martedì 31 marzo 2015

1992 - Episodi 1 e 2

Dopo aver visto i primi due episodi della serie 1992 in onda su Sky ho pensato di aprire questa nuova rubrica, con cadenza settimanale, nella quale analizzo il prosieguo della narrazione e lo sviluppo dei protagonisti. Ovviamente non mi prendo responsabilità per eventuali spoiler necessari per analizzare al meglio la serie, quindi la lettura di questi articoli è consigliata principalmente a coloro che hanno già visto gli episodi in questione. Oltre un’analisi delle singole puntate ho pensato di cogliere l’occasione per presentare il prodotto e farne un’analisi qualitativa. Scusate la lunghezza. Cominciamo…



Sky colpisce ancora nel segno con 1992, la nuova serie evento in esclusiva su Sky Atlantic nata da un’idea di Stefano Accorsi. Dopo “Romanzo Criminale - la Serie” e “Gomorra -la Serie” l’emittente satellitare torna a produrre un serial televisivo di alto livello. Il fatto che i primi due episodi siano stati trasmessi in prima tv in contemporanea in vari altri paesi europei denota le alte aspettative riposte nella serie che possiamo definire “di punta” per Murdoch e soci.


Gli argomenti trattati sono ormai noti a tutti. Quattro soli numeri riportano alla mente di tutti gli Italiani quell’inizio. L’arresto per corruzione del senatore Mario Chiesa, il 17 Febbraio dell’anno fulcro della serie, apre la famosa stagione di Mani Pulite. Un vero e proprio terremoto che scuoterà le fondamenta di un sistema politico-economico ben collaudato e porterà alla luce il marcio che si cela sotto. Allo stesso modo comincia anche “1992”: un giovane ufficiale della polizia giudiziaria, Luca Pastore, interpretato da Domenico Diele, scopre il senatore del PSI intento a gettare nel water alcune banconote segnate dal pool di Antonio Di Pietro (esageratamente eroico in questi primi episodi) e il vaso di Pandora è scoperchiato. Ci sono tutti: il sopracitato Chiesa, Craxi, Dell’Utri nominato a più riprese, Silvio che con una battuta (“Pulisci sempre l’asse, mi raccomando, altrimenti chi viene dopo pensa che sia stato tu a sporcare”) riesce a riassumere lo spirito del sistema di cui è uno dei pilastri, Bossi e molti altri.


Gli sceneggiatori, tra cui lo stesso Freccia, optano però per una scelta diversa dal solito: decidono di narrare le vicende di tangentopoli attraverso le vicissitudini di sei personaggi di fantasia, forse in cerca d’autore, che intrecciano le loro strorie personali con l’inchiesta in maniera indissolubile. Fin dall’inizio ci vengono quindi presentati gli ufficiali giudiziari Pastore e Venturi (Dandi), entrambi impegnati con Di Pietro alla ricerca di prove contro i politici e gli imprenditori coinvolti in Tangentopoli ed entrambi spinti da uno spirito di vendetta, su cui aleggia un velo di mistero, e per cui sono disposti a tutto pur di incastrare determinati personaggi pubblici. Si passa poi alla presentazione del personaggio più ambiguo della serie finora, ossia Leonardo Notte, interpretato da Accorsi, che, in veste di dipendente dell’ormai celebre Publitalia ’80, viene spinto ad intrattenere rapporti di lavoro con Dell’Utri e con la Fininvest. Notte risulta cinico e deciso nel suo lavoro e con le donne, ma non sembra mai convinto del suo operato quando si tratta di lavorare a braccetto con la politica, tanto che nel secondo episodio abbandona stizzito una convention a Roma organizzata dalle lobby politiche per discutere delle elezioni imminenti. Egli intrattiene anche rapporti occasionali con un’altra protagonista: Veronica Castello, interpretata da una più che mai convincente Miss Miriam Leone. Questa rappresenta una generazione di avvenenti ragazze entrata nel mondo dello spettacolo attraverso le conoscenze giuste. In questo caso specifico la Leone interpreta l’amante di Mainaghi, potente industriale milanese, invischiato fino al collo nell’inchiesta. La ragazza riesce quindi ad ottenere una parte da protagonista a “Domenica In” poco prima che il sopracitato imprenditore venga incastrato da un’abile mossa fuorilegge di Pastore. Questo porta la Castello ad affrontare il suo nuovo futuro, prima radioso, senza le spalle coperte. Altri due protagonisti degni di nota sono Bosco, ex militare interpretato da un irriconoscibile Manara, che per una serie di coincidenze diviene deputato per la Lega e Bibi Mainaghi, figlia dell’imprenditore, che finora ha avuto un ruolo marginale. Il grande merito di questi personaggi è la naturale umanità con cui reagiscono agli eventi. Chiunque di noi potrebbe immedesimarsi in queste figure più ombre che luci.


La scelta è quindi quella di rendere il ’92, Tangentopoli, lo sfondo di queste vicende che si intrecciano; uno sfondo mobile però, perché in soli due episodi la storia ingrana e la narrazione scorre piacevolmente senza che lo spettatore avverta lo stacco tra realtà e finzione.
Dopo due puntate, della durata di cinquanta minuti ciascuna, è già possibile tirare le somme relative al comparto tecnico della serie: la regia è curata ma a tratti ripetitiva, soprattutto nelle riprese sfocate, fotografia iperrealistica e moderna che funziona ma allontana l’ambientazione proposta da quella anni ’90 a cui il serial dovrebbe rifarsi, le prove attoriali sono discrete, con pochi alti e qualche basso di troppo per una serie Sky (il Freddo ci aveva abituati meglio). Il grande problema di questo prodotto è l’audio, decisamente sotto le aspettative: alcuni dialoghi risultano incomprensibili e necessitano di due, tre ascolti e alcune battute sono state ridoppiate successivamente creando un fastidioso effetto ventriloquo. Spero i fonici si riprendano nel corso delle prossime puntate.



In sostanza prodotto medio-alto che sottolinea, se ancora ce ne fosse bisogno, che la qualità nostrana respira ancora sepolta sotto chilometri di fiction. Se come me non avete vissuto in prima persona questo tragico momento storico per il nostro paese è bene che recuperiate i primi episodi e vi mettiate al passo con la serie, se invece non siete più giovincelli e volete avere una nuova versione dei fatti, raccontata da un punto di vista diverso, questo potrebbe essere il prodotto che fa per voi. Intrattiene fornendo contenuti. Quando tutto cambiò per tornare ad essere come prima. Si scrive 1992, si legge 2015.

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