Dopo aver riflettuto sull’importanza delle aspettative
nella valutazione di un prodotto (film o album che sia), ho deciso di aprire
una nuova rubrica, a cadenza casuale (cioè quando mi pare), per esprimere le
mie aspettative verso un opera prima di approcciarmicivi, approcciarmivici, di
guardarla o ascoltarla insomma. Tale rubrica sarà ospitata eccezionalmente solo
oggi sul blog, mentre continuerà imperterrita eimperturbabile sulla pagina Facebook (che
trovate qui - mettete mi piace, mi raccomando), in quanto il formato flash mi
sembra più adatto al tono e alla lunghezza dell’articolo.
Oggi parliamo de “Il Viaggio di Arlo”, in originale “The
Good Dinosaur”, film Pixar del 2015 per la regia di Peter Sohn, all’esordio
dietro la macchina da presa. Il fatto che la Pixar, almeno qui in Italia, abbia
deciso di far uscire due film nell’arco di pochi mesi, dopo una pausa di quasi
due anni dall’ultimo ("Monster University"), potrebbe rivelarsi un’arma a doppio
taglio, specialmente considerando la qualità assoluta di Inside Out, cartone
animato dalle vesti infantili ma dal contenuto assai adulto e profondo. Dai
trailer rilasciati in questi mesi ho potuto notare che The Good Dinosaur opta
decisamente per una linea più bambinesca mirando direttamente a quel pubblico e
quindi senza lasciar intendere direttamente la presenza di messaggi secondari
velati e scrutabili sono con occhio critico, magari adulto. L’ambientazione
appare molto più colorata, luminosa e giocosa; anche i protagonisti, Arlo e il
bimbo dall’igiene personale discutibile di cui ancora non conosco il nome, ma
credo si chiami Spot, ci vengono presentati in maniera semplice e immediata,
sono caratterizzati con poche linee sinuose e assomigliano, specialmente il
dinosauro, a quei giocattoli approssimativi che più o meno tutti abbia
posseduto anni or sono. Personalmente ho rivisto nel dinosauro un aspetto
giocattoloso che mi ha ricordato direttamente la trilogia (presto quadrilogia)
di Toy Story, nella quale, ricordiamolo per gli sciagurati che non lo
sapessero, sono presenti due dinosauri: Rex e Trixie. I movimenti sono indubbiamente
più fluidi rispetto ai giocattoli di Andy, ma la linea infantile mi pare
sostanzialmente la stessa.
Nel film, come suggerisce il titolo italiano dell’opera,
si narra appunto di un viaggio compiuto dal piccolo Arlo per ritrovare qualcosa
o qualcuno. Le mie aspettative sono quindi incentrate su un road movie, rivolto
ad un pubblico pre-adolescenziale, caratterizzato dagli usuali stilemi del
cinema di viaggio, ossia la crescita dei protagonisti. Mi immagino dunque un
Arlo inizialmente spaventato dal mondo che lo circonda, timido e impacciato
(anche fisicamente), che riesce a prendersi una rivincita sulla società
esigente solo attraverso la maturazione conferitagli dal viaggio. In questo
processo credo che venga collocata anche la figura del bambino selvaggio; una
doppia crescita incrociata mi sembrerebbe però eccessiva alla luce del target,
quindi suppongo il comprimario venga parzialmente accantonato nel momento in
cui si tirano le somme dell’avventura.
Dal punto di vista grafico mi aspetto invece un
capolavoro, uno dei migliori lavori Pixar. La luminosità, il realismo nella
finzione delle immagini cartoonesche, la costruzione dei modelli poligonali,
tutte caratteristiche che mi sembrano sopra la media, a giudicare dalle prime
immagini.
Ciò che più mi aspetto è però il momento commovente: ogni
Pixar ha il suo momento in cui la lacrimuccia è d’obbligo, e "The Good Dinosaur",
vista la fragilità propria del protagonista, promette di non fare eccezione. Io
comunque i fazzoletti me li porto.
Un film Pixar meno stratificato e complesso del solito,
ma in ogni caso un prodotto sopra la media.
Queste le mie impressioni e aspettative dunque. E le
vostre? Avete già visto il film? Lo andrete a vedere? Detestate i film Pixar? Avete
avuto un’infanzia difficile? Ditelo con un commento qua sotto o sui social. Io invece
perlerò in maniera più approfondita del film in questione solo dopo averlo
visto (credo martedì) nella consueta rubrica delle Recensioni della Settimana. Vi
ricordo inoltre di mettere mi piace a QUESTA PAGINA se l’articolo vi è piaciuto
e se volete continuare a leggere “Cosa aspettarsi quando si aspetta?”. Piccolo
spoiler: il prossimo sarà sull’ultimo album dei Coldplay.
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