FILM: Il Sapore Della Vittoria (2001)
Un filone che conosciamo bene: un allenatore severo cerca di portare una squadra giovanile alla vittoria impartendo ai ragazzi preziose lezioni di vita. Il tema quindi non è nuovo ed innovativo. Più interessante invece l’implicazione dell’integrazione razziale, supportata soprattutto dalla veridicità, seppur romanzata, delle storie narrate. La qualità è ottima considerando l’anno di produzione e il cast, composto da certezze, buoni attori, giovani in rampa di lancio e meteore, sostiene egregiamente il peso di una pellicola che nella sua struttura sarebbe potuta risultare pedante, ripetitiva e magniloquente. Denzel si dimostra, a mio parere, il terzo miglior attore afroamericano degli ultimi anni dopo Freeman e Jackson. Il finale punta chiaramente allo stomaco dello spettatore col tentativo di lasciare una poetica immagine del film e tutto sommato ci riesce in maniera quantomeno accettabile; la trama però presenta delle lievi falle che fanno apprezzare il prodotto senza però gridare al capolavoro. Godibile da chiunque, a tratti profondo, ma imperfetto. VOTO: 8.5
FILM: Torno a Vivere da Solo (2008)
Ci prova e ci riprova in tutti modi, ma Jerry Calà non
riesce mai a far ridere. Regia imbarazzate, fotografia morta e riesumata dagli
anni ’70, colonna sonora fastidiosa nella ricerca di atmosfere Radical Chic e
poi la recitazione. Un insulto al cinema chiamala recitazione. Qualità generale
di bassissima lega che dimostra come Calà abbia realizzato il film solo grazie
alle sue finanze e a qualche favore regresso. Produzione inesistente. Ciò che
più infastidisce, a parte la comicità a metà tra Colorado e cinepanettoni, è il
tatto con cui vengono trattati temi interessanti quali crisi di mezz’età,
separazione, emancipazione femminile, omosessualità e sfruttamento della
prostituzione. Ridere di tutto ciò è costruttivo ed intelligente, ma c’è modo e
modo di addentrarsi in una determinata realtà e raccontare un problema col
sorriso. Molte commedie di successo riescono a sfiorare con un guanto
d’eleganza problemi ben più profondi. Questo stilema poteva
funzionare quarant’anni fa. Non oggi e spero non funzionerà mai più. Questo un
esempio della comicità cercata e ricercata. VOTO: 2
FUMETTO: Suore Ninja (2012)
Da quanto tempo non parliamo di un fumetto in questa
specifica rubrica? È decisamente tempo di tornare a farlo. Ci viene dunque in
aiuto Suore Ninja, fumetto parodistico a tema ecclesiastico e sociale in senso
generale partorito dal duo La Rosa-Cardinali. Quando un’autorità grava sulla
vita della società media e tenta di condizionare anche la vita di coloro che si
sono allontanati da tempo dall’autorità stessa, nasce la parodia, quella
intelligente. Quella che in poche vignette riesce a divertire e criticare
profondamente le incongruenze del pensiero di coloro che antepongono alla
ragione conoscenze “superiori”. Suore Ninja funziona in ogni suo aspetto e la
lunghezza ridotta suggerisce a ragione la capacità dell’autore di concentrare
diverse forme di satira, da quella politica al nonsense. Un prodotto
consigliato a tutti coloro che sanno e vogliono ridere delle autorità. Mai
banale, fonte di molti dibattiti su temi aperti, esistenziali, complessi e
maturi. Non fatevi ingannare dal nome; prodotto molto più adulto delle
aspettative. VOTO: 8
ALBUM: Congratulations (2010)
Secondo lavoro per gli MGMT, di cui avevo già recensito
la sorpresa Oracular Spectacular. Questa volta i due ragazzi di Brooklyn tornano con toni molto meno pop
e costruzioni più complesse che dimostrano la maturità acquisita in anni di
prove e live. L’album vira decisamente verso suoni più psichedelici, molto anni
’70. Di per sé questa scelta potrebbe anche sembrare interessante,
condivisibile e apprezzabile, ciò che però manca decisamente a questo prodotto
è il mordente dimostrato nel primo album. Nessuna Kids, nessun Time to Pretend né
Electric Feel. Tutto è molto più prevedibile, poco coinvolgente e per niente
accattivante se ascoltato da un orecchio medio. I punti forti infatti risiedono
esclusivamente nella tecnica elettronica, elemento non facilmente apprezzabile,
specialmente dal grande pubblico. Qualche buono spunto ma nulla più. VOTO: 6
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