Un documentario è un film che presenta degli elementi
stilistici particolari che sono immediatamente riconoscibili dal pubblico.
Quando si inseriscono questi elementi in un film comico volendo andare a creare
un finto documentario si ottiene un mockumentary.
Ora, il mockumentary quando è di qualità è un genere che personalmente
apprezzo moltissimo. Per farvi capire meglio di che tipo di film sto parlando
vi porto 3 esempi.
Prendi i soldi e
scappa (1969): uno dei film più conosciuti ed apprezzati del grande Woody
Allen. Con lo stile di un documentario il film racconta le disavventure di un
inetto criminale.
This is Spinal Tap
(1984): un rockumentary che documenta il tour americano della band fittizia
Spinal Tap. Caposaldo del genere. 11/10.
Borat - Studio
culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan (2006):
un giornalista kazako viaggia negli Stati Uniti e documenta gli usi e i costumi
americani. Film geniale e dissacrante.
Se avete visto almeno uno dei tre film sopracitati avete
capito cosa intendo per mockumentary.
Come avrete intuito il film che vi presento oggi è
proprio un mockumentary e a dirla tutta è uno dei migliori che abbia mai visto.
“What We Do in the Shadows” è un film del 2014 scritto e diretto da Taika
Waititi e Jemaine Clement. Il film ci fa osservare da vicino la vita quotidiana di
quattro vampiri ultracentenari che convivono in un appartamento a Wellington in
Nuova Zelanda (ma dov’è la vecchia Zelanda ve lo siete mai chiesto? La risposta
è alla fine dell’articolo). Per un
vampiro l’ideale sarebbe vivere in solitudine in un antico maniero dal fascino
gotico magari provvisto di guglie e torrioni, decorato da enormi vetrate e
raccapriccianti gargoyle, pieno di segreti e scricchiolii e provvisto di
dipinti inquietanti e ragnatele grandi come arazzi. Certo un castello di tal
guisa sarebbe perfetto ma con i tempi che corrono bisogna sapersi accontentare
e i quattro vampiri protagonisti del nostro film devono adattarsi ed imparare a
convivere in armonia in un piccolo appartamento. Il film ci mostra gli inconvenienti che i vampiri devono affrontare ogni giorno (pardon, ogni notte) e le difficoltà
che incontrano nella convivenza tra coinquilini (ad esempio i litigi per lavare
i piatti o per mettere i fogli di giornale per terra prima di mordere le
vittime).
I quattro coinquilini sono: Viago (Taika Waititi) un
dandy del diciassettesimo secolo, Vladislav (Jemaine Clement) un vampiro
medioevale, Deacon (Jonny Brugh) un vampiro giovane ed esuberante che è stato
morso solo un paio di secoli fa e Petyr (Ben Fransham) un vampiro di 8000 anni
che ricorda nell’aspetto fisico Nosferatu il protagonista del celebre film muto “Nosferatu, eine Symphonie des Grauens”
(1922). Quando Petyr morde al collo il giovane umano Nick (Cori Gonzalez-Macuer)
questi, diventato vampiro, rischia di mettere a repentaglio il fragile
equilibrio del gruppo intromettendosi negli affari dei quattro assieme al suo
amico umano Stu.
C’è molta improvvisazione in “What We Do in the Shadows”,
infatti il regista/sceneggiatore/attore Jemaine Clement (che è il sosia perfetto di Benicio Del Toro) ha dichiarato che la maggior parte dei dialoghi
del film sono stati improvvisati al momento. Inoltre Stu (il tecnico
informatico) è stato interpretato non da un attore bensì da un tecnico
informatico di nome Stu, che essenzialmente ha dovuto impersonare sé stesso,
senza neppure sapere che il suo personaggio sarebbe stato fondamentale nel finale
del film.
Il film però centra il bersaglio. Sa divertire ed i tempi
comici sono azzeccati in ogni scena. La comicità del film mi ha ricordato per
certi versi gli sketch dei Monty Python. Le commedie
degne di nota negli ultimi anni purtroppo sono state rare quindi film come
questo sono un vero sollievo. Complimenti a questi ragazzi che ci hanno
confezionato un mockumentary a regola d’arte, divertente ed inconsueto. Mi
hanno fatto venire voglia di vedere un serie tv spin off di questo film in cui
le gag classiche delle sit-com “da appartamento” vengano riviste in chiave
vampiresca. Chissà forse in futuro mi accontenteranno.
La Zelanda è una provincia dei Paesi Bassi (io l’ho scoperto oggi).
Antonio Margheriti
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