giovedì 16 luglio 2015

NBT: 2015 SO FAR

Siamo ormai al giro di boa di questo 2015 e, per quanto mi riguarda, posso dirmi piuttosto soddisfatto di come sta procedendo dal punto di vista musicale. Tra i vari Modest Mouse, Sleater-Kinney, Faith No More, Failure c’è stata un’invasione di grandi ritorni, accompagnati da buoni debutti (Wolf Alice) e ottimi debutti (Viet Cong). Tutto ciò condito dalle sempre piacevoli riconferme dei soliti Lightning Bolt, mewithoutYou, Florence ecc. ecc.
Oggi però vi parlo di una manciata di album, presi fra quelli che secondo me sono i più interessanti, inusuali e divertenti pubblicati fino ad ora. Quelli usciti un po’ in sordina o passati quasi inosservati, magari di artisti non ancora affermati o “di nicchia”, come si dice. Insomma qualcosa di nuovo e, spero, piacevole. Buon Ascolto!
 


Sprinter – Torres (Partisan)
Ho un debole per le voci femminili. Non quelle perfette, pulite, mai stonate alla talent show però. Belle eh, solo un po’ asettiche forse. Personalmente mi emozionano di più le voci incostanti, a tratti cupe, a volte energiche, altre volte appena un sussuro. Torres (nome d’arte di Mackenzie Scott ) ha una di queste voci. Sprinter è il suo secondo album e conferma appieno il suo talento canoro e musicale. Combina in un perfetto equilibrio pezzi esplosivi come l’iniziale “Strange Hellos” o “Sprinter”  e pezzi più intimi come e “A Proper Polish Welcome” e la finale “The Exchange”. Le chitarre e la batteria con quel loro suono sporco, pieno di riverberi e bassi ronzii non fanno altro che mettere in risalto la bella voce di Scott, che in certi momenti (“Feris Wheel” su tutti) è semplicemente toccante.
 



Sleeping Tapes – Jeff Bridges e Keefus Ciancia
Jeff bridges. Sì, proprio lui, “The Dude” de “Il Grande Lebowski”, quello nel supermercato in accappatoio che comprava il latte, insomma. Al che potrei anche smettere di scrivere, tanto basterebbe come motivo per ascoltare quest’opera realizzata insieme al musicista Keefus Ciancia a scopo di beneficienza. Come spiega la voce rilassata e benevola dello stesso Bridges all’inizio dell’album, Sleeping Tapes ha lo scopo di far dormire. Proprio così, è un disco della “buona notte” . E così ecco un misto di discorsi di argomento semiserio, nonsense o semplicemente casuale raccontati da una voce calda e amichevole a tal punto che vorreste sposarla. La voce e anche Jeff Bridges. Tutto accompagnato dalla buona musica ambient di Ciancia che contribuisce all’atmosfera già estremamente rilassante. Yawwn
 


No Life for Me – Wavves x Cloud Nothings (Ghost Ramp)
Dopo aver ascoltato l’anno scorso l’eccellente “Here and Nowhere else” dei “Cloud Nothings” ero molto curioso di ascoltare il loro nuovo lavoro. Lavoro che è arrivato inaspettatamente presto, giusto poche settimane fa, questa volta insieme ai Wavves, gruppo musicalmente molto affine al gruppo di Cleveland. “No Life for Me” è una raffica di canzoni secche, brevissime, solo due superano la soglia dei 3 minuti, per capirci. Lo stile dopotuttto è quello comune alle due band: un punk lo-fi ricolmo di atmosfere grunge e urla cariche di disperazione in puro stile Nirvana (ad esempio in “Hard to Find” e “How it’s Gonna Go”). Le poche ma buone melodie più pop come quelle in “Come Down”, sono ben posizionate in un album che, approfittando della sua brevità, scarica sull’ascoltatore caricatori e caricatori di note veloci e potenti come proiettili.
 


Xe – Zs (Northern Spy)
Quando non sai cos’è, allora è avanguardia. Questa battuta, che male, malissimo, pessimamente si addiceva al Jazz in “Novecento” , funziona forse un po’ meglio con un non-genere quale è, appunto, l’avanguardia. Avanguardia. Di per sé evoca un’immagine indefinita, ignota, un territorio remoto e forse ostile in cui avventurarsi e l’avventura ha sempre avuto uno speciale fascino per l’uomo. Non ditemi che la New Horizon non vi ha fatto emozionare almeno un pochino.
Xe ha qualcosa di cosmico in effetti, comincia in modo caotico (apparentemente) e assordante, disorientante. Se è vero che la destinazione di questo viaggio è ignota, le sue origini sono chiare: drone, noise, no wave newyorkese (anzi, di Brooklin, ci tengono loro) dominano la prima traccia, “The Future of Royalty”. La successiva “Wolf Government” è invece qualcosa di assolutamente folle, indescrivibile. A un certo punto credo di aver sentito la voce di R2D2. Ascoltare per credere.
Per sentire quella che può essere definita una vera melodia bisogna aspettare “Corps”, il pezzo forte dell’album: una serie di note di chitarra staccate si ripetono per tutta la sua durata tra sfuriate di sax e crescendo e diminuendo percussivi che ne mutano l’atmosfera tutt’intorno.
Dopo la breve ed elettronica “Weakling” troviamo la traccia che dà il nome all’album: “Xe”. Nei suoi diciotto minuti si avvicendano più o meno periodicamente chitarra, sax, basso in un’atmosfera che a mio avviso ricorda La Sagra della Primavera, con momenti di tensione e esplosioni sonore. Esplosioni come il follemente stupendo assolo di Sax finale. Niente male questi Zs.



Davide Quercia

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