martedì 21 febbraio 2017

L’ITER DELL’ESAME UNIVERSITARIO FINITO MALE

La vita di uno studente universitario medio è scandita da pochi ma significativi eventi: la vacanza estiva, il concerto di Cosmo, la sessione d’esami. Con questo breve articolo-guida cercherò di sintetizzare al massimo le fasi di un esame finito male.



- Primo giorno di corsi: aspettative medio-alte. Le premesse ti piacciono, gli orari non sono nemmeno male. Stai anche attento alla calligrafia degli appunti che poi tanto ricopierai in biblioteca. Tutto sembra andare a gonfie vele, senti già il profumino dolce della laurea.

- Secondo giorno di corsi: aspettative medie. Le lezioni cominciano a sembrare leggermente meno interessanti, ma tu non demordi, almeno finché non arriva il messaggio del tuo amico che ti invita a calcetto o il promemoria dell’amica che ti ricorda della puntata di Grey’s Anatomy. Quello è il momento in cui perdi la prima parole, il primo concetto. Rimetti nella borsa il cellulare e con tuo collo alla ispettore gadget recuperi ciò che hai perso, ma quel momento esatto del secondo giorno rappresenta il presagio della fine, e tu lo sai.


-Seconda settimana: aspettative Ungaretti. Hai finito la passione e hai cominciato a seguire il corso per l’inerzia accumulata nei primi giorni di università. Non ti interessa più ciò che il professore dice, e spesso non riesci più a capire il senso, l’argomento centrale a cui tutte le parole pronunciate al vento dal temibile uomo si aggrappano. Ciò si traduce in una serie di frasi sconnesse sul tuo quaderno degli appunti, senza senso e senza connettivi logici. Ermetismo puro.
 
Se solo fossi diplomato IADAP


- Terza settimana: AAA aspettative cercasi. Hai definitivamente perso il filo. Non segui se non con la coda dell’orecchio. Senti parole, brusii che trascrivi esattamente come le ricevi, quindi geroglifici stracolmi di errori grammaticali, per i pochi che riescono a leggerli. Hai smesso di trascrivere gli appunti confidando sulla tua capacità di analisi dei testi in esame e sulla benevolenza dei compagni di corso. Alla fine solo gli incapaci prendo appunti sul serio.

- Quarta settimana: aspettative Football Manager. Sulla scia della procrastinazione hai smesso di seguire il corso, vai in università per vedere qualcuno, per non stare a casa, per far cambiare l’aria ai libri, che sennò si ammuffiscono su quella scrivania. Vai a lezione solamente quando la biblioteca è piena, ma la tua unica preoccupazione in aula è se mettere il portiere del Chievo o quello del Cagliari al fantacalcio. Prenderanno tre gol entrambi. Questo fantacalcio si vince dopo la laurea.

- Fine dei corsi: aspettative Pacciani. Il corso è terminato e tu sei combattuto tra il senso di colpa per non aver seguito a dovere e la gioia di avere sostanzialmente un paio di settimane di vacanza prima dello studio intensivo. Sei ancora tranquillo, conti i giorni che mancano al primo appello sul calendario e confidi nelle tue capacità per preparare tutto in soli 10 giorni, compresa festa di compleanno spacca fegato dell’amico e gita fuori porta con i compagni di merende.

- Inizio dello studio­: aspettative Marchionne. Arriva il giorno fissato per l’inizio degli studi e sembri aver ritrovato lo smalto di un tempo. Sfogli i libri (4), conti le pagine che credi possano chiedere all’esame: Cinquecento, che per dieci giorni di studio sono cinquanta al dì, preferibilmente dopo i pasti. Il primo giorno tieni tendenzialmente una media accettabile: quaranta pagine, le dieci in difetto le recupererai la mattina dopo. Sveglia presto.
 
Quando suona la sveglia delle 8, la posticipi di mezz'ora e ti svegli alle 12 passate


- Secondo giorno di studi: aspettative Ritorno al Futuro. Punti la sveglia alle 7. Alle 6:53 ti svegli con la vescica piena. Vai in bagno e mentre espleti le tue funzioni fisiologiche sposti la sveglia alle 7.30, perché mezz’ora tolta allo studio non fa differenza, ma mezz’ora tolta al tuo letto è questione di vita o di morte. Alle 7:30 la sveglia suona, la sposti di mezz’ora. Alle 8 la sveglia risuona, la sposti di mezz’ora. Di mezz’ora in mezz’ora ti alzi dal letto per colpa del fascio di luce che penetra dalla finestra socchiusa. Sono quasi le 11. Scendi in cucina a fare colazione, sfogli la home di facebook con il cellulare, controlli due messaggi nei gruppi Whatsapp in cui sei stato inserito per errore e torni in camera tua a studiare. Sono le 12. Leggi tre pagine, ti chiama il tua amico per organizzare il cinema, suona due volte il postino - che comunque ha sbagliato campanello -, vai due volte a prendere un bicchiere d’acqua gassata a garganella, ti chiama tua madre perché è pronto il pranzo.
Bilancio del secondo giorno: otto pagine studiate. Due concetti quasi capiti. Il ritardo sulla tabella di marcia si fa importante. Ma le tue capacità possono questo e altro.

- Terzo giorno di studi: aspettative Frate Indovino. Hai rinunciato a studiare tutte le pagine e hai applicato il metodo “ne studio una sì e dieci no”. In questo modo saprai sicuramente gli argomenti a grandi linee, pur peccando nei dettagli. Il 24 non te lo toglie nessuno.



- Sesto giorno di studi: aspettative Messico. Il metodo che stai applicando funziona bene per la velocità, un po’ meno per i contenuti. Leggi nomi, formule, definizioni complicate e voli pindarici che farebbero impallidire l’aviator D’Annunzio. Diciamoci la verità: ti sei smarrito come Jennifer Connelly nel labirinto di David Bowie e solo una fuga all’estero potrebbe salvarti da un esame che si preannuncia fallimentare.

- Tre giorni all’esame: aspettative Mark Zuckerberg. Poggi adagio i quattro libri dell’esame nel cestino sotto la tua scrivania. Vorresti piangere, ma fingi di essere superiore a queste logiche conformiste secondo cui uno dovrebbe essere valutato in sede d’esame per ottenere quei maledetti CFU. Con le ultime forze rimaste vai sul gruppo facebook del corso a cercare degli appunti per preparare l’esame in tre giorni.



- Due giorni all’esame: aspettative Il Pensatore. Il tuo post su facebook ha ricevuto due mi piace, probabilmente da ragazzi più bisognosi di te, e un solo commento di una ragazza che vorrebbe due reni e un polmone in cambio di qualche schemino a matita. Anziché recuperare i libri nel cestino sotto la scrivania, però, preferisci stenderti sul divano a perdere tempo pensando al tempo che hai perso cercando metodi alternativi allo studio.

- Un giorno all’esame: aspettative (Le vie del signore sono) finite. Senti di aver sempre saputo che non avresti dato quest’esame. Prendi i libri dal cestino e li riponi nella libreria, serviranno poi. Sei comunque tentato di tentare l’esame confidando nella fortuna e in quei due concetti appresi durante la prima settimana di lezione. Ti riservi il diritto di decidere l’indomani mattina.
 
no


- Il giorno dell’esame: aspettative amletiche. Ti svegli e già sai che non darai l’esame in questa sessione. Cerchi qualche scusa per te stesso ma non la trovi. Ti resta solo un ultimo dubbio: se darlo a settembre o ritirarti dall’università.




- Primo giorno del secondo semestre: aspettative Jakob il bugiardo. Le premesse ti piacciono, gli orari non sono nemmeno male. Stai anche attento alla calligrafia degli appunti che poi tanto ricopierai in biblioteca. Tutto sembra andare a gonfie vele, senti già il profumino dolce della laurea.

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