martedì 13 giugno 2017

TWIN PEAKS 3 - EPISODIO 6

Puntata complessa quella andata in onda la notte tra domenica e lunedì, ricca di eventi all’apparenza minori, slegati dalla storyline principale, che invece alimentano uno sviluppo ad albero molto intricato, in cui i rami s’intrecciano e si sfiorano in molteplici frangenti. Ancora una volta risulta necessario aver visto, interpretato e approfondito tutti gli elementi della serie, dalle prime due stagione a "Fuoco cammina con me", per arrivare ai Missing Pieces, tassello fondamentale che sottolinea ancora una volta la distanza tra Lynch e il progetto che effettivamente fu realizzato dopo la rivelazione del ’91.


La struttura del sesto episodio segue quella dei precedenti: una serie di 3/4 eventi principali intervallati da scene d’intermezzo che rimandano ai temi fondanti della serie con un colore, un simbolo, un suono. Spesso il fulcro dello sviluppo è legato proprio a queste brevissime sequenze. Bisogna quindi prestare attenzione ai particolari dei riempitivi più insignificanti per cogliere il senso di un delirio metafisico senza eguali.
L’episodio torna a mostrarci le disavventure di Dale Cooper nei panni di Dougie Jones, ancora incapace di prendere pienamente coscienza di sé. In “aiuto”di Coop torna Mike, che l’agente dell’FBI rivede in una reale sequenza onirica. Questo ci conferma che tutti i segnali della loggia nera, che stanno permettendo a Cooper di galleggiare fino alla rinsavita sono frutto della volontà di uno o più spiriti della loggia nera, tra cui Mike. È un vero e proprio conflitto quello che vede Bob opporsi ai suoi simili nel tentativo di mantenere le spoglie umane. Un conflitto di cui ci è stato dato solo un assaggio nei primi episodi e che esploderà probabilmente per mano degli stessi uomini, i tramiti in questo momento tra gli abitanti della loggia.
“Wake up” e “Don’t die” sono le due frasi ripetute dall’immagine di Mike nel caminetto. Non ci sono dubbi particolari sul significato delle due, solamente la conferma che lo stato di dormiveglia dell’agente Cooper sia frutto di una sorta di malfunzionamento del processo di materializzazione del protagonista nel corpo di Dougie e che Mike, dall’atteggiamento assunto, sembra non essere preparato ad un effetto così prolungato. Che sia una conseguenza degli eventi dell’anticamera del mondo reale, quello spazio con la donna dagli occhi cuciti?


Dalla scena del dialogo tra Richard Horne e Red, l’uomo seduto al tavolo del primo episodio, possiamo dedurre che il rampollo di casa Horne non sia restio a seguire le orme di Benjamin, con una spruzzata di Bobby Briggs, e che i gusti di Shelly in fatto di uomini non siano poi cambiati molto nel corso degli anni. In realtà è lo sviluppo di questa sottotrama, e il rapporto che essa intrattiene con le azioni di Carl Rodd, che meglio si presta ad un discorso speculativo. Carl Rodd, personaggio presentato originariamente nel film FWWM, vive ancora nella zona di servizio delle roulotte e passa le sue giornate a Twin Peaks, seduto su una panchina. Nel momento in cui, lo stesso giorno degli eventi riguardanti Richard Horne, sta per salire sul pickup che lo porterà in città, viene fermato da un altro uomo residente nella zona che gli chiede un passaggio per Twin Peaks. Al di là dell’utilità relativa di questo personaggio, sono le parole che dice a riabilitarlo nell’ordine della trama; fa infatti riferimento a sua moglie Linda. Torna quindi a tenere banco il secondo enigma del gigante, che nominava esplicitamente i nomi di Richard (Horne) e appunto Linda. I due personaggi chiave della profezia sembrano essere stati individuati, non ci resta che aspettare e vedere come entrino nella trama principale legata a Cooper.
Una volta a Twin Peaks, Carl Rodd vede verificarsi un incidente stradale di una violenza immane: lo stesso Richard Horne, sotto l’effetto di stupefacenti, investe un bambino che attraversava la strada con la madre, prima di fuggire via. Carl Rodd assiste alla scena e sembra essere in grado di cogliere alcuni elementi metafisici, come l’anima del bambino che, sottoforma di fiammella si alza verso il cielo. Ciò potrebbe indicare un collegamento ancora attivo tra Carl e la dimensione della loggia, anche dopo gli eventi di FWWM. Altro dettaglio particolare, che potrebbe essere sfuggito ai più è il palo del sistema elettrico presente nei pressi dell’incrocio dell’incidente, che era già stato mostrato nel quarto episodio per pochi secondi, senza una reale giustificazione della cosa.
I numeri alla base del palo sono:

3 2 4 8 1 0
6

nel dubbio che possano significare qualcosa.
Il rimando ad una scena precedentemente mostrata, il coinvolgimento di Richard e di elementi metafisici della loggia lasciano pensare che l’incidente sia avvenuto grazie alla facilitazione di uno spirito, il quale starebbe tentando di far arrivare lo sviluppo delle azioni del personaggio di Richard Horne ad un epilogo ben preciso o ad un incontro specifico, magari proprio con Linda, magari attraverso Miriam, che vede il volto del ragazzo mentre fugge dalla scena dell’omicidio.


Morto un nano se ne fa un altro. Dopo l’allontanamento forzato del nano della loggia nera da questa terza stagione, torna in scena un altro nano, stavolta un killer che uccide senza pietà munendosi di un punteruolo. Uno dei suoi obiettivi è proprio Dougie Jones e dietro il commissionamento di questi omicidi potrebbe esserci ancora Bob, che, ormai ne siamo a conoscenza, in questi venticinque anni ha creato un vero e proprio esercito di collaboratori dediti alla delinquenza. L’incontro tra Coop e il nano con il punteruolo rotto è vicino.


L’episodio si chiude infine con una rivelazione fondamentale: Hawk riesce finalmente a decifrare il messaggio del ceppo e trova, nascoste in una porta del bagno del commissariato di Twin Peaks, delle pagine che sembrano essere le pagine strappate dal diario di Laura Palmer, altro meraviglioso rimando a FWWM, nel caso in cui la cosa fosse confermata. Questa scoperta, forse vero tassello mancante nella ricostruzione di Coop all’epoca delle indagini su Laura, potrebbe davvero dare un nuovo senso al manipolo di personaggi che ruota attorno al commissariato, a partire dallo stesso Hawk e dal nuovo, magnetico sceriffo Truman.


Ma il momento più alto della puntata, che ho volontariamente omesso nella ricostruzione temporale degli eventi, è la rivelazione dell’identità della donna che potrebbe aiutare Albert e Gordon nelle indagini sul nuovo Coop: non si tratta della donna ceppo, né tantomeno di Audrey Horne, ma di Diane, personaggio mitologico di cui, ancora oggi, dopo ventisette anni dall’esordio della serie, non eravamo sicuri della reale esistenza. La soluzione era semplice e la voce della coscienza di Cooper potrebbe davvero indirizzare le indagini verso una soluzione definitiva.



I tasselli s’incastrano, i rami continuano a toccarsi. L’opera della storia della televisione ridà un senso all’arte.

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