Qualche mese fa è stato annunciato ufficialmente che il
film “Gli incredibili 2” è in lavorazione. Nonostante io adori il film
originale ( e la sua soundtrack ) non sono stato entusiasmato dalla scelta di produrne un sequel. Un altro
sequel. Sequel, sequel e ancora sequel: questo sembra essere l’andamento in
casa Pixar. Oltre a “Gli incredibili 2” sono in programmazione anche “Finding
Dory” (sequel di “Alla ricerca di Nemo”), “Toy Story 4” e “Cars 3”. Così tanti
sequel sono forse sinonimo di mancanza di idee? Questo solo il tempo ce lo
potrà dire.
Intanto per fortuna quest’anno è uscito un film originale
made in Pixar e … WOW! È un film stupendo. Sto parlando di “Inside Out” diretto dal buon Pete Docter che aveva
già dimostrato il suo talento dirigendo due dei miei film Pixar
preferiti: “Monsters & Co.” e “Up”.
L’idea di
base del quindicesimo lungometraggio d’animazione dei Pixar
Animation Studios è
quella di farci entrare all’interno della mente di umana e di mostraci come
funziona mediante una personificazione delle emozioni.
Un’idea che in realtà si era già vista ma che in questo film viene sviluppata in maniera superba.
“Inside Out” può essere considerato come il film più
ambizioso mai prodotto dalla Pixar. I creatori di questo film sono stati in
grado di dare vita sullo schermo all’astrattezza dei processi mentali riuscendo
a conferire concretezza alle complesse sfaccettature della mente umana.
Il più grande pregio della Pixar è aver sempre prodotto
film d’animazione apprezzabili da parte di varie fasce di pubblico (il che non
è affatto semplice) strutturandoli in modo da permettere diversi livelli di
lettura. Questo è particolarmente vero nel caso di Inside Out.
Il film si sviluppa su due piani distinti: da una parte
c’è il piano della realtà nel quale si verificano determinati avvenimenti e
dall’altra c’è il piano mentale nel quale possiamo osservare le reazioni che
questi avvenimenti producono nella psiche della protagonista dove troviamo le
sue emozioni personificate: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto.
La protagonista è Riley, una undicenne che si trasferisce
con la famiglia dal Minnesota a San Francisco e che incontra qualche difficoltà
ad adattarsi al nuovo contesto. Quello
che conta realmente però è ciò che accade all’interno della sua testa dove le
situazioni tutto sommato normali che si trova ad affrontare producono un
fortissimo impatto sulla sua mente. Gli eventi che Riley vive in prima persona
ne plasmano la personalità e Gioia,
Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto si trovano di fronte a grossi
sconvolgimenti che devono cercare di risolvere.
Ciò che colpisce immediatamente lo spettatore di questo
film sono i colori accesi e vividi. Inside Out è coloratissimo, un tripudio di
colori sgargianti sullo schermo, una festa per gli occhi. Poi ovviamente la
qualità della computer grafica Pixar non si discute, anche nei film meno
riusciti dello studio la qualità tecnica dell’animazione computerizzata è comunque
sempre rimasta a livelli straordinari ed in questo film si toccano nuove vette,
soprattutto nelle sezioni che si svolgono all’interno della testa della
protagonista dove gli ambienti e i personaggi sono resi in maniera eccezionale.
Ma che vo’ dico a fa’?
Inside Out è anche un film divertente e come tutti i film
Pixar sa come intrattenere lo spettatore senza mai scendere nel banale, ma
questa è una qualità attesa per un film di questo studio.
Quel che mi ha lasciato sbalordito è come il film sia
stato in grado di dare concretezza e materialità a elementi che hanno di per sé
natura astratta. È un miracolo come si sia riuscito a rendere sullo schermo in
modo così convincente le emozioni, i
pensieri, i ricordi, l’elaborazione di concetti, l’immaginazione e i processi
mentali della protagonista. Questo film è l’ennesima prova delle capacità dei film d’animazione.
Sono film che ci permettono di raccontare delle storie che non sarebbe
possibile raccontare in nessun’altro modo.
Quando si parla di film d’animazione invece si finisce
spesso per relegarli ad una categoria a sé. Un film d’animazione di particolare
valore spesso viene definito un capolavoro “nel suo genere”, si tende quindi ad
isolarlo nella sua categoria tenendolo ben distante dai “veri” capolavori del
cinema; viene inconsapevolmente percepito come film “semplificato”, che essendo
rivolto ad un pubblico giovanissimo necessariamente deve scendere a patti con
la narrazione ed abbassare il livello della qualità in modo da poter essere
godibile per tutti.
Questo non è
assolutamente vero e se avete ancora dubbi a riguardo basterà poco per eliminarli:
andate al cinema e guardate “Inside Out”. Quando uscirete dalla sala sono certo
che smetterete una volta per tutte di considerare l’animazione un genere
minore.
Antonio Margheriti
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