ‘80”. A partire dal riff di basso in stile Jesus & Mary Chain, inzuppato nel feedback alla My Bloody Valentine, tutto contribuisce a creare un’atmosfera fumosa e ovattata alternando durante tutto il pezzo momenti più cupi ad altri più distesi. Insomma finché viene rispolverata questa parte degli eighties può ancora andare bene, mi auguro che nessuno rispolveri i Duran Duran. Ah già.   
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Confessor – Eluvium
Io e la musica ambient non è che ce la filiamo più di tanto. Non mi sono ancora chiari i reconditi meccanismi psicologici che mi portano ad associare una canzone ad un evento, un’idea, una persona o un’emozione (e probabilmente ciò è un bene), ma l’ingranaggio ambient evidentemente ha qualche vite fuori posto. Ultimamente però sto ascoltando parecchia roba che si discosta dalle, diciamo, convenzioni musicali e in una di queste derive psicosonore mi sono imbattuto in questo pezzo di Matthew Cooper, in arte Eluvium, che ho scoperto avere una certa esperienza nel genere. Confessor si ascolta ma non si ascolta, è eterea, ti passa attraverso ma qualcosa dietro la lascia, forse. Io ci devo ancora pensare ma magari voi lo trovate, ‘sto cacciavite, e mi insegnate ad usarlo (mi sento un po’ il Barney dell’ambient).
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…+2 (ecco a cosa servivano i puntini nel titolo)

Slumlord – Neon Indian / Red Cow – mewithoutYou
Siccome mi sento buono, ecco altri due pezzi per voi. Due video, anzi.
Il primo è il video di Slumlord direttamente dall’ultimo album dei Neon Indian, che sta riscuotendo parecchio consenso sia da parte del pubblico che della critica. La loro è elettronica un po’ new wave, un po’ funk, un po’ Daft Punk, un po’ italodisco, un po’ di tutto a dire il vero, e il video è un guazzabuglio caleidoscopico di luci al neon, caos discotecaro, colori sgargianti e personaggi improbabili. È lunghetto, circa otto minuti, ma è anche uno dei migliori che abbia visto da qualche tempo a questa parte.   
Di tutt’altra pasta è invece il video di Red Cow dei mewithoutYou. I mewithoutYou sono gruppo Philadelphiese o  Philadelphino, che dir si voglia, secondo me tra i più sottovalutati degli ultimi anni, oltre che parecchio strano. Il cantante Aaron Weiss per esempio, è freegano, vale a dire la digievoluzione di un vegano, e i testi che scrive sono per la quasi totalità a tema religioso. Grazie alle mie celestiali conoscenze bibliche e a Wikipedia posso dirvi che Red Cow in particolare tratta di Mosè e dell’esodo. Non ho idea di quale legame possa avere il video con la canzone, ma è carino e la musica è buona.



Marsha Bronson

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