lunedì 3 ottobre 2016

WAYWARD PINES 2 - COMMENTO EPISODIO 7

La scelta di dedicare sostanzialmente un intero episodio a Christopher James è stata in sé ambivalente: da una parte è stato concesso il giusto spazio ad un personaggio che aveva attirato l’attenzione incondizionata del pubblico fin dalla sua prima apparizione, dall’altra invece la scelta di lasciare così tanto spazio ad un flashback nelle ultime puntate di quella che si prospetta essere l’ultima stagione ha ancora una volta prodotto un fastidioso rallentamento del ritmo. CJ è quindi l’uomo della provvidenza, svegliatosi centinaia di anni nel corso del grande inverno per controllare che tutto si svolgesse secondo i piani di Pilcher. E tutto si è svolto secondo i piani di Pilcher? Decisamente no. Dal flashback spezzettato veniamo a conoscenza di due cose: la mutazione genetica non è stata graduale come ci si poteva aspettare dagli indizi disseminati nel corso di due stagioni e il vate ha edificato il suo vittoriale su un cimitero indiano. O era tibetano? Sta di fatto che tutta la trama è crollata nel momento esatto in cui gli sceneggiatori hanno scelto di rivelare che il vero motivo dell’aggressività degli Abby nei confronti degli umani è causata dall’invasione territoriale. Siamo passati dalle violente bestie umanoidi ai placidi animali di quartiere. Una conclusione troppo stereotipata, troppo posticcia, troppo banale per poter davvero essere la causa scatenante di un’epopea durata venti episodi. In tutto questo perché CJ non ha mai espresso il suo parere contrario alla nuova comunità ma ha continuato ad occuparsi della raccolta di viveri come se niente fosse? Ancora una volta questa seconda stagione si mostra tronca di qualcosa.


Intanto, mentre nel passato si svelavano i motivi traballanti del futuro, proseguiva nel presente la ricerca di Yedlin sull’Abby femmina, rivelatasi essere la mente del gruppo e l’unico esemplare in grado di interagire con gli esseri umani. Ma si tratta davvero dell’unica? Cosa si cela dietro i cerchi nel grano sulla mano oltre al segno di riconoscimento della leadership? Credo che si tratti della natura propria delle femmine della specie, le quali hanno l’intelligenza per governare sui maschi. Una struttura societaria basilare simile a quella degli alveari. Potrebbe esserci una donna per ogni gruppo organizzato. Rimane un velo di mistero sul piano dell’Abby femmina, che si è fatta catturare appositamente e probabilmente trama vendetta contro l’intera razza umana, senza fare distinzioni tra innocenti e colpevoli degli squilibri nel suo branco. Alla luce delle sue capacità intellettive, credo sia in grado di abbassare le difese elettriche delle mura e favorire l’ingresso nella città di un esercito di aberrazioni. Tutto quindi conduce ad uno scontro finale armato che chiuderà definitivamente il ciclo, magari con lo sterminio delle forze armate e la migrazione in un territorio vergine per i superstiti.
Ciò che mi sfugge è la sorte avversa della squadra di ricognizione, ridottasi ad un’unità dopo anni di viaggio. Essa ha subito gli attacchi degli Abby, ma quali Abby? Se le mutazioni attaccano solamente coloro che invadono il loro territorio in maniera continuativa, e se diamo per buona l’esistenza di innumerevoli gruppi o branchi di bestie, ognuna associata ad uno specifico territorio, cosa hanno fatto i componenti della squadra per scatenare le ire degli altri popoli animali? Oppure gli Abby sono dotati di una struttura in scala globale e Margareth è il capo di tutte le mutazioni?


Ciò che appare chiara è comunque la natura frammentata di questa serie, che non riesce quasi mai a dimostrarsi un corpo unico, ma va a tentativi, tastando nel buio possibili sviluppi e andando quasi sempre a pescare sfortunatamente il peggiore, il più scontato e banale. Rimane inoltre sempre ben impressa nella mente dello spettatore la struttura misteriosa che caratterizzava gli esordi della serie, gli albori gloriosi del figlio di Twin Peaks. Oggi quei ricordi sono bistrattati, allontanati e reclusi. Gli sceneggiatori hanno scelto fin da subito di tagliare i ponti con il passato e di produrre un prodotto nuovo, qualcosa che avesse pochi richiami al passato e che potesse essere fruibile a tutti, anche a coloro che non hanno visto la prima stagione. A questo servono le brevi spiegazioni all’inizio delle puntate. a questo servono le morti improvvisate e imbarazzanti delle chiavi di volta della rivolta finale della prima stagione. Wayward Pines 1 non è Wayward Pines 2. O meglio: Wayward Pines 2 non è Wayward Pines, ma un altro prodotto poco curato, stereotipato ambientato in un futuro post apocalittico. Facciamocene una ragione.

L’unico colpo di scena finale che potrebbe rimescolare le carte un’ultima volta sarebbe il ritorno del figliol prodigo. Chissà.

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