domenica 20 settembre 2015

RECENSIONI DELLA SETTIMANA 14-20 SETTEMBRE



FILM: Voglia di Vincere (1985)
La traduzione italiana del brillante titolo originale è quantomeno delittuosa; Teen Wolf (da cui poi è stata presa l’idea per l’omonima serie tv) riassume alla perfezione quello che è lo spirito del film e la linea principale legata all’improvvisa metamorfosi di Marty McFly in un lupo. Marty perché, tralasciando qualche particolare, il personaggio del film in analisi oggi potrebbe tranquillamente essere sovrapposto a quello di Ritorno al Futuro: giovani liceali bersagliati dai bulli e poco usi a sottostare alle norme scolastiche che otterranno, prima della fine della rispettive disavventure, una rivincita personali nei confronti dell’oppressivo ambiente rurale in cui sono cresciuti. Entrambi i personaggi inoltre si chiamano Marty, ma ciò fu un’opera di marketing tutta nostrana per sfruttare il successo al botteghino del film di Zemeckis. Teen Wolf è infatti antecedente a Back to the Future per anno di produzione. In Voglia di Vincere viene inoltre introdotto la componente sportiva attraverso il basketball, da ciò la traduzione italiana del titolo.
Nonostante effetti speciali scadenti e un budget tutto sommato ridotto, il film riesce a divertire e a ricreare le atmosfere giovanili degli anni ’80, o almeno credo; essendo nato dieci anni dopo l’uscita del film non posso confermare alcune scelte stilistiche ma rimane comunque tutto convincente, tranne le trasformazioni in lupo del protagonista e del padre, ma quelle sarebbero imbarazzanti a prescindere dall’epoca in cui il film è ambientato.
Una sorta di ampliamento dell’universo mondo del Marty che tutti conoscono. Un opera non eccellente ma legata ad un filone giovanile che troppo mi manca di questi tempi. VOTO: 7


FILM: Maps to the Stars (2014)
Cronenberg è sempre Cronenberg e solo questo dovrebbe giustificare la visione di ogni sua opera, ma anche The King finì la sua carriera sovrappeso, malato e solo. Non tutto quello che un  ottimo autore produce è oro colato, questo Maps to the Stars ad esempio è, a mio parere, un prodotto controverso e lontano dall’essere un capolavoro all’altezza del miglior Cronenberg.
La pellicola narra la vicende di un gruppo di individui collegati al mondo del cinema hollywoodiano e in qualche modo legati tra loro. La situazione di quiete iniziale viene sconvolta dall’arrivo in città di una giovane Mia Wasikowska, appena uscita da una clinica psichiatrica e dalle dubbie intenzioni. Da quel punto in poi la trama vira verso il dramma proponendo sempre la soluzione più tragica in caso di bivio nello sviluppo della narrazione. Un modello che sì colpisce, ma non riesce ad empatizzare appieno con lo spettatore. Oltre a ciò si aggiunge una componente metafisica che inciderà in maniera considerevole nella storia del ragazzo prodigio ma che striderà non poco nel contesto generale. Buona invece la caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo quello interpretato da Julianne Moore, discreta anche la critica all’ambiente cinematografica tanto alto quanto finto e ipocrita.
Il vero problema di questo prodotto è la confusione generale: non si riesce a cogliere lo spirito del regista che sembra frastagliato e titubante riguardo determinati aspetti, non si capisce mai fino in fondo dove voglia andare a parare e il risultato è un miscuglio di generi interessante ma dalla forma indefinibile. Non indimenticabile, ma da rivedere per cogliere altri messaggi celati. VOTO: 6.5


FILM: Andiamo a Quel Paese (2014)
Devo essere sincero: nonostante come comici non mi facciano impazzire, mi ero divertito a guardare “Il 7 e l’8”, loro primo film, e avevo trovato intelligente il modo in cui veniva trattato il tema mafioso ne “La Matassa”. Il terzo invece mi aveva abbastanza deluso, ma qui Ficarra e Picone sono davvero scaduti nel banale nel tentativo di rigirare la crisi economica attuale cercando di farne motivo di riso. Ficarra perde il lavoro e decide di tornare nel paese d’origine della moglie per vivere con la pensione di una zia. Capendo di poter applicare questo stratagemma anche con altri anziani pensionati, crea una sorto di ospizio nel palazzo in cui vive. Questa la prima parte del film, un po’ prevedibile e un po’ lenta. Ma il peggio arriva dopo. Gli anziani muoiono a causa del cioccolato e rimane solo la prima zia da cui era partito il “sistemone”; a questo punto quindi Ficarra impone a Picone (trantacinquenne nella finzione) di sposare la suddetta zia (settantenne). Da qui in poi disavventure mai comiche al limite del grottesco, recitazione scadente, messaggi assai superficiali e negativi e noia infinita. Il loro peggior lavoro che mostra il peggio nella scena finale del matrimonio con la platea-pubblico che ripete ciò che dicono i protagonisti. Comicità da scuola materna. VOTO: 4.5



ALBUM: Songs of Innocence (2014)
Gli U2 tornano a stupire dopo qualche comprensibile passaggio a vuoto. Songs of Inncocence è dolce, morbido, leggero e profondo. Le prime quattro tracce rappresentano una vetta di perfezione che ha regalato loro il Grammy per il miglior album rock. Every Breaking Wave, specialmente se ascoltata nella versione acustica (che purtroppo non è presente nella versione standard dell’album) colpisce al cuore di chi l’ascolta, The Miracle (of Joey Ramone) invece trascina e rimane impresso come singolo. La vera punta di diamante è però Songs for Someone, lenta, bilanciata e meravigliosa. Il resto dell’album cala leggermente dal punto di vista della qualità e dell’innovazione sonora del quartetto irlandese, ma si conferma comunque su buoni livelli, soprattutto con un pezzo classico come Volcano o con la riflessiva Cedarwood Road.
Quando una band storica non smette di stupire. VOTO: 9


Nessun commento: