giovedì 24 settembre 2015

NBT: INSIDE OUT

Qualche mese fa è stato annunciato ufficialmente che il film “Gli incredibili 2” è in lavorazione. Nonostante io adori il film originale ( e la sua soundtrack  ) non sono stato entusiasmato dalla scelta di produrne un sequel. Un altro sequel. Sequel, sequel e ancora sequel: questo sembra essere l’andamento in casa Pixar. Oltre a “Gli incredibili 2” sono in programmazione anche “Finding Dory” (sequel di “Alla ricerca di Nemo”), “Toy Story 4” e “Cars 3”. Così tanti sequel sono forse sinonimo di mancanza di idee? Questo solo il tempo ce lo potrà dire.
Intanto per fortuna quest’anno è uscito un film originale made in Pixar e … WOW! È un film stupendo. Sto parlando di “Inside Out” diretto dal buon Pete Docter  che aveva  già dimostrato il suo talento dirigendo due dei miei film Pixar preferiti:  “Monsters & Co.” e “Up”.
L’idea di base del quindicesimo lungometraggio d’animazione dei Pixar Animation Studios è quella di farci entrare all’interno della mente di umana e di mostraci come funziona mediante una personificazione delle emozioni.
Un’idea che in realtà si era già vista ma che in questo film viene sviluppata in maniera superba.
“Inside Out” può essere considerato come il film più ambizioso mai prodotto dalla Pixar. I creatori di questo film sono stati in grado di dare vita sullo schermo all’astrattezza dei processi mentali riuscendo a conferire concretezza alle complesse sfaccettature della mente umana.
Il più grande pregio della Pixar è aver sempre prodotto film d’animazione apprezzabili da parte di varie fasce di pubblico (il che non è affatto semplice) strutturandoli in modo da permettere diversi livelli di lettura. Questo è particolarmente vero nel caso di Inside Out.


Il film si sviluppa su due piani distinti: da una parte c’è il piano della realtà nel quale si verificano determinati avvenimenti e dall’altra c’è il piano mentale nel quale possiamo osservare le reazioni che questi avvenimenti producono nella psiche della protagonista dove troviamo le sue emozioni personificate: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto.
La protagonista è Riley, una undicenne che si trasferisce con la famiglia dal Minnesota a San Francisco e che incontra qualche difficoltà ad adattarsi al nuovo contesto.  Quello che conta realmente però è ciò che accade all’interno della sua testa dove le situazioni tutto sommato normali che si trova ad affrontare producono un fortissimo impatto sulla sua mente. Gli eventi che Riley vive in prima persona ne plasmano la personalità  e Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto si trovano di fronte a grossi sconvolgimenti che devono cercare di risolvere. 


Ciò che colpisce immediatamente lo spettatore di questo film sono i colori accesi e vividi. Inside Out è coloratissimo, un tripudio di colori sgargianti sullo schermo, una festa per gli occhi. Poi ovviamente la qualità della computer grafica Pixar non si discute, anche nei film meno riusciti dello studio la qualità tecnica dell’animazione computerizzata è comunque sempre rimasta a livelli straordinari ed in questo film si toccano nuove vette, soprattutto nelle sezioni che si svolgono all’interno della testa della protagonista dove gli ambienti e i personaggi sono resi in maniera eccezionale. Ma che vo’ dico a fa’?
Inside Out è anche un film divertente e come tutti i film Pixar sa come intrattenere lo spettatore senza mai scendere nel banale, ma questa è una qualità attesa per un film di questo studio.


Quel che mi ha lasciato sbalordito è come il film sia stato in grado di dare concretezza e materialità a elementi che hanno di per sé natura astratta. È un miracolo come si sia riuscito a rendere sullo schermo in modo così convincente  le emozioni, i pensieri, i ricordi, l’elaborazione di concetti, l’immaginazione e i processi mentali della protagonista. Questo film è l’ennesima prova delle capacità dei film d’animazione. Sono film che ci permettono di raccontare delle storie che non sarebbe possibile raccontare in nessun’altro modo.
Quando si parla di film d’animazione invece si finisce spesso per relegarli ad una categoria a sé. Un film d’animazione di particolare valore spesso viene definito un capolavoro “nel suo genere”, si tende quindi ad isolarlo nella sua categoria tenendolo ben distante dai “veri” capolavori del cinema; viene inconsapevolmente percepito come film “semplificato”, che essendo rivolto ad un pubblico giovanissimo necessariamente deve scendere a patti con la narrazione ed abbassare il livello della qualità in modo da poter essere godibile per tutti.

Questo  non è assolutamente vero e se avete ancora dubbi a riguardo basterà poco per eliminarli: andate al cinema e guardate “Inside Out”. Quando uscirete dalla sala sono certo che smetterete una volta per tutte di considerare l’animazione un genere minore.

Antonio Margheriti

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