La La Land, ultima fatica dell’astro nascente Damien
Chazelle, ha conquistato in poche settimane critica e pubblico, e si appresta a
sbancare ai premi più prestigiosi il prossimo 26 febbraio, con ben 14
candidature in 13 differenti categorie. L’esperienza della visione di questo
musical classico e inusuale è pura magia, ma dove si annida questo segreto
indicibile? Lo spettatore viene trascinato a ritmo di musica e balli
coreografici sui cofani delle auto all’interno di un sistema che è la realtà,
ma è anche un fantastico meraviglioso nel quale le logiche sopite
vengono riportate alla luce sotto forma di espressioni artistiche. Il tema
portante, che caratterizza poi il brano “Audition” - candidato anch’esso al
premio Oscar -, è quello del sogno. Mia e Sebastian infatti coltivano un sogno
definito ancor prima di incontrarsi e lo sviluppo della loro storia d’amore
travagliata tra le stagione coincide con l’evoluzione del sogno in divenire, che
passa dalla possibilità ad un tentativo di realizzazione. Ma non è del sogno
americano che Chazelle vuole parlare. Il sogno dei protagonisti è più profondo
e se a quello liberale è associata un'utopica realizzazione totale della persona,
anche in ambito personale e familiare, il sogno del film appare decisamente lontano
dagli standard a cui siamo abituati. Arrivare a recitare ad alti livelli o
riuscire ad aprire il bar “Piano col Pollo” non è semplicemente una realizzazione,
ma l’effettiva certezza di aver saputo dare qualcosa di sé a qualcuno che ne
aveva bisogno, ma non ne era cosciente. È essere al mondo in maniera definitiva. Completa,
o quantomeno originale.
Probabilmente parlare di completezza in riferimento al
finale di La La Land sarebbe poco corretto, perché in effetti quella sequenza
finale in cui ripercorriamo l’intera storia del film in uno straziante what if
è il buco emotivo che lascia. L’assenza dietro la presenza e l'apparenza. Allora per chi sogniamo, quando il sogno è la rinuncia del bene più grande? Sogniamo per noi stessi,
ma anche per gli altri, perche il sogno è un percorso dell’espressione dell’amore
che segna il passaggio del tempo e dei volti, e quello che è stato non va mai
perduto, rivive, anche solo nel profondo dell’apparenza che la realizzazione
del sogno ha lasciato. I sogni si sovrappongono e si fondano dove rinasce l’amore
e le luci si abbassano per esaltare con un fascio caldo il pianista che lascia
andare le dita ad una melodia malinconica. Il sogno è la linfa del bene più grande.
La La Land è dunque un film contro il diritto di sognare a favore dell'amore?
Assolutamente no, è un inno all’innamoramento totale. È una lunga ma rapida
coreografia che ridà la voglia e la gioia di rischiare, e di mettere in gioco
qualcosa di sé in un rapporto ballato, cantato, unico. Nessuno ci dice che i traguardi
agognati dai protagonisti sarebbero stati raggiunti anche senza l’esperienza
del sogno e dell’amore, ma vorremmo immaginare che tutto ciò che noi
desideriamo di più al mondo sia ad appena un passo d’amore da noi. Tutto quello
che è stato, e che sarà, ripagherà. Tutto quello che è ora si sente, nella
musica, nelle parole, nei colori accesi di una terra degli angeli che sembra
essere dipinta sullo sfondo dell’immaginazione di Mia, sembra arrivare da un
passato glorioso e andare verso un bigio futuro, ma ora è magia, in quest’istante, su quella panchina.
Quello che ci manca, che cancella i nostri pensieri e i
sogni, è la voglia di seguire quella dolce, triste melodia, entrare in un posto
qualunque e credere ai nostri sentimenti fino in fondo. E amare il jazz, che ha
bisogno di essere amato. Perderemo sempre qualcosa, ma daremo noi stessi al mondo, per
sempre.
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