Il secondo capitolo dei Guardiani della Galassia si fonda
sulle basi stilistiche e logiche poste dall’opera prima nel lontano 2014, virando
però verso un approfondimento nuovo dei protagonisti e delle loro dinamiche di
gruppo. Se l’inizio in medias res ci ributta nella mischia dello scontro spaziale,
la prima parte della sceneggiatura non spicca per una coerenza particolare e
lascia spazio ad una serie di sequenze sì divertenti, ma non esattamente
amalgamate alla perfezione. L’analisi introspettiva dei personaggi però saprà
ricongiungere i lasciti di questi siparietti in un messaggio di fondo univoco,
di rimando dal film precedente, ma indubbiamente più centrale in quest’opera.
A differenza del primo film, in questo secondo “Volume”
gli scalmanati ragazzi di Starlord si allontanano dal centro dell’azione, mossi
da una ricerca che è resa attraverso Ego, il padre di Peter, ma che sta a
rappresentare un percorso collettivo di maturazione del gruppo come “famiglia”.
Questo movimento centripeto porta la banda ad abbandonare la ribalta: non
aspettatevi folle festanti al termine del film. Tale scelta influisce anche
sui rapporti che il film intrattiene con il Marvel Cinematic Universe,
riducendo ai minimi termini i riferimenti specifici al sommo Thanos e al suo
progetto di distruzione, rinunciando a camei insperati e all’introduzione del
prossimo “Thor: Ragnarok”, film sulla carta più vicino ai Guardiani. Se da una
parte questo tentativo d’indipendenza potrebbe infastidire i fanatici dei
collegamenti tra film del MCU, dall’altra trova i favori di chi, come me, ha
sempre sperato in uno spazio che potesse valorizzare al punto giusto il gruppo
dei Guardiani.
Guardiani della Galassia Vol. 2 si pone quindi come uno
stand alone sull’universo di Peter Quill che vuole andare più in profondità
rispetto al primo film, aprendo una parentesi che contiene in sé più risposte
che domande, pensata per concludere alcuni archi narrativi. Questa peculiarità
del film, che lo differenzia significativamente dagli altri prodotti del MCU, è
però anche il punto debole di una sceneggiatura che non vuole volontariamente
raggiungere i picchi di epicità del primo capitolo e che risente di alcune
mancanze a livello narrativo. Il fatto che, all’interno di una trilogia
cinematografica, il capitolo di mezzo appaia così slegato dalla trama centrale
può essere inteso come una scelta fallace.
Dal primo momento in cui ho visto “Guardiani della
Galassia Vol. 1”, ho subito pensato potesse diventare con il tempo il
corrispettivo per la mia generazione di ciò che era stata la trilogia classica
di Star Wars per la generazione dei nostri padri, ma l’opera di Lucas aveva una
progettualità e una libertà d’azione che hanno davvero reso possibile la
creazione di un universo in espansione poggiato sui primi tre film. La scelta
di James Gunn di allontanare il secondo capitolo dal fulcro del’azione è al
contempo innovativa ed estremamente rischiosa. Il finale commovente non ha in sé
la carica epica del finale de “L’impero colpisce ancora”, e questo non aiuta a
creare un senso di continuità assoluto. Non basta una scena post credit a
riattivare la fantasia degli spettatori.
Ma d’altro canto, un film così slegato dalle logiche
seriali che invadono la continuity cinematografica del MCU rappresenta la
boccata d’aria fresca di cui sentivamo il bisogno. La libertà di James Gunn lo
riporta sui binari dell’autorialità cinematografica, che, nel secondo capitolo
ancora più che nel primo, si traduce in una messa in scena e in una regia
assolutamente al di sopra del livello medio del genere, indubbiamente
comparabili a quelle di produzioni meno popolari e più ricercate. Sequenza dei
titoli di testa meravigliosa, battaglia finale perfetta in ogni suo aspetto e
una manciata di scene memorabili ad arricchire il tutto.
“Guardiani della Galassia Vol. 2”, nonostante alcuni
cambiamenti nella scrittura, non interrompe una continuità con il capitolo
precedente che si basa sui personaggi, sulla comicità e sulla colonna sonora
non originale. Al gruppo dei cinque (quattro più uno) Guardiani ormai storici,
in questo film si aggiunge una serie di personaggi di contorno che nelle loro
interazioni partecipano in tutto e per tutto alla vita dell’equipaggio
spaziale. Nebula emerge alla lunga nella risoluzione del conflitto con Gamora e
contribuisce attivamente allo sviluppo della trama; Mantis invece appare la più
abbozzata dei “nuovi guardiani”, ma funge da ottima spalla comica in coppia con
Drax e gode di una caratterizzazione che cela in sé i semi di uno sviluppo
interessante, soprattutto alla luce di alcune ombre. A spiccare sopra tutti è
però Yondu - già presente nel precedente film -, che, da una situazione di
partenza che già vantava i favori del pubblico, diventa vero mattatore della
seconda parte della pellicola, risultando il centro attorno al quale si chiude
il bilancio finale del progresso psicologico dei protagonisti. Un vero
capolavoro di scrittura che si stanzia a livello dell’amatissimo Loki, se non
al di sopra.
La comicità caratterizza ancora una volta queste
avventure spaziali differenti. Lo stacco dagli altri film Marvel si percepisce
in particolar modo in un paio di scene in cui termini scurrili ci ricordano le
origini di Gunn e gli intenti di una trilogia pungente. La colonna sonora non
originale invece, pur assestandosi su buoni livelli, non raggiunge minimamente l’immersività
e il peso che aveva nel primo capitolo. La scelta dei brani, operata dalla
stesso regista, non ha saputo trovare pezzi altrettanto iconici, non ha saputo
legarli alle scene in maniera altrettanto impeccabile.
In generale il problema principale di questo film non
perfetto è quello di venire dopo la vera sorpresa del MCU, il fiore all’occhiello
di un progetto che con il succitato “Thor: Ragnarok” sembra voler tentare di bissare
il modello di Gunn. Il primo film sui guardiani aveva rinnovato i canoni, alzato
l’asticella per tutti i successori e questo secondo capitolo ha scelto
intelligentemente di non confrontarsi apertamente con il suo predecessore,
invertendo il canone, cambiando la struttura e la dimensione dello sviluppo
narrativo, senza però rinunciare ai cardini identificativi della serie. E in
questi termini il film ha ampiamente soddisfatto ogni pretesa. Diverte, esalta,
emoziona e appassiona utilizzando un linguaggio finalmente cinematografico. Un
altro tassello di una storia fantastica. I Guardiani sono tornati e se ne sono già riandati, ho cominciato a segnare sul calendario giorni che mancano all'uscita del terzo capitolo.
Frase post titoli di coda (SPOILER)
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La scena del funerale di Yondu con Cat Stevens e i guardiani di fronte allo spettacolo di fuochi d'artificio è probabilmente il punto più alto del MCU. Senza probabilmente, c'è anche Rambo.
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