martedì 28 febbraio 2017

OSCAR 2017 - QUEL MOMENTO IMBARAZZANTE

Due Oscar, un solo premio.
Basterebbe questo per riassumere un’ordinaria cerimonia di paura, ma andiamo più nello specifico, soffermandoci maggiormente sui premi, quest’anno eccessivamente politicizzati. Guardiamo quello che resta.
La La Land, trionfatore annunciato per meriti palesi ha smacchiato il giaguaro, ma non ha raggiunto la maggioranza al senato. Quanto ha pesato però il giudizio dell’elettorato dell’assente Trump sulla decisione finale? Guardando la cerimonia su Sky, in studio Castelnuovo e Canova hanno analizzato i dati per partito e hanno messo in risalto il fatto che l’elettorato di Trump avrebbe votato proprio per il film di Chazelle nella corsa al premio più ambito, mentre i democratici sarebbero stati più propensi ad appoggiare pellicole come “Il diritto di contare” e appunto “Moonlight”. Se a novembre gli analisti avessero azzeccato le previsioni elettorali, sarebbe cambiato qualcosa nell’assegnazione del premio?


Resta il giudizio personale: La La Land resta, a mio parere, una delle opere più complete, ambiziose e pregne di significati presenti in nelle ultime edizioni degli Oscar. C’è un tono, un vigore di fondo che tende ad avvicinarla alle grandi produzioni del passato. È il film che mi ha colpito maggiormente in questa stagione cinematografica e quello di cui la gente ancora parlerà tra diversi anni.
Resta la gaffe clamorosa, di quelle memorabili, epico. Un momento di televisione così imbarazzante da trasmettermi un senso di inadeguatezza che ancora non riesco ad eliminare,mi perseguita. Non riesco a non provare dispiacere immenso per i tre uomini della produzione della Lionsgate che hanno tenuto il loro sentito discorso post premiazione per poi vedersi strappare il premio dalle mani. In particolare mi rammarico per il secondo, membro più anziano del trio di oratori.

Nasci con il sogno di sollevare un premio Oscar un giorno
Spendi quarant’anni ad inseguire incessantemente il tuo sogno
Vinci finalmente un Oscar
Non lo vinci davvero.

Il fatto che il film vittima di questo qui pro quo sia proprio dedicato ai sognatori un po’ mi lascia interdetto. Le congiunzioni ancestrali.
Resta Moonlight, buon film di Barry Jenkins, che porta a casa un tris di statuette decisamente pesanti e può vantarsi anche dello scherno finale al più quotato La La Land. Evidentemente, nell’anno della xenofobia dilagante, la combo omosessualità-razzismo si è rivelata essere quella vincente. Ancora una volta la questione cinematografica ha rappresentato solo una delle variabili nelle scelte dell’Academy.
Per quanto riguarda gli altri premi poche sorprese, almeno rispetto alle mie precisissime previsioni. Mel porta a casa un paio di statuette tecniche per un film dal grande impatto visivo, e gli occhi di Emma Stone riescono ad addolcire anche la giuria nella corsa a due con l’amata Jackie. Il piccolo Affleck è in realtà un grande Affleck, nonostante la barba, e John Legend surclassa il buon vecchio Sting.
Avrei voluto gioire della vittoria italiana del duo Bertolazzi-Gregorini per il miglior trucco, ma hanno dato risalto a Suicide Squad nella notte delle stelle, e questo non va bene.


In ogni caso, dopo il divertimento, i momenti imbarazzanti e le speculazioni sui premi più ambiti, resta nella mia memoria viva l'immagine di Michael J. Fox, provato, ma ancora presente su quel palco insieme ad un esilarante Seth Rogen. Michael non deve essere mai messo da parte. 


Comunque vorrei far notare il mio 16/22 nelle previsioni. E con questo dichiaro chiusa la polemica tra me e il sottoscritto.

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